Il Golfo di Napoli continua a stupire. Dopo il sorprendente ritrovamento di gennaio con la scoperta del mosaico di Portus Julius, i fondali del Parco Sommerso di Baia continuano a regalare pezzi pregiati: è infatti di questi giorni il ritrovamento di un altro bellissimo mosaico dalle forme geometriche e dai colori particolari. A darne notizia è direttamente il Parco Archeologico Campi Flegrei attraverso i propri profili social dove spiegano che nel corso di “una ordinaria ricognizione di controllo nelle Terme del Lacus” sono emerse “tessere lì dove di solito era solo sabbia. Una nuova stanza, un nuovo mosaico, con un psichedelico intreccio di linee geometriche, rese con tessere colorate”, scrivono con il giusto entusiasmo. “Ma non solo!”, continuano. “Una particolarissima immagine, al centro del tondo principale: che cos’è? Ancora non lo sappiamo... ci aspetta un lungo, bellissimo lavoro, dopo questa Pasquetta”. Le immagini della scoperta sono del fotografo sub naturalista Edoardo Ruspantini.
Il parco sommerso di Baia è un’area marina protetta localizzata sulle coste della città metropolitana di Napoli a nord del Golfo di Napoli. Baia è definita “la Pompei sommersa”, poiché ha una struttura simile a quella della città romana e si trovano resti conservati ancora molto bene. È una realtà archeologica di eccezionale valore che il fenomeno dell’abbassamento della costa a causa del bradisismo ha fatto sprofondare quella che era una località di villeggiatura così come era, tutta d’un pezzo. Al di sotto di un sottile strato di sabbia si possono così scoprire mosaici, statue e suppellettili, colonne e muri, tracce di affreschi, sculture, tracciati stradali, a 5 metri sotto il livello del mare. Quello che il mare ha coperto è una larga fascia di costa antica che bisogna immaginare in continuità con le strutture a terra che costituiscono il Parco Archeologico delle Terme e che si affacciava su una baia ben più ristretta di quella attuale, anticamente Baianus lacus, cui si accedeva da un canale artificiale. Tra i principali edifici sommersi visibili vi è il ninfeo di età claudia, posto a -7 m sul fondali marini antistanti Punta Epitaffio, mentre, a est del ninfeo vi è una villa attribuita alla famiglia dei Pisoni per i boli impressi su una conduttura idrica di piombo.
“Nella piccola porzione di pavimento al momento scoperta”, spiega il Parco sul ritrovamento del mosaico dai colori azzurri, “si intravedono più geometrie che si incrociano e forse il bordo della composizione. Lo schema generale della composizione come per il momento lo abbiamo ipotizzato guardando ad altri esempi, soprattutto in Tunisia. Si tratta di una serie di cerchi tangenti, separati da trecce che si incrociano, che generano esagoni dai lati concavi. Ma possibili sorprese si potranno avere nel corso dello scavo”.
Secondo le ipotesi, la costruzione attorno al mosaico potrebbe far parte dell’opera fatta realizzare da Agrippa nel primo secolo avanti Cristo per bloccare le incursioni piratesche di Sesto Pompeo. Fra gli ambienti di maggiore pregio, che oggi si trovano inabissati, vi è il ninfeo di Punta Epitaffio, triclinium con funzione di sala per banchetti risalente all’epoca dell’imperatore Claudio, le cui statue sono state trasferite all’interno del Museo archeologico dei Campi Flegrei dove l’ambiente è stato ricostruito.
Scoperto a Baia un nuovo mosaico sommerso, con intreccio di linee azzurre |
L'autore di questo articolo: Andrea Laratta
Giornalista. Amante della politica (militante), si interessa dei fenomeni generati dal turismo, dell’arte e della poesia. “Tutta la vita è teatro”.