In Spagna, alcuni ricercatori dell’Università di Siviglia e dell’Instituto Andaluz del Patrimonio Histórico (IAPH) hanno scoperto la possibile ubicazione del mitico tempio di Ercole Gaditano (o di Melqart, nome fenicio di Ercole), ritenuto uno dei più importanti centri religiosi dell’antichità, citato nei documenti antichi, ma le cui tracce erano state cercate per anni senza successo. L’ipotesi dell’ubicazione è stata formulata in prima battuta da un dottorando dell’Università di Siviglia, Ricardo Belizón, che nella sua ricerca è stato supportato da colleghi dei due istituti sopra menzionati: le tracce del tempio sarebbero state rinvenute nel canale Sancti Petri, zona che si trova nei pressi della baia di Cadice. La possibile ubicazione è stata trovata con analisi dei rilievi del territorio attraverso un apposito software.
Le origini del tempio di Ercole Gaditano risalgono all’epoca dell’insediamento fenicio nella baia di Cadice: l’antico popolo avrebbe costruito un tempio in onore di Melqart, l’Ercole dei romani (l’informazione viene riportata nella Geografia di Strabone, opera scritta tra il 14 e il 23 d.C.: il santuario, che sarebbe stato visitato da personaggi importanti come Annibale e Giulio Cesare, doveva essere un insieme di edifici a cui si accedeva attraverso una porta con ai lati due grandi colonne. La facciata recava rilievi con le raffigurazioni delle dodici fatiche di Ercole e all’interno si trovava una fiamma che non si spegneva mai. Il tempio continuò a essere frequentato sino al IV secolo, e sarebbe stato distrutto durante gli attacchi dei visigoti.
Se la scoperta dell’Università di Siviglia dovesse essere confermata, il santuario di Ercole Gaditano si troverebbe proprio nell’area in cui in passato sono stati rinvenuti molti oggetti riconducibili al culto di Ercole, come la statuetta dell’Ercole Gaditano oggi al Museo di Cadice. Le tracce sono state trovate con un programma in cui sono stati inseriti i dati dell’erosione della costa e di eventi catastrofici, come le inondazioni. Grazie al software sono state così scoperte anomalie del terreno che, ha spiegato Belizón al quotidiano El País, “rivelano una costa totalmente antropizzata, dov’era presente un grande edificio (il tempio), con barriere frangiflutti, ormeggi e un porto interno”. I ricercatori dell’Università di Siviglia hanno poi confrontato le tracce rilevate con il software con le descrizioni antiche del tempio e hanno scoperto che c’era corrispondenza tra ritrovamenti e testi: il tempio era una grande costruzione rettangolare di 300 metri per 150, della stessa estensione dell’isola su cui sorgeva.
L’indagine di Belizón e colleghi va avanti da due anni, ma adesso sarà necessario molto lavoro sul campo per verificare l’esattezza delle tracce rilevate: le prime “uscite” hanno fatto emergere resti di conci e materiale ceramico, quindi sembra che la strada presa sia buona. Al momento però, spiegano dall’Università di Siviglia, la scoperta è ancora allo stato di ipotesi, sebbene ben suffragata. Prossimamente verrà anche pubblicato uno studio in sede scientifica.
Nella foto: statuetta di Ercole Gaditano conservata al Museo di Cadice.
Spagna, l'Università di Siviglia scopre la possibile ubicazione del tempio di Ercole Gaditano |