È di un giovanissimo Caravaggio l’angelo raffigurato nella Deposizione di Cristo di Simone Peterzano conservata presso la chiesa di San Giorgio a Bernate Ticino, in provincia di Milano? Potrebbe essere: l’ipotesi è del restauratore Carmelo Lo Sardo, che era intervenuto sull’opera nel 2012 e che ha organizzato, sabato 20 maggio nella sala della canonica agostiniana accanto alla chiesa di San Giorgio, un convegno per fare il punto su questa teoria. Non si tratta di un’ipotesi recente: già alcuni anni fa, infatti, Lo Sardo aveva avanzato questa proposta, che adesso per la prima volta viene discussa in un convegno dove sono stati radunati alcuni esperti di Caravaggio e Peterzano.
L’opera fu commissionata a Peterzano nel 1584 da don Desiderio Tirone, canonico della parrocchia di San Giorgio, e fu terminata nel 1585. Caravaggio cominciò il proprio apprendistato presso la bottega di Peterzano all’età di tredici anni, quindi potrebbe aver aiutato il maestro nella realizzazione dei quadri che uscivano dal suo atelier. E proprio per cercare di saperne di più sull’angelo della Deposizione è stata organizzata la giornata di studi dedicata alla questione dell’attribuzione al primo Merisi, condotta con la collaborazione del Comune di Bernate Ticino e della sindaca Mariapia Colombo, dell’associazione Calavas e, inoltre, con il contributo del Rotary Club di Magenta che ne aveva finanziato il restauro unitamente ai Rotary di Parigi, Berlino e Murcia.
Dopo i saluti istituzionali della sindaca Colombo e del parroco don Germano Tonion, la professoressa Marzia Bognetti, dell’associazione Calavas, ha dato il via ai lavori con un intervento sulla storia della Canonica e della chiesa di San Giorgio. Il professore emerito Gerard Maurice-Dugay dell’università Sorbona di Parigi e della Scuola del Louvre, collaboratore scientifico di sir Denis Mahon, di Federico Zeri e di Mina Gregori, ha inviato i suoi saluti e gli auguri di buon lavoro via video. È stata poi la volta dell’intervento di Carmelo Lo Sardo: “Nel corso del restauro, che è durata circa un anno, è emersa una peculiarità”, ha dichiarato il restauratore. “Nell’opera si legge il contributo di diverse maestranze. Non c’è solo la mano del Peterzano, che ha dipinto con certezza il Cristo morto e il ritratto di don Desiderio Tirone: l’angelo che sorregge pietosamente la figura del Cristo è stilisticamente differente dagli altri personaggi e ha le caratteristiche tipiche di una mano esordiente, ma geniale nella resa aggraziata del movimento e sensibile al colore. Costituisce il germe di un modello stilistico e cromatico che si perfezionerà nelle luminose opere giovanili del Merisi”.
Il professor Pierluigi Carofano, storico dell’arte, già docente dell’università di Siena, ideatore e curatore di diverse mostre su Caravaggio, ha proposto un intervento dal titolo Riflessioni sulla formazione del giovane Caravaggio. “Grazie a questo evento, per la prima volta viene valorizzata questa opera di Simone Peterzano, maestro di Caravaggio”, ha detto durante il suo intervento. “Opera in cui alcuni studiosi hanno voluto ravvisare la mano dello stesso Merisi. Peterzano è sicuramente un pittore da riscoprire e rivalutare, anche in funzione della formazione di Caravaggio, che resta ancora oggi misteriosa”.
A seguire la dottoressa Francesca Rossi, storica dell’arte, museologa, curatrice e conservatrice dei musei d’arte del Comune di Verona e poi responsabile del Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco di Milano, è intervenuta sul tema Il Fondo Peterzano: un archivio visibile. “Trattare Peterzano – ha raccontato – è per me un dovere morale. Parlo di archivio visibile perché è quello che ci consente di andare avanti con gli studi, di offrire opportunità agli studiosi e a tutti coloro che vogliano indagare. Da questo archivio è emersa tutta la forza del profilo di Peterzano che, indipendentemente dall’esser stato maestro di Caravaggio, assume un ruolo preponderante nella cultura artistica milanese. L’analisi degli anni di poco precedenti all’ingresso del giovane Merisi in bottega o coincidenti, è cruciale. Il tema della cronologia è fondamentale, ma soprattutto scivoloso e pieno di dubbi”.
Ha concluso la professoressa Paola Caretta, storica dell’arte, studiosa delle arti figurative di Cinquecento e Seicento che ha indagato, in particolare, i debiti formativi e figurativi di Caravaggio con l’ambiente veneto lombardo. La professoressa ha presentato l’intervento “Relazioni figurative: da Peterzano a Caravaggio”. “Caravaggio presenta una relazione molto forte con Peterzano, ma non è l’unico per cui mostra interesse”, ha precisato, “Ci sono una serie di disegni realizzati da artisti a lui precedenti indicativi di come anche il Merisi abbia assorbito un certo tipo di formazione che poi ha utilizzato a suo modo, gestendola liberamente e camuffando i riferimenti antichi con il realismo che tutti conosciamo”.
In conclusione, insomma, l’idea che Caravaggio abbia partecipato alla realizzazione dell’opera è plausibile, ma per acclararla occorrerà che il dibattito si estenda al resto della comunità scientifica, e quella degli studiosi di Caravaggio è piuttosto vasta. La giornata di studi ha però ribadito l’importanza di studiare anche la primissima fase della carriera di Michelangelo Merisi, quando era ancora poco più che un bambino, un tema molto meno esplorato rispetto ad altri argomenti sulla carriera del grande pittore.