Scoperta in Italia la più antica testimonianza dell'uso del rosso cinabro


Importante scoperta archeologica nel Lazio: sulle rive del lago di Bracciano è stata infatti rinvenuta la più antica traccia nota di utilizzo del cinabro, importante pigmento naturale. La traccia risale al VI millennio a.C.

Un gruppo di ricerca italo-spagnolo ha portato alla luce un’importante scoperta archeologica che rivoluziona le conoscenze sull’uso dei pigmenti minerali nel Neolitico europeo. Gli scienziati dell’Università di Pisa, dell’ICCOM del CNR di Pisa e del Consejo Superior de Investigaciones Científicas (CSIC) di Barcellona hanno infatti individuato tracce di cinabro, datate all’inizio del VI millennio a.C., nel sito archeologico de La Marmotta, situato sulle rive del Lago di Bracciano nel Lazio.

Il sito di La Marmotta è noto per la straordinaria conservazione di materiali organici e manufatti che offrono una finestra unica sulla vita quotidiana delle popolazioni neolitiche. Utilizzando tecniche avanzate di analisi chimica e mineralogica, i ricercatori hanno identificato la presenza di cinabro in vari manufatti, suggerendo un suo utilizzo come pigmento.

Questa scoperta indica che le popolazioni neolitiche italiane avevano sviluppato tecniche avanzate per l’estrazione e l’utilizzo del cinabro, ben prima di quanto si pensasse. Il cinabro, noto per il suo colore rosso brillante, veniva probabilmente estratto da depositi situati a notevoli distanze da La Marmotta, evidenziando l’esistenza di una rete di scambi e commerci ben sviluppata. Materie prime, idee e tradizioni venivano condivise tra le diverse aree della penisola, sottolineando la complessità delle società neolitiche.

Il ritrovamento impone una revisione delle conoscenze attuali riguardanti la diffusione e l’uso dei pigmenti minerali nel Neolitico europeo: questo risultato non solo arricchisce la comprensione delle tecnologie e delle pratiche artistiche delle antiche comunità, ma offre anche nuove prospettive sullo sviluppo culturale e sulle interazioni tra le diverse popolazioni dell’epoca. I dettagli della scoperta sono stati discussi nell’articolo New evidence reveals the earliest use of cinnabar in the western Mediterranean: The Neolithic settlement of La Marmotta (Lazio, Italy) pubblicato sulla rivista Quaternary Science Reviews.

“La scoperta dell’uso del cinabro in questo contesto è particolarmente significativa perché il cinabro è un minerale tossico che richiede una gestione e un trattamento particolari”, spiega la dottoressa Cristiana Petrinelli Pannocchia del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa. “Questo implica, infatti, un certo grado di conoscenza e competenza tecnica da parte delle popolazioni che lo utilizzavano. Oltre a ciò, l’uso del cinabro a La Marmotta riflette un significativo aspetto culturale e simbolico delle società neolitiche. Il pigmento rosso, ottenuto dal cinabro, è infatti spesso associato a pratiche rituali e cerimoniali, inclusi i riti funerari e le decorazioni corporee. Questo uso simbolico del cinabro potrebbe indicare una complessa struttura sociale e spirituale tra le popolazioni neolitiche della regione. La datazione che siamo riusciti a stabilire attraverso i reperti del sito de La Marmotta ci permette di arretrare l’uso del cinabro in Italia all’inizio del VI millennio a.C., ridefinendo così la cronologia dell’uso di questo pigmento nel Mediterraneo occidentale. Oltre ad offrirci importanti spunti sulla complessità delle società preistoriche in termini di tecnologia, commercio e cultura”.

Scoperta in Italia la più antica testimonianza dell'uso del rosso cinabro
Scoperta in Italia la più antica testimonianza dell'uso del rosso cinabro


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