L’incredibile scoperta, datata aprile 2023, della tomba etrusca nella necropoli dell’Osteria a Vulci ha avuto il suo positivo epilogo l’altro ieri, il 27 ottobre, quando c’è stata l’apertura del sepolcro ed è stato potuto constatare che l’interno era intatto, rimasto inviolato dopo circa 2.600 anni. La campagna di scavo di Fondazione Vulci è condotta dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale. Dopo l’apertura di una analoga tomba lo scorso aprile è arrivato il momento dell’apertura di questa, denominata “Tomba 58”, avvenuta alla presenza della sindaca di Montalto di Castro Emanuela Socciarelli, dell’Assessore alla Cultura della Regione Lazio Simona Baldassarre, della responsabile dell’area per la Soprintendenza Simona Carosi e di Carlo Casini, direttore della Fondazione Vulci e padrone di casa.
La città etrusca della maremma laziale al confine con la Toscana si conferma uno dei maggiori centri dell’Etruria con un ruolo di snodo per il commercio dal momento che il gruppo di archeologi che ha aperto l’antica tomba si è trovato davanti un vasto corredo di vasellame e anfore contenenti vino anche proveniente dalla Grecia, molto probabilmente dall’isola di Chio. Tutti gli oggetti, gli utensili e gli accessori ornamentali, coppe, bronzi, oggetti in ferro e ceramiche, sono stati ritrovati in perfette condizioni, compreso l’attovagliamento per il rituale dell’“ultimo pasto”, e compreso anche il calderone in bronzo, oggetti appartenenti a quella che doveva essere una famiglia di ceto elevato.
Nel dettaglio la tomba è molto grande, a doppia camera scavata nel tufo, e architettonicamente degna di nota. La necropoli dell’Osteria, all’ingresso del Parco archeologico e naturalistico di Vulci, nel comune di Montalto di Castro, continua dunque a restituire frammenti del nostro passato (qui ci sono anche la Tomba delle mani d’argento e la Tomba del pittore delle rondini). Le ricerche ora sono destinate a indagare a fondo i reperti che risultano inviolati da oltre due millenni, potendo dare notevoli informazioni scientifiche e storiche sulla vita a Vulci in quel tempo e della sua aristocrazia nel momento di massimo splendore della citttà.
Come riporta Carlo Casi sul Messaggero, nella seconda camera, detta B, la presenza di “due anfore da trasporto della Grecia dell’est, ceramiche ioniche, corinze ed etrusco-corinzie, oltre a buccheri e impasti locali. Da rilevare la presenza di un tripod-bowl e oggetti in ferro”. Dettagli non da poco. Le anfore sono una testimonianza preziosissima perché documentano ora “l’importanza del commercio del vino”. “Pensare che le due anfore della camera B provengono con tutta probabilità dall’isola greca di Chio e sono arrivate a Vulci per portare il vino fin da lì; invece nella A spiccano ben 4 anfore etrusche da trasporto per il vino locale”.
Molto importante anche l’assetto architettonico che “Appare caratterizzata da un setto risparmiato nella roccia che crea un arco di passaggio tra il dromos, ossia il corridoio breve con degli scalini, e il vestibolo, da cui si accedeva alle due camere, quella frontale e quella di sinistra: manca quella, consueta, di destra, evidentemente perché lo spazio era già stato occupato da altre tombe”.
Simona Carosi, archeologa responsabile del Parco Archeologico e Naturalistico, sottolinea come questo ritrovamento “ci restituisce in modo insolito il vero e proprio banchetto funebre, così come lo avevano deposto gli etruschi secoli e secoli fa”.
L’ingresso era occluso da lastre di tufo che sono state estratte una per una poco alla volta, proporzionalmente all’emozione che aumentava davanti ad archeologi e agli altri presenti. “La Maremma laziale e l’Etruria meridionale”, commenta l’assessore regionale, “sono un territorio ricchissimo di arte e cultura a forte vocazione turistica che la regione intende valorizzare sempre di più anche attraverso il finanziamento dei lavori di scavo, consapevoli che si tratti di aree che possono e devono attirare sempre più un turismo di qualità”.
L'autore di questo articolo: Andrea Laratta
Giornalista. Amante della politica (militante), si interessa dei fenomeni generati dal turismo, dell’arte e della poesia. “Tutta la vita è teatro”.