Giovani galleristi italiani vendono importante quadro fiammingo al Groeningemuseum di Bruges


La Galleria Caretto & Occhinegro di Torino, i cui titolari sono entrambi trentenni, vende al Groeningemuseum di Bruges (gli “Uffizi del Nord”) un importante ritratto fiammingo attribuito a Gillis Claeissens che costituisce una rilevante aggiunta al catalogo dell’artista.

Importante risultato per la Galleria Caretto & Occhinegro di Torino alla prestigiosa fiera TEFAF di Maastricht: la galleria, gestita da Massimiliano Caretto e Francesco Occhinegro, entrambi under 40, ha infatti annunciato l’acquisizione, da parte del Groeningemuseum di Bruges, del dipinto Ritratto di uomo in armatura, attribuito al pittore fiammingo Gillis Claeissens (Bruges, 1526, 1605). L’opera è stata ufficialmente presentata durante l’edizione online di Tefat 2021 e l’acquisizione si è perfezionata già duranti i primi giorni della rassegna.

Claeissens (Claeis, Claeys, Claesz o Claeissins) è un raro ed enigmatico pittore della scuola bruggense del secondo Cinquecento nacque a Bruges nel 1526. Era il secondo figlio di Pieter I Claeissens, pittore di storia e ritrattista, e nipote del pittore Alard Claeissens. Appartenente alla così detta “dinastia Claeissens”, Gillis ha goduto di una riscoperta critica solo in tempi molto recenti, in quanto le vicende attributive a lui legate hanno per lungo tempo sofferto della vicinanza stilistica con Pieter Porbous, cui la critica tradizionale ha per lungo tempo attribuito opere oggi chiaramente di altra mano. Infatti, grazie ad approfondite ricerche d’archivio, nonché a diversi eventi espositivi internazionali (tra cui l’importante mostra tenutasi proprio a Bruges nel 2018 e dedicata al tema), questo pittore ha iniziato a godere della giusta attenzione storico-artistica: emblematica è la vicenda legata alla coppia di ritratti conservati a Stoccolma con l’attribuzione ad “artista franco-fiammingo attivo intorno al 1560” e recentemente assegnati a Gillis Claeissens, grazie anche alla presenza del monogramma GC Fec.

Gillis Claeissens (attribuito), Ritratto di uomo in armatura (1560 circa; olio su tavola, 32,5 x 25 cm)
Gillis Claeissens (attribuito), Ritratto di uomo in armatura (1560 circa; olio su tavola, 32,5 x 25 cm)

Il ritratto acquisito dall’importante museo belga è una piccola tavola di 32 per 25 centimetri, in perfetto stato di conservazione e proveniente da un’importante collezione privata svizzera, che raffigura un gentiluomo in armatura bruna. In bilico tra le influenze stilistiche di Corneille de Lyon, la coeva ritrattistica inglese e l’indagine piscologica del personaggio introdotta a livello europeo dalla ritrattistica di Tiziano, l’opera è un’importante aggiunta all’esiguo catalogo del pittore, a cui il dipinto in oggetto contribuisce a fornire una significativa presenza presso un museo. Anche se non è stato attualmente possibile identificare il personaggio, è probabile che il giovane uomo fosse di una qual certa distinzione (e certamente di ampi mezzi economici) poiché l’armatura presenta una serie di caratteristiche estremamente costose: realizzata in acciaio verniciato di nero, giuntata in ottone e finemente lavorata per creare combinazioni di ornamenti floreali e motivi geometrici. Questa “cannellatura”, oltre ad essere decorativa, aveva anche una funzione di rinforzo e fu tipica delle armature del Landshut, famoso centro armaiolo bavarese, reso di moda da Filippo II di Spagna. Sulla sua scia, molta della nobiltà spagnola si affrettò a procurarsene un modello come affermazione della propria importanza, anche in base alle sempiterne leggi della moda, che all’epoca influenzavano non poco le scelte maschili, tanto che molte armature di alto livello possono considerarsi alla stregua di abiti di lusso e gioielli da uomo dell’epoca. Il legame con la Spagna potrebbe risultare anche coerente col contesto di Bruges, dal momento che il territorio era sotto il dominio spagnolo all’epoca. Di particolare fascino, è l’elmo in primo piano, con i suoi lucidi riflessi bianchi e paragonabile ad alcuni dei migliori esempi di reali armature conservatisi ancora oggi.

Se si confrontano i ritratti di Stoccolma con gli altri ritratti ora assegnati a Claeissens, si legge nella scheda dell’opera, “ne emergerà subito uno stile peculiare: opere in scala ridotta rispetto alla consuetudine, con una rappresentazione dei personaggi a più di mezzo busto, in uno stile solenne, a metà tra la sobrietà delle fattezze di Pieter Pourbus e l’ambizione che caratterizzava i lord inglesi dipinti dagli artisti fiamminghi attivi nelle corti europee, come Steven van der Meulen. La delicatezza dell’esecuzione, le mani con le dita allungate, delineate in bruno, la resa della carnagione calda eseguita in brevi pennellate che si abbinano alle curve del viso, le ombre sottili e trasparenti, lo sguardo vigile con gli occhi leggermente dilatati per non lasciare mai che lo spettatore si perda nella contemplazione di dettagli del costume: tutto ciò consente di comprendere appieno la figura di un ritrattista tutt’altro che secondario. E solo il formato notevolmente ridotto della presente opera (come di tutti i dipinti a lui attribuiti) evidenzia la differenza tra l’arte di questo artista e Frans Pourbus il Giovane, che arrivò alla corte degli Arciduchi a Bruxelles quando Gillis era ancora ivi operante”. La problematica della loro dimensione contenuta, unita al loro carattere sfaccettato, in bilico tra diversi canoni, “ha costituito un rebus di non facile risoluzione ed il già citato Corneille de Lyon, con il suo peculiare ed evocativo modo di immortalare la nobiltà francese, ha calamitato intorno a lui non poca della produzione bruggense di Gillis Claeissens, che pur senza ombra di dubbio mostra qualche debito formale e di gusto nei confronti del grande pittore del Delfino di Francia”. Il ritratto acquisito dal Groeningemuseum si può associare idealmente al ritratto di Enrico II di Francia realizzato nel 1536 da De Lyon, che costituisce un sicuro riferimento stilistico per la realizzazione dell’armatura concepita come elemento di immediato impatto visivo, per l’inclinazione del volto in contrasto con la posizione dell’orecchio e per quel generale tono di evocativa ufficialità che tanto fascino conferisce ai ritratti del XVI secolo. Tuttavia, l’intensità dello sguardo nel dipinto di Claeissens lascia intendere una realizzazione più tarda, cioè quando, agli scopi cancellereschi, sono andati ad assommarsi le indagini sull’intensità psicologica ed i relativi moti caratteriali del personaggio raffigurato, interessi, questi, che arrivano direttamente dalla ritrattistica italiana di Tiziano e del suo seguito.

“È con profonda felicità”, commentano Massimiliano Caretto e Francesco Occhinegro, “che possiamo annunciare ufficialmente la vendita di una nostra opera a quello che viene tradizionalmente considerato ’Gli Uffizi del Nord’, il Groeningemuseum di Bruges, il museo dell’arte fiamminga per eccellenza. Oggi, le acquisizioni museali sono rese molto caute dalla completezza delle collezioni pubbliche, alla ricerca di tasselli mancanti per la ricostruzione di una specifica scuola o di un autore in particolare. È il caso della ritrattistica a Bruges nel secondo Cinquecento, che un tenace lavoro di ’connoisseurship’, oggi più che mai richiesto anche a noi galleristi, sta gradualmente riscoprendo. Il fatto di aver collaborato con un’istituzione di tale importanza fino alla felice conclusione della trattativa, a maggior ragione da Italiani specialisti di Arte Fiamminga, ci conferma ancora una volta quale sia la strada da perseguire oggi nel campo degli Old Masters”.


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