La Comunità Autonoma di Madrid ha pubblicato quest’oggi, nella sua gazzetta ufficiale, la risoluzione della Direzione Generale del Patrimonio della Comunità con la quale si dà avvio al procedimento di dichiarazione d’interesse culturale dell’Ecce Homo da molti attribuito a Caravaggio: si tratta dell’opera che stava per andare in asta presso la casa madrilena Ansorena lo scorso 8 aprile, con assegnazione alla cerchia di José de Ribera. L’avvio del procedimento segue la dichiarazione di non esportabilità del dipinto, assunta come misura cautelare.
Nella risoluzione è stato anche pubblicato l’allegato con le ragioni che hanno portato la Comunità Autonoma di Madrid ad assumere questo provvedimento: si tratta di un testo molto rilevante, dato che la Comunità offre un sunto della valutazione tecnica del Museo del Prado, che si è espresso a favore di una probabile attribuzione a Michelangelo Merisi. “Secondo l’informativa tecnica emessa dal Museo del Prado”, si legge nel bollettino, “la provenienza di questo dipinto potrebbe essere legata al collezionismo dei viceré di Napoli del XVII secolo. Esistono ragioni fondate e documentarie per considerare che si tratta probabilmente di un’opera originale di Michelangelo Merisi di Caravaggio (1571-1610), che nel XVII secolo si trovava nella collezione di don Juan de Lezcano, segretario della corte di Napoli, e che successivamente passò in quella del viceré, il conte di Castrillo, con il quale sarebbe arrivata a Madrid. Nell’inventario della collezione Lezcano il dipinto era registrato come ‘un ecçe homo con Pilato que lo muestra al pueblo, y un sayón que le viste de detrás la veste purpúrea‘, e in quello della collezione Castrillo come ‘un Heccehomo de zinco palmos con marco de evano con un soldado y Pilatos que le enseña al Pueblo es original de Micael Angel Caravacho’ (così come pubblicato da Antonio Vannugli nel 2009 e da Belén Bartolomé nel 1994)”.
Caravaggio (attr.), Ecce Homo (olio su tela, 111 x 86 cm) |
Pertanto, si legge ancora nel bollettino, “il dipinto citato nelle fonti non corrisponderebbe all’Ecce Homo attribuito a Caravaggio che si conserva attualmente al museo di Palazzo Bianco a Genova col numero d’inventario PB 1638, identificato inizialmente come l’opera citata nei testi di cui si è detto sopra, e a proposito della quale la storiografia recente ha dato vita a una controversia sia per quanto riguarda la sua autografia sia per quanto riguarda la sua provenienza. Oltre a queste circostanze, occorre sottolineare i chiari parallelismi cronologici e di linguaggio pittorico tra il dipinto oggetto di dichiarazione e l’esecuzione stilistica di opere certificate come originali di Caravaggio. Di conseguenza, si constatano alcune analogie formali chiarificatrici, nonostante il relativo stato di degrado del dipinto. Queste analogie si riscontrano, per esempio, tra la figura del Cristo protagonista dell’Ecce Homo e il David della Galleria Borghese di Roma. Malgrado la differenza d’età dei personaggi, la costruzione anatomica del torace e del collo, la lieve inclinazione della testa, lo sguardo rivolto verso il basso e le ombre sopra la metà sinistra del volto rendono manifesta una genesi che si deve allo stesso autore. La figura di Pilato presenta allo stesso modo importanti parallelismi con altre opere dell’autore per ciò che riguarda i modelli impiegati e il modo di descrivere la loro anatomia, come si rileva dal confronto con il frate della Madonna del Rosario del Kunsthistorisches Museum di Vienna”.
Tuttavia, secondo la Comunità Autonoma di Madrid, la conferma dell’autografia di Caravaggio richiederà ulteriori studi tecnico-specialistici, e i proprietari saranno dunque tenuti a mostrare l’opera agli studiosi come da normative in vigore. La Comunità fa sapere che in tutti i casi si tratta di un’opera di grande qualità: se verrà confermata l’autografia, “ai valori di qualità artistica e tecnica che già presenta, si aggiungerebbe l’autografia di un pittore italiano eccezionale, che rivoluzionò la pittura in senso realista e che ebbe un’influenza fondamentale su numerosi artisti del XVII secolo”. Al contrario, “nel caso in cui il bene oggetto di dichiarazione non venisse infine riconosciuto come opera di Caravaggio, gli specialisti della materia sono d’accordo sul fatto che il dipinto, di alta qualità, sia sicuramente di uno dei suoi più immediati seguaci”. Pertanto, “non esistono dubbi che la pittura costituisca una magnifica testimonianza del primo naturalismo italiano, una scuola che esercitò una grande influenza su tutta l’arte europea”.
Ecco dunque il perché della dichiarazione: “l’opera presenta valori storico-artistici di singolare importanza. Secondo le informative tecniche di cui si dispone oggi, l’opera costituisce una testimonianza di eccellenza e maestria pittorica del primo naturalismo italiano, che esercitò una grande influenza sulla scuola pittorica madrilena del XVII secolo. Aspetti come il ritratto psicologico dei personaggi, il realismo dei volti, la forza luministica che si concentra sul corpo di Gesù Cristo, il gioco dei primi piani dei tre personaggi e la comunicazione che si stabilisce con l’osservatore fanno di questo quadro un’opera di grande interesse artistico”. Il bollettino dà anche conto del fatto che al momento non è stato possibile eseguire un’ispezione diretta dell’opera: tuttavia, dalle immagini fotografiche che si hanno, l’opera appare sporca e relativamente deteriorata. “Gli interventi futuri”, si legge nel testo della risoluzione, “dovranno tendere a sanare questi aspetti e a recuperare i valori originali dell’opera”.