Due tavole del Perugino tornano a Perugia: acquistate all'asta da Fondazione Perugia


Fondazione Perugia ha acquisito due tavole del Perugino, un Cristo coronato di spine e una Vergine, in asta da Dorotheum: costo dell’operazione 842.800 euro, record mondiale dell’artista. Le opere, databili tra il 1497 e il 1500, saranno esposte al Museo di Palazzo Baldeschi a partire da metà dicembre 2024.

Due opere del Perugino (Pietro Vannucci; Città della Pieve, 1445 circa – Fontignano, 1523) per lungo tempo conservate all’estero tornano nella sua terra natale. La Fondazione Perugia ha infatti annunciato l’acquisizione di due tavole, il Cristo coronato di spine (1497-1500) e la Vergine (1500), acquistate in un’asta tenutasi a Vienna presso Dorotheum. Le opere, che appartenevano a una collezione privata estera, arricchiranno la raccolta artistica del Museo di Palazzo Baldeschi, nel cuore di Perugia, dove saranno esposte a partire da metà dicembre 2024.

La coppia di dipinti è andata in asta lo scorso 22 ottobre. I due lavori sono stati venduti all’asta al telefono per la somma di 842.800 euro: si tratta del record mondiale per l’artista, a lungo festeggiato in Umbria nel 2023, anno del cinquecentenario della sua scomparsa.

Le due tavole
Le due tavole

Cosa pensano gli studiosi delle due tavole

Le tavole raffigurano rispettivamente il Cristo coronato di spine e la Vergine, rappresentati su uno sfondo nero bitume. Questa scelta stilistica, insolita per l’epoca, permette di esaltare la profondità espressiva dei volti, privando la scena di ogni elemento accessorio e concentrando l’attenzione sulla potenza emotiva delle figure. Il dipinto è stato studiato da esperti di pittura umbra del Rinascimento come Francesco Federico Mancini e Vittoria Garibaldi. I pannelli erano attaccati l’uno all’altro tramite cerniere a forma di conchiglia (ancora parzialmente presenti) e sono sostenuti da pelle goffrata, progettata per assomigliare alla copertina di un manoscritto o di un testo liturgico.

Garibaldi ha datato i pannelli attuali al periodo veneziano del Perugino durante gli anni Novanta del Quattrocento. Perugino è documentato a Venezia nel 1494 quando gli fu commissionata la decorazione della Sala del Gran Consiglio nel Palazzo Ducale, con una serie di ritratti e scene storiche, tuttavia quest’opera non fu mai completata. Nel 1495 fu forse coinvolto nella decorazione della Scuola di San Giovanni Evangelista. Secondo la studiosa, le due tavole possono essere paragonate alle opere realizzate da Perugino durante o subito dopo il suo periodo veneziano, come ad esempio la sua Pietà, ora al Clark Art Institute, Williamstown, Massachusetts (inv. n. 1955.947) e il Ritratto di giovane uomo agli Uffizi (inv. 1890, n. 1474). In questo periodo Perugino stava anche lavorando al Compianto sul Cristo morto conservato a Palazzo Pitti (inv. n. Palatina 164) e alla Pala dei Decemviri in Vaticano (inv. n. MV.40317.0.0).

Secondo Mancini, la rappresentazione di Cristo incoronato di spine nel presente dittico sembra essere correlata alle opere di Antonello da Messina, che ebbe un’influenza notevole nella produzione della pittura veneziana di fine Quattrocento. Mancini paragona il trattamento dei capelli nel Cristo acquistato dalla Fondazione Perugia al Cristo morto sorretto da un angelo di Antonello al Prado di Madrid (n. inv. P003092, vedi letteratura). La Vergine inoltre viene paragonata alla Maddalena del Perugino a Palazzo Pitti a Firenze (circa 1495, n. inv. Palatina 42) che mostra tratti del viso simili con occhi semichiusi, sopracciglia sottili e arcuate e guance rosate.

Stando al parere degli studiosi, la modellazione e i dettagli delle figure sono tipici del Perugino, in particolare l’abbigliamento, caratterizzato da scollature quadrate e creato dall’uso di colori, tra cui il rosso e il verde bottiglia.

Perugino, Cristo coronato di spine (1497-1500 circa; olio su tavola, 33,5 x 27,5 cm; Perugia, Fondazione Perugia)
Perugino, Cristo coronato di spine (1497-1500 circa; olio su tavola, 33,5 x 27,5 cm; Perugia, Fondazione Perugia)
Perugino, Vergine (1500 circa; olio su tavola, 33,5 x 27,5 cm; Perugia, Fondazione Perugia)
Perugino, Vergine (1500 circa; olio su tavola, 33,5 x 27,5 cm; Perugia, Fondazione Perugia)

Il periodo di grande creatività del Perugino

Queste opere segnerebbero uno dei periodi più felici e prolifici della carriera del Perugino. In quel momento, l’artista era attivo principalmente a Firenze, ma la sua produzione era già influenzata da vari viaggi e incontri con grandi maestri dell’epoca. Durante questo periodo, infatti, Pietro Vannucci aveva conosciuto la pittura fiamminga e subito l’influenza della luce di Leonardo da Vinci. Parallelamente, il contesto artistico di Venezia, città che l’artista frequentò più volte, lasciò tracce evidenti nella sua poetica.

L’assenza di paesaggi o architetture prospettiche nelle due tavole testimonia un Perugino più maturo, che sceglie di esplorare soluzioni artistiche nuove e audaci, in particolare l’uso del fondo nero, una novità assoluta per l’epoca. Questa scelta, adottata ampiamente da Vannucci in quel periodo, ha ispirato la recente mostra Nero Perugino Burri, organizzata nel 2023 proprio da Fondazione Perugia, a testimonianza dell’interesse contemporaneo per questa peculiare cifra stilistica dell’artista. Le due tavole sono state esposte proprio in occasione di quella mostra, tenutasi l’estate dello scorso anno.

Un’ipotesi di provenienza prestigiosa

Sebbene non vi siano certezze assolute sulla storia delle due tavole, è possibile che queste opere abbiano fatto parte della collezione privata di Cosimo Bordoni, illustre intellettuale fiorentino e medico personale del granduca Cosimo III de’ Medici. In un inventario risalente al 1703 vengono infatti menzionati “due quadri compagni del Perugino” raffiguranti “la Madonna e Giesù”. Se questa attribuzione fosse confermata, si tratterebbe di un ulteriore tassello di grande valore nella storia delle opere. Sono attestati poi passaggi collezionistici in Inghilterra (Northamptonshire) e in Svizzera. Tra il 2011 e il 2012, le tavole furono esposte per la prima volta al pubblico a Campione d’Italia (la mostra s’intitolava Perugino inedito a Campione d’Italia. Quattro tavolette e un dittico), dopodiché hanno figurato alla mostra sul Perugino al Musée Jacquemart-André di Parigi dal settembre 2014 al gennaio 2015. Terza e ultima esposizione è stata la già citata Nero Perugino Burri.

Le tavole presentano una decorazione raffinata anche sul retro, dove sono rivestite di pelle decorata con motivi eleganti e il monogramma cristologico. Questa caratteristica suggerisce che in origine le due opere fossero concepite come un dittico, probabilmente destinato alla devozione privata. Le due figure, il Cristo e la Vergine, erano dunque in origine collegate da cerniere, come le pagine di un libro, un oggetto prezioso per la contemplazione domestica.

Un’opportunità per il pubblico

A partire da metà dicembre 2024, i visitatori potranno ammirare queste due opere all’interno delle sale di Palazzo Baldeschi. Le tavole del Cristo coronato di spine e della Vergine si aggiungono così a un percorso espositivo che celebra il genio di Perugino e il ruolo centrale della città di Perugia nella storia dell’arte italiana. L’ingresso alla mostra sarà gratuito, con prenotazione obbligatoria.

Fondazione Perugia, attraverso questa acquisizione, vuole confermare il proprio impegno nella promozione della cultura e dell’arte, riaffermando il legame profondo tra il territorio umbro e i grandi maestri che ne hanno segnato la storia.


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