Importante scoperta a Genova dove riemerge, dopo secoli di oblio, una tela caravaggesca, attribuita a Matthias Stomer, noto anche come Matthias Stom (Amersfoort, 1600 circa – Sicilia, dopo il 1650), grande pittore olandese, influenzato dai seguaci di Caravaggio suoi conterranei (in particolare dai caravaggeschi di Utrecht), e poi trasferitosi in Italia, dove fu attivo soprattutto tra Napoli e la Sicilia, luoghi in cui si conservano alcuni dei suoi principali capolavori. L’opera è un’Adorazione dei pastori e la scoperta si deve allo storico dell’arte Giacomo Montanari che si è accorto della presenza dell’opera durante una sua visita alla sede degli archivi della Provincia dei Frati Minori Francescani di Genova.
La scoperta risale allo scorso agosto, ma ne è stata data notizia soltanto nel pomeriggio di ieri perché gli ultimi mesi sono serviti per i confronti tra gli studiosi e per la ricerca di eventuali documenti che potessero fornire informazioni aggiuntive su quest’opera, che si presenta piuttosto malconcia, con vistose abrasioni della pellicola pittorica e cadute di colore, che però non impediscono di apprezzare l’eccezionale qualità del dipinto, tanto da renderlo immediatamente riconoscibile come frutto della mano di Stomer: la tela genovese si può infatti accostare a opere ben note dell’artista olandese, come l’Adorazione del Museo di Capodimonte di Napoli, quella di Palazzo Madama a Torino e soprattutto l’Adorazione dei pastori di Monreale che pare essere quella con maggiori affinità con l’opera scoperta a Genova (la figura della Madonna, in particolare, è quasi totalmente sovrapponibile, e forti analogie si riscontrano anche nella figura di san Giuseppe, per non parlare degli elementi stilistici, come il modo d’illuminare le figure, i contrasti chiaroscurali e il modo di condurre i panneggi che rimandano senza troppi dubbi all’arte di Stomer). Proprio per le sue affinità con le opere degli anni Quaranta del Seicento, è possibile già sbilanciarsi sulla datazione e pensare che possa essere stato realizzato in quegli anni.
Montanari ha fatto sapere di aver trovato non soltanto consenso tra gli studiosi, ma anche qualche documento che potrebbe far luce sul dipinto. Potrebbe infatti trattarsi di una tela realizzata per il nobile siciliano Giuseppe Branciforte, conte di Mazzarino e principe di Butera, noto alle cronache del tempo per essere stato un attento collezionista, e che nella propria raccolta annoverava diverse opere di Stomer. La collezione Mazzarino-Butera venne poi dispersa nel corso del Settecento, e non siamo sicuri del fatto che l’opera scoperta a Genova gli appartenesse, ma in alcuni inventari in Sicilia e a Napoli sono state trovate tracce di un’opera di Stomer con lo stesso soggetto e dimensioni pressoché identiche rispetto a quelle della tela genovese, circostanza che può contribuire a confortare l’idea dell’autografia. In particolare, l’opera citata negli inventari che, detto esplicitamente, si pensa sia quella genovese, è documentata a Napoli fino al 1801, dopodiché se ne perdono le tracce.
“È uno di quei ritrovamenti casuali in un archivio”, ha dichiarato Giacomo Montanari ai microfoni del TG Rai Liguria. “Ero lì a cercare altre cose, poi questo quadro in un corridoio un po’ in ombra dava una grande luce, e mi è subito venuto in mente il nome di Matthias Stom, e abbiamo ovviamente cercato di trovargli un contesto, di capire come questo dipinto fosse arrivato a Genova. Questa è un’opera siciliana di Stom, del momento in cui dipinge le cose più importanti della sua carriera, e un momento in cui ha un grande contatto collezionistico con Genova. Oggi a Genova di quelle opere non ne è rimasta nessuna, e paradossalmente questa tela, fatta per la Sicilia e transitata a Napoli, ricollega questo artista molto amato qui con un passato collezionistico che noi abbiamo in larga parte perduto”.
Da oggi, il dipinto è esposto presso il Museo Diocesano di Genova, nel cuore del centro storico del capoluogo ligure. L’opera, come si potrà vedere anche dal vivo, necessita di un restauro che possa riscattarla dalle sue cattive condizioni: l’idea della direzione del museo è quella di lanciare una raccolta fondi che consenta di radunare la cifra necessaria per consentire l’intervento onde restituire all’opera la piena leggibilità e presentarla nuovamente, ma più “in forma”, per il Natale del prossimo anno. Inoltre, il prossimo passo saranno gli studi scientifici che potranno ricostruire il più possibile la storia di un dipinto che tuttavia, anche solo dalle prime informazioni condivise e rese pubbliche, può già esser considerato come una delle principali scoperte dell’anno, e non soltanto in Italia.