Incredibile asta a Genova: un Salvator Mundi stimato soli 2.000 euro è stato venduto a più di 200.000


Incredibile asta da Wannenes a Genova: un Salvator Mundi che partiva da una stima di appena 2.000 euro, è stato venduto a oltre 200.000 euro. Il dipinto, proposto come opera di un anonimo caravaggesco, è avvicinabile ai modi di José de Ribera.

Eccezionale risultato per un Salvator Mundi di scuola caravaggesca passato in asta da Wannenes a Genova lo scorso 15 aprile: l’opera, data genericamente a un “Pittore caravaggesco del XVII secolo”, un olio su tela di quasi un metro e mezzo d’altezza per circa un metro di larghezza, proposta con una stima di appena 2-3.000 euro e proveniente da una raccolta privata, ha fatto fermare il martello all’incredibile cifra di 190.120 euro, divenuti poi 237.650 con le commissioni d’asta del 25%. Una cifra degna, se non di un capolavoro, quanto meno di una buona opera di un artista caravaggesco di primo livello. Con questa cifra, l’anonimo Salvator Mundi è stato il top lot dell’asta, in una vendita che proponeva nomi come Bernardo Strozzi, lo Scarsellino, Alessandro Magnasco, Giovanni Battista Pittoni, Giovanni Paolo Pannini e altri nomi importanti dell’arte italiana antica.

Pittore caravaggesco del XVII secolo, Salvator Mundi (1615 circa; olio su tela, 132,5 x 98 cm)
Pittore caravaggesco del XVII secolo, Salvator Mundi (1615 circa; olio su tela, 132,5 x 98 cm)

Nella scheda del catalogo d’asta, per l’opera veniva proposta una datazione prudenziale al 1615 circa: l’autore è stato presentato come un artista che va pensato attivo a Roma, partecipe della corrente caravaggesca e di origini forestiere. “Sia pur attenuata dalla ieraticità imposta dall’iconografia”, si legge nella scheda, “l’immagine mostra un energico naturalismo e interessanti analogie con i modi di Giuseppe Ribera, percepibili in modo particolare dalla mano benedicente il cui impasto e stesura trova paragone con la produzione romana dell’artista spagnolo”. Il confronto è “con i protagonisti dell’Apostolato databile agli anni 1607-1609”, e “sorprende per l’analogia delle figure, il tenore espressivo dei volti e l’acerbità del ’concepimento’”. Sempre la scheda proponeva un confronto con il Cristo benedicente della chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Nivillac, evidenziando tuttavia “una differente interpretazione del volto sia pur quanto mai simile” e al contempo “suggerendo una possibile datazione che precede il cosiddetto ’Apostolato Cussida’”.

Non capita spesso che nelle mostre d’arte antica in Italia si assista a casi come questo, che emergano dei così vistosi sleeper, ovvero un termine con cui in gergo tecnico viene descritta un’opera che parte da una stima bassa e che gli acquirenti ritengono però abbia un valore sensibilmente più alto di quello che le è stato inizialmente attribuito dalla casa d’aste. Per quale ragione la battaglia attorno a un’opera che partiva da una stima così ridotta? Evidentemente chi ha lottato per accaparrarsi l’opera ha scommesso sull’autografia di José de Ribera, uno dei caravaggeschi meridionali più importanti. Per capire se si tratta davvero di un dipinto dello Spagnoletto serviranno adesso gli studi e i pareri degli esperti.


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