Secondo l’archeologo britannico Mike Parker Pearson, specialista in materia di preistoria dello University College di Londra, il cerchio di pietre di Stonehenge non si trovava in origine nella piana di Salisbury, nello Wiltshire, dove oggi possiamo ammirarlo. Anzi: non si trovava neppure in Inghilterra, ma in Galles, 280 km a ovest rispetto a dove si trovano adesso. Uno studio pubblicato giusto ieri sulla rivista Antiquity dell’Università di Cambridge, con Parker Pearson come primo firmatario, annuncia infatti la scoperta delle tracce di un sito di dimensioni pressoché identiche a quelle di Stonehenge nel sito di Waun Mawn, che si trova nella zona delle Preseli Hills, quella da cui provengono le pietre più piccole usate per costruire Stonehenge, le cosiddette bluestones. Già negli anni Venti si era capita la provenienza delle bluestones, mentre per quelle più grandi, dette sarsen, la conferma è arrivata solo lo scorso anno: queste ultime proverrebbero dall’area di Marlborough Downs, a circa trenta chilometri da Stonehenge).
Secondo l’articolo, gli antichi britannici avrebbero costruito un monumento pressoché identico a quello che possiamo osservare oggi proprio in Galles, e lo avrebbero poi “spostato” nell’Inghilterra sud-occidentale. In effetti c’erano già delle teorie secondo le quali le bluestones di Stonehenge erano già state utilizzate prima di essere portate nell’attuale sito. La scoperta di Parker Pearson sembra adesso confermarlo: il sito originario, risalente all’incirca al 3.000 a.C. (sono state condotte analisi al carbonio 14 e alla luminescenza stimolata termicamente su alcuni dei materiali trovati nello scavo per conoscere una possibile datazione), si trovava infatti a circa cinque chilometri di distanza dalle cave da cui provengono le bluestones, aveva lo stesso diametro del cerchio di Stonehenge, ed era orientato nello stesso modo. Per formulare questa teoria sono stati studiati i materiali trovati nei due siti, sono state compiute indagini sulle zolle del terreno lasciate dalle pietre asportate, nonché sugli strumenti rinvenuti nel sito di Waun Mawn (un raschietto di selce, un’ulteriore frammento di selce e un disco di arenaria lavorato).
La scoperta di Parker Pearson parte da lontano: nel 2015, infatti, nelle cave di Carn Goedog e Craig Rhos-y-felin, nel Galles, l’archeologo e il suo team avevano trovato delle rientranze nelle pareti rocciose che combaciavano con la forma e la dimensione delle bluestones di Stonehenge, e già allora si era ipotizzato che il cerchio di pietre fosse stato originariamente innalzato in Galles. Ulteriori esami (erano state condotte delle datazioni su alcuni gusci di noce e sui resti di antichi falò, le tracce lasciati dagli antichi cavatori, per capire se l’origine dello scavo fosse compatibile con la datazione di Stonehenge, e si era scoperto che le bluestones erano state cavate circa quattrocento anni prima della costruzione di Stonehenge) hanno portato nuove conferme. La scoperta delle tracce del cerchio adesso sembra avvalorare ulteriormente questa teoria. Le bluestones hanno dunque percorso quasi 300 chilometri, lungo il percorso su cui è stata in età moderna costruita l’autostrada A40 che collega Londra al Galles. Non sono grandi come i sarsen cavati vicino a Stonehenge, ma sono comunque oggetti del peso di un’automobile, non facili da trasportare per un popolo preistorico.
C’è dunque del vero nell’antica leggenda, riportata da Goffredo di Monmouth, storico e scrittore vissuto nell’Inghilterra del XII secolo, secondo cui Stonehenge si deve a mago Merlino che avrebbe condotto con sé degli uomini in Irlanda per prendere possesso di un magico cerchio di pietre denominato “the Giants’ Dance” (la danza dei Giganti) e ricostruirlo in Inghilterra. La storia vera è magari meno magica, ma di sicuro è comunque molto affascinante, anche perché parla dell’incontro tra diverse culture, che trovarono un terren comune nella piana di Salisbury.
“In conclusione”, si legge infatti nello studio, “sembra che Stonehenge sia stata costruita, in parte o per intero, da migranti neolitici provenienti dal Galles, che hanno portato con sé i loro monumenti come manifestazione fisica della loro identità antica, così da ricrearne uno simile nella piana di Salisbury. La prima fase della costruzione di Stonehenge inoltre potrebbe essere servita per unire i popoli della Gran Bretagna meridionale. Le bluestones sono state portate nella terra dei sarsen e installate come un axis mundi sacro, dove il cielo e la terra erano al centro di una visione di armonia cosmica, e dove popoli di differenti culture e origini potrebbero essersi riuniti per costruire un monumento collettivo e celebrarlo”.
Stonehenge costruito da “migranti del Galles”: scoperto un sito identico a quello inglese |