Luxor continua a stupire. La recente campagna di scavo attorno al tempio di Ramesseum ha portato alla luce nuove, sorprendenti testimonianze dell’intensa vita religiosa, economica e amministrativa dell’antico Egitto. A condurre gli scavi è stata una missione archeologica congiunta franco-egiziana, composta dal Settore Conservazione e Registrazione del Consiglio Supremo delle Antichità, dal Centro Nazionale di Ricerca Francese e dall’Università della Sorbona. L’area interessata si trova sulla riva occidentale del Nilo, dove si erge il celebre tempio funerario dedicato al faraone Ramses II (1303-1213 a.C. circa), noto anche come il “Tempio di milioni di anni”.
Tra le scoperte più rilevanti, l’identificazione della “Casa della Vita”, una scuola scientifica annessa ai grandi templi dell’antico Egitto. Gli scavi all’interno del tempio hanno rivelato la struttura architettonica dell’istituzione e una collezione di reperti legati all’educazione, come disegni e giochi scolastici. Si tratta della prima prova tangibile dell’esistenza di una scuola all’interno del Ramesseum, testimoniando il ruolo centrale del tempio anche nell’istruzione.
Le scoperte non si limitano all’ambito educativo. Sul lato orientale del tempio è emerso un nuovo gruppo di edifici che si presume fossero adibiti a uffici amministrativi. Le indagini proseguono per chiarire la funzione specifica di queste strutture, ma la loro disposizione suggerisce una gestione centralizzata delle attività religiose ed economiche del complesso.
Ancora più eloquenti sono i risultati ottenuti sul lato settentrionale, dove sono stati rinvenuti magazzini destinati alla conservazione di olio d’oliva, miele e grassi, insieme a cantine per il vino. Numerose etichette di giare rinvenute sul posto testimoniano un’intensa attività di stoccaggio e distribuzione di beni alimentari. Nell’area sono stati individuati anche laboratori per la tessitura, la lavorazione della pietra, cucine e panetterie, che completano il quadro di un insediamento pienamente operativo. La presenza di queste strutture rafforza l’ipotesi che il Ramesseum fosse un vero e proprio centro nevralgico per la vita sociale ed economica della regione.
Nella regione nord-orientale del sito è emerso un vasto complesso funerario risalente al Terzo Periodo Intermedio. Le tombe contenevano camere funerarie, pozzi, vasi canopi in ottimo stato di conservazione, utensili, bare ad incastro, 401 statuette ushabti in ceramica e una collezione di ossa umane. Questi elementi arricchiscono la conoscenza delle pratiche funerarie e dell’organizzazione sociale del tempo.
In un’area adiacente, sul lato nord-occidentale del tempio, è stata riscoperta la tomba di Sahhotep Ib Ra, già individuata nel 1896 dall’archeologo inglese James Quibell e risalente al Medio Regno. Sulle pareti interne sono rappresentate scene del funerale del defunto che confermano il valore storico e rituale del monumento.
Le scoperte recenti offrono nuove chiavi di lettura anche sull’evoluzione storica del Ramesseum. Mohamed Ismail, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, ha spiegato che studi scientifici hanno dimostrato come il sito fosse già occupato prima della costruzione del tempio da parte di Ramses II. In epoche successive, dopo essere stato saccheggiato, fu trasformato in un cimitero per sacerdoti, e poi riutilizzato come base operativa dai lavoratori delle cave nel periodo tolemaico e romano.
Il tempio di Ramesseum non era quindi solo un luogo di culto. Il suo ruolo includeva funzioni amministrative, economiche e politiche. Secondo quanto dichiarato da Ismail, il sito era un punto di redistribuzione dei beni prodotti o immagazzinati nei magazzini e nei laboratori interni, beni che venivano poi destinati alla popolazione, compresi gli artigiani di Deir el-Medina. Oltre agli scavi, la missione ha completato importanti interventi di restauro. L’intero lato meridionale del tempio, dalla sala ipostila fino al Sancta Sanctorum, è stato restaurato. Particolare attenzione è stata dedicata alla statua di Tuya, madre di Ramses II, i cui frammenti sono stati ricollocati nella posizione originale a sud della statua del re. Anche le parti superstiti della statua di Ramses II sono state restaurate, in particolare le gambe, riposizionate sulla base ricostruita. È stato inoltre condotto uno studio sulle condizioni generali della statua.
Christian Leblanc, capo della missione francese, ha illustrato gli interventi condotti sul palazzo reale adiacente al primo cortile del tempio. Le indagini hanno permesso di identificare l’impianto originale del palazzo, che comprendeva una sala per ricevimenti e una sala del trono dove Ramses II riceveva i dignitari. Oggi rimangono solo alcune basi di colonne, ma la ricostruzione architettonica è resa possibile grazie ai muri in mattoni di fango che costituivano la struttura originaria.
Tra le scoperte effettuate figura una parte dell’architrave in granito della seconda porta del pilone, su cui è raffigurato Ramses II come divinità al cospetto di Amon-Ra. Nei pressi, sono emersi i resti di una cornice decorata da un fregio raffigurante scimmie, probabilmente parte di un racconto mitologico. La missione ha anche rimosso i detriti lungo i viali processionali del tempio, portando alla luce resti del Terzo Periodo Intermedio. Si è scoperto che una delle strade era ornata da statue di Anubi raffigurato sdraiato su piccoli santuari. Molti di questi frammenti sono stati raccolti e restaurati, restituendo un’immagine più completa della sacralità del luogo. La missione franco-egiziana lavora al tempio di Ramesseum dal 1991, con una continuità rara nel panorama archeologico internazionale. In 34 anni di attività sono stati effettuati scavi, studi e restauri sistematici che hanno trasformato la comprensione del sito, restituendo alla storia un tempio vivo, dinamico, capace di rivelare ancora oggi nuovi aspetti della civiltà egizia.