Continua a stupire la Sicilia di trimillenaria storia: a Segesta è stata fatta una scoperta “eccezionale”, per usare le stesse parole degli scopritori, ovvero i lastroni dell’antica strada che fu utilizzata fino al Medioevo e che potrebbero permetterci di identificare dunque la via lastricata che tagliava la città. A darne l’annuncio è l’assessorato ai beni culturali e dell’identità siciliana della Regione Sicilia.
Il Parco archeologico che oggi annovera il famoso tempio in stile dorico e un teatro di età ellenistica, in parte scavato nella roccia della collina, tra i meglio conservati di tutta la Sicilia, adesso potrebbe arricchirsi di quella che fu l’agorà. All’assessorato regionale sono infatti convinti che la strada “prosegua ben oltre e potrebbe condurre ad un’agorà. Attorno e sopra, si è accumulato terriccio, facilmente asportabile”. Questa scoperta, si legge in una nota, “permetterà di riscrivere l’ampiezza dell’abitato di età ellenistica, ma già nell’orbita romana, in attività sino all’epoca medievale, come denunciano importanti (e bellissimi) frammenti di ceramica. Ma gli archeologi sperano in altro: si intuisce che la strada”.
Sul posto stanno lavorando, a supporto di tecnici ed esperti, anche i giovani richiedenti asilo del centro Casa Belvedere di Marsala, che ha stretto un accordo di archeologia solidale con il Parco di Segesta e l’Università di Ginevra, che sta conducendo lo scavo che ha portato alla scoperta.
È di appena due anni fa l’altra grande scoperta fatta nel cantiere dopo che era aperto da quasi trent’anni (1992): un’importante pavimentazione (unica nel suo genere) con antico gioco illusorio a tessere romboidali a tre colori, “sectilia” marmorei (bianco, celeste e verde scuro) che raffigurano una sequenza concatenata di cubi dall’effetto tridimensionale. Una visione che ricorda moltissimo i Mondi impossibili creati a fine Ottocento da Escher. Ma anche due mensole in pietra a forma di prua e una scritta di benvenuto: sono stati questi ritrovamenti a far finora ipotizzare agli archeologi che questa fosse l’abitazione del navarca Eraclio, ricchissimo armatore citato da Cicerone nelle Verrine. La casa doveva essere una sorta di sito di avvistamento – come dimostra una torre medievale che insiste sull’atrio a peristilio della dimora – visto che da quassù lo sguardo arriva fino all’odierna Castellammare.
Ma è un’ipotesi di cui gli archeologi, su tutti la direttrice dello scavo Alessia Mistretta ed Emanuele Canzonieri, non sono convinti. Della Casa del Navarca non si accontentano, perché il loro intento non è soltanto portare alla luce altri ambienti di questo complesso monumentale, ma soprattutto comprenderne la funzione. Il ritrovamento delle prue, infatti, secondo gli studiosi indica la probabile funzione soltanto di uno degli ambienti, che doveva essere molto grande e con pavimenti musivi di grande pregio: come ipotesi di lavoro sono, invece, orientati verso un archivio in cui venivano conservati documenti, rotte, mappe sul porto che Segesta possedeva, presieduto da un quaestor navalis di cui si conosce l’identità. Ma lo scavo va avanti, e si attende di vedere a cosa porterà.
L’obiettivo a lungo raggio entra nelle pieghe più profonde del Parco e mira a disegnare a Segesta un nuovo itinerario di visita sui simboli del sacro (che è insieme luoghi, rituali, religioni, tradizioni, architetture), a partire dalla moschea, dall’imponente tempio dorico e dalla piccola chiesa di San Leone, interessante sito stratificato di civiltà precedenti. San Leone nasce nel 1442 su una preesistente chiesa normanna-sveva di fine XII secolo che a sua volta sorge su un edificio di età ellenistica (tra il II e il I secolo a.C.) i cui mosaici – riportati alla vista in questi giorni dopo pesanti interventi di disboscamento – furono poi riutilizzati come pavimento delle due chiese posteriori.
La direzione del Parco archeologico di Segesta informa, infine, che già dal prossimo 25 aprile saranno possibili,con il supporto del concessionario dei servizi aggiuntivi, CoopCulture, anche visite guidate a cantiere aperto.
Importante scoperta a Segesta: trovati i lastroni dell'antica via che tagliava la città |
L'autore di questo articolo: Andrea Laratta
Giornalista. Amante della politica (militante), si interessa dei fenomeni generati dal turismo, dell’arte e della poesia. “Tutta la vita è teatro”.