Un antico relitto risalente al VI-V secolo a.C. è stato scoperto nelle acque di Santa Maria del Focallo, nel territorio di Ispica, provincia di Ragusa. Il ritrovamento, frutto di una campagna di scavi subacquei organizzata dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana in collaborazione con il dipartimento di Studi umanistici e del Patrimonio culturale dell’Università di Udine, riguarda resti di un’imbarcazione che giacevano sepolti sotto uno strato di sabbia e massi a sei metri di profondità.
Il relitto, che testimonia le tecniche di costruzione navale dell’epoca, è stato realizzato con il metodo “su guscio”. Questa tecnica prevedeva l’uso di tavole del fasciame collegate con incastri a tenoni e mortase, garantendo alla struttura una funzione autoportante. Una caratteristica che ne fa un prezioso esempio di ingegneria navale antica, offrendo nuovi spunti per comprendere il modo in cui i naviganti del passato affrontavano il mare.
Non lontano dai resti dell’imbarcazione sono stati ritrovati due nuclei di ancore. Due di queste, in ferro, appartengono al tipo a “T” rovesciata, e sono databili al VII secolo d.C., un periodo ben successivo rispetto al relitto principale. Le altre quattro, in pietra, risalgono probabilmente a un’epoca ancora più antica, quella preistorica. Questo complesso stratificarsi di reperti suggerisce che l’area sia stata frequentata e utilizzata come punto di approdo o di navigazione per secoli.
La campagna di scavi, durata tre settimane e conclusasi a settembre, ha coinvolto diversi partner e istituzioni, tra cui il Nucleo sommozzatori della Guardia Costiera di Messina e la Capitaneria di porto di Pozzallo. Questi hanno fornito supporto tecnico e logistico, rendendo possibile un lavoro altamente specializzato in condizioni subacquee.
Grazie all’uso della fotogrammetria subacquea, gli archeologi hanno potuto creare un modello tridimensionale dettagliato del relitto, uno strumento indispensabile per documentare e analizzare la struttura in modo preciso. Contestualmente, sono stati prelevati campioni che verranno sottoposti a analisi paleobotaniche per approfondire lo studio dei materiali impiegati nella costruzione della nave e, più in generale, del contesto ambientale in cui operava.
La scoperta si inserisce nell’ambito del “Kaukana Project”, un’iniziativa avviata nel 2017 per esplorare e valorizzare il patrimonio sommerso lungo il litorale siciliano compreso tra Ispica, Kaukana e Kamarina. Giunto alla sua quinta campagna di scavi, il progetto adotta un approccio integrato che unisce ricerca archeologica, tecnologie avanzate e una rete di collaborazioni con prestigiosi enti di ricerca sia italiani sia internazionali.
Uno degli obiettivi principali del “Kaukana Project” è la ricostruzione del paesaggio costiero e sommerso, cercando di restituire una visione complessiva delle interazioni tra l’uomo e l’ambiente marino nel corso dei secoli. La scoperta del relitto di Santa Maria del Focallo arricchisce le conoscenze sul tema.
La valorizzazione del patrimonio culturale sommerso è uno dei capisaldi della strategia adottata dalla Soprintendenza del Mare. Scoperte come quella di Ispicasvelano capitoli poco noti della storia siciliana e pongono anche l’accento sull’importanza della tutela di un’eredità che rischia di essere compromessa dai cambiamenti climatici, dall’erosione costiera e dalle attività umane.
“Questa scoperta”, commenta l’assessore ai Beni culturali e identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato, “rappresenta un contributo straordinario per la conoscenza della storia marittima della Sicilia e del Mediterraneo ed evidenzia ancora una volta il ruolo centrale dell’Isola nei traffici e negli scambi culturali dell’antichità. Il relitto, databile a un periodo cruciale per la transizione tra Grecia arcaica e classica, è un prezioso tassello del patrimonio culturale sommerso siciliano”.