Torna l’acqua alle Terme di Caracalla. Dopo 1.800 anni dalla sua costruzione, il complesso torna ad accogliere il suo elemento centrale e fondante grazie a un intervento di vasta portata sia architettonica che sociale e culturale, il cui primo tassello è lo Specchio d’acqua. Il progetto della Soprintendenza Speciale di Roma, diretta da Daniela Porro, nasce da un’idea di Mirella Serlorenzi, che, giunta alla direzione delle Terme di Caracalla, ha promosso un progetto di ampio rinnovamento del complesso, dando rilevanza all’elemento termale. Lo Specchio, installazione architettonica che vuole fornire la suggestione dello spazio in antico, è stato ideato e progettato dall’architetto Hannes Peer e realizzato in collaborazione con l’architetto Paolo Bornello.
L’area dove sorgono le Terme di Caracalla è sempre stata caratterizzata dalla presenza dell’acqua: già prima della sua urbanizzazione era una valle piuttosto selvaggia ricca di torrenti, ancora oggi presenti nel sottosuolo. Una volta completato all’inizio del III secolo dopo Cristo, il complesso termale presentava nei giardini fontane e ninfei, ma soprattutto al suo interno le grandi vasche di acqua calda, tiepida, fredda e una gigantesca piscina, la Natatio, nonché diversi ambienti per la sauna, che favorivano la presenza di vapore acqueo. Il progetto, una linea architettonica di ampie dimensioni (42 x 32 metri) con acqua a sfioro su tre lati, è radicale e contemporaneo ma si armonizza allo stesso tempo con l’antico complesso delle Terme. La forma semplice e rettangolare suggerisce volutamente la forma della Natatio: il materiale di rivestimento della vasca di colore nero (Liner) si presenta moderno ma mantiene come intento principale quello di incorniciare, specchiare e replicare il monumento per renderlo protagonista assoluto, mettendo in rilievo le sue maestose vestigia. Forma e colore dello Specchio sono determinati principalmente dalla sua funzionalità, una novità anche per quel che riguarda le modalità d’accesso: i visitatori, promette la Soprintendenza, saranno al centro della loro esperienza, interagendo con le Terme di Caracalla, invece di goderne solo come visitatori. Lo Specchio d’acqua, che si erge dal terreno solo per 10 centimetri, ha infatti una funzione che l’istituto definisce “multivalente”: è una sorta di teatro dell’acqua e sull’acqua, munito di un palcoscenico destinato a una serie di attività performative e culturali, in una simbiosi tra arte e funzionalità. Il palco, di colore nero, come il resto della vasca e con una minima differenza di altezza (circa 5 centimetri) rispetto allo Specchio d’acqua, grazie alle sue dimensioni importanti, consente la possibilità di presentare spettacoli teatrali, di danza o di musica classica, ma anche conferenze, incontri e lectio magistralis. Sul fondale dello Specchio, 20 getti d’acqua completamente immersi, accompagnati da altrettanti riflettori, permettono di eseguire vari giochi e movimenti d’acqua e di luce. Il palco è perimetrato su tre lati con un Led lineare a luce calda, e, solo nel lato lungo, con un impianto di atomizzazione dell’acqua in grado di produrre una nube proiettata verso il centro della vasca, restituendo la suggestione del vapore degli ambienti riscaldati.
L’inaugurazione dello Specchio d’acqua come luogo di spettacolo sarà la prima romana della coreografia curata da Ater Balleto di Rhapsody in blue, nel centenario della creazione di questa partitura di George Gershwin.
Il progetto sviluppa la volontà della Soprintendenza Speciale di Roma di restaurare e valorizzare il complesso monumentale e i giardini delle Terme di Caracalla: una “rivoluzione”, dice la Soprintendenza, che inizia con lo Specchio d’acqua e che andrà avanti con interventi innovativi su tutta l’estensione del sito archeologico per rendere l’impianto severiano all’avanguardia nella fruizione culturale della Capitale.
“Con questo spettacolare Specchio la Soprintendenza desidera innescare un processo di rinnovamento e di apertura alla città in uno dei siti archeologici più importanti della Capitale”, afferma Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma. “Un intervento di architettura contemporanea che si armonizza con quella antica, per consolidare il ruolo delle Terme di Caracalla come un centro promotore di cultura e arte. Il ritorno dell’acqua non è solo una meraviglia fine a sé stessa, gioia per gli occhi e per lo spirito, ma vuole essere simbolo concreto di riconnessione con l’antico”.
“La realizzazione dello specchio d’acqua”, spiega Mirella Serlorenzi, direttrice delle Terme di Caracalla, “è il primo elemento di un progetto integrale finalizzato a restituire la percezione di questi luoghi come erano nell’antichità. L’acqua, un elemento assente da oltre mille anni, torna in maniera determinante ma rispettosa delle rovine: in un gioco di specchi la natatio esce dal corpo dei bagni e si pone assialmente nei giardini, duplicando l’imponente calidarium. Un segno contemporaneo, come contemporanea è la nostra comprensione delle rovine, che crea una sorta di metaverso concettuale e riattiva attraverso i giochi d’acqua e le nebulizzazioni il ricordo della antica funzione delle Terme di Caracalla”.
“Nel cuore delle antiche Terme di Caracalla, lo Specchio d’acqua offre ai visitatori un’esperienza coinvolgente e immersiva”, sottolinea Hannes Peer, architetto e progettista, “su una superficie di oltre mille metri quadrati, rispettando l’imponenza del complesso termale. Integrato architettonicamente con il monumento antico, lo Specchio incarna i concetti filosofici sia della presenza, con l’acqua stessa (Dasein), sia l’assenza materica, tramite il riflesso (Nichtdasein), riverberando le idee di Martin Heidegger. Un invito alla contemplazione e anche una cornice dinamica per iniziative culturali, che segna il primo passo di una nuova fase volta a preservare l’eredità archeologica, proiettando lo sguardo verso il futuro”.
Nei prossimi anni le Terme di Caracalla diventeranno un sito archeologico riprogettato in chiave contemporanea: una “Rivoluzione all’insegna delle migliori pratiche di conservazione, restauro e valorizzazione che renderà l’impianto termale severiano all’avanguardia nella fruizione culturale della Capitale”, fa sapere la Soprintendenza. Il master plan realizzato con la supervisione di Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma, curato da Mirella Serlorenzi, direttore del monumento, in collaborazione con l’architetto Hannes Peer, Maurizio Pinotti direttore tecnico Terme di Caracalla, l’architetto Paolo Bornello, l’architetto Andrea Grandi e il paesaggista Giuseppe Provasi, si avvarrà dei finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), dei fondi della Soprintendenza Speciale di Roma e del Ministero della Cultura. La “Rivoluzione Caracalla”, come la chiama la Soprintendenza, sarà articolata su un lungo periodo di diversi anni, seguirà cinque linee guida e un principio inderogabile: la percezione, la comprensione, la fruizione del monumento come era in antico attraverso un gioco di presenza - assenza di cui lo Specchio d’acqua rappresenta il primo passo.
Le Terme di Caracalla persero la loro funzione termale intorno al V secolo: il ritorno dell’acqua, assente dal sito da circa 1500 anni, è la prima linea guida e giocherà un ruolo importante nella futura fruizione dell’impianto termale imperiale di Roma meglio conservato nella sua struttura originale, grazie alla realizzazione di fontane e giochi d’acqua capaci di esaltare le simmetrie e le corrispondenze della antica architettura monumentale.
La seconda linea di intervento sarà quella della connessione con la città: gli ingressi al monumento saranno rielaborati creando un rapporto più stretto tra il sito archeologico e il tessuto urbano. Anticamente le Terme si affacciavano direttamente sulla grande strada che dall’attuale Porta San Sebastiano portava al Circo Massimo e al Palatino, con un fronte di Tabernæ alternato a scalinate che salivano all’impianto.
Il nuovo progetto riproporrà filologicamente l’antico ingresso alle Terme attraverso il portico centrale dove troverà posto la biglietteria, circondata da due aree verdi: un parco meditativo e uno attivo e dinamico. Proprio le piante saranno al centro della terza linea guida attraverso l’evocazione degli spazi perduti grazie al verde. In antico i parchi connessi alle strutture pubbliche imperiali erano luoghi dell’otium e del benessere aperti ad attività sociali, incontri, letture. In questa chiave è stata concepita la ridefinizione del giardino delle Terme di Caracalla come un grande spazio aperto, articolato in aree tematiche. Inoltre, sarà il verde effimero a suggerire al visitatore quelle architetture antiche oggi incomplete. Tutte le piante saranno scelte anche in base alla loro resistenza e al ridotto bisogno di acqua e manutenzione. Sarà anche realizzato un Horto botanico totalmente ecosostenibile, che proporrà una fioritura legata al susseguirsi delle stagioni e un’esperienza olfattiva e visiva sempre nuova, grazie all’alternarsi dei vari fiori. La quarta area di azione sarà quella dedicata alla creazione di un nuovo centro servizi: l’ingresso alle Terme sarà organizzato come una vera accoglienza ai visitatori. Oltre alla biglietteria, aree di orientamento, di riposo, accesso ai parchi tematici, spazi per bambini, biblioteca, punto ristoro. Le imponenti architetture delle Terme di Caracalla saranno al centro della quinta e fondamentale linea di intervento: una complessa e approfondita opera di manutenzione e restauro di tutte le strutture murarie. Oltre alla conservazione delle antiche murature, questi interventi saranno mirati ad ampliare il percorso di visita, articolarlo tematicamente, e ad aggiungere nuovi spazi coperti per attività culturali, espositive, didattiche e sociali. I diversi progetti scanditi sull’immensa estensione del sito hanno anche altri due obiettivi: la completa accessibilità e l’ecosostenibilità sia per i materiali usati sia per il loro funzionamento e manutenzione. La relazione innovativa con il visitatore e la trasformazione del rapporto con la città, il verde come elemento qualificante, il restauro e l’ampliamento dei percorsi di visita, gli spazi coperti per attività culturali, l’architettura contemporanea al servizio dell’antico, il ritorno dell’acqua, l’ecosostenibilità, la creazione di un luogo che invita a fermarsi a lungo, a ritornare: la Rivoluzione Caracalla vuole dare a Roma un modo diverso di concepire, fruire, valorizzare i luoghi della cultura.
Lo schema planimetrico del complesso è quello delle “grandi terme imperiali”: non solo edificio per il bagno ma anche luogo per il passeggio, lo studio, lo sport e la cura del corpo. Il blocco centrale, quello destinato propriamente alle terme, è disposto su un unico asse lungo il quale si aprono in sequenza caldarium, tepidarium, frigidarium e natatio (quest’ultima dalle dimensioni di una piscina olimpionica); ai lati, disposti simmetricamente e raddoppiati, le due palestre e gli spogliatoi. Erano invece collocate nel recinto che circonda l’area centrale le cisterne e le due biblioteche simmetriche, a sud, due grandi esedre racchiudenti ambienti caldi e di ritrovo, a ovest e a est, gli accessi principali e le tabernae inserite nello spazio perimetrale, a nord. I sotterranei erano il fulcro della vita del complesso, il luogo in cui lavoravano centinaia di schiavi e di operai specializzati a far funzionare l’ingegnosa macchina tecnologica delle terme. Conservati per circa due chilometri, i sotterranei erano un dedalo di grandi gallerie carrozzabili (6 metri di altezza per 6 di larghezza all’incirca), dove si trovavano tutti i depositi di legname, un mulino, il mitreo, l’impianto di riscaldamento (i forni e le caldaie) ma anche quello idrico, una fitta rete di piccoli cunicoli che serviva per la posa delle tubazioni in piombo e per la gestione dell’adduzione e della distribuzione dell’acqua. Le gallerie più grandi, quelle del riscaldamento, correvano sotto quasi tutto l’edificio ed erano illuminate da lucernai, che permettevano anche la circolazione d’aria per impedire che il legname lì conservato marcisse. Le loro grandi dimensioni erano legate alla necessità che vi transitassero i carri carichi di legna trainati da cavalli.
La storia delle terme di Caracalla ha inizio nel 216 d.C., quando il complesso viene inaugurato da Marco Aurelio Antonino Bassiano detto Caracalla, figlio di Settimio Severo: servirono 9.000 operai al giorno affinché il lavoro venisse completato, in un arco di tempo di cinque anni. Nel 235 d.C. furono probabilmente ultimate: Eliogabalo e Severo Alessandro, infatti, completarono le Terme con porticati e alcune decorazioni, dopodiché Costantino modificò il caldarium con l’inserimento di un’abside. Lo attesta un’iscrizione tuttora conservata nei sotterranei. Si trattava di un complesso che aveva una superficie di 337 x 328 metri circa, che si estendeva su cinque livelli, due piani in alzato e tre sotterranei. Le terme erano alimentate da una derivazione – fatta costruire da Caracalla nel 212 d.C. – dell’acqua Marcia, arricchita dalla captazione di nuove sorgenti, e che prese il nome di acqua Nova Antoniniana. Il complesso aveva 18 cisterne fornivano tutte le utenze dell’edificio, vasche e fontane, 50 forni che consumavano 10 tonnellate al giorno di legname per il riscaldamento e la cottura del pane, 252 colonne (questo almeno il numero stimato), di cui 16 alte più di 12 metri, 156 nicchie per statue, e accoglieva, sempre secondo le stime, circa 6.000-8.000 frequentatori al giorno.
A partire dal 537 d.C., ovvero dopo l’assedio di Vitige, re dei Goti, le Terme furono abbandonate per il taglio degli acquedotti. Già dal XII secolo risulta che le Terme divennero cava di materiali per la decorazione di chiese e palazzi. In seguito, sotto papa Paolo III Farnese, nel 1545-1547, avvenne la spoliazione delle sculture che finirono a decorare il suo nuovo palazzo. Un esempio per tutti è il Toro Farnese, oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Nel tempo l’area fu sicuramente adibita a vigne e orti.
Nel 1824 cominciarono gli scavi sistematici che continuarono per tutto il secolo, fino ai primi del Novecento quando, indagato il corpo centrale, si passò all’esplorazione del corpo perimetrale e di parte dei sotterranei. Risale invece al 1993 l’ultima stagione lirica estiva all’interno del caldarium, dopo un’occupazione risalente al 1938 (nel 2001 riprende la stagione estiva dell’Opera, con un palcoscenico rimovibile). È del 1996 l’ultimo ritrovamento di statuaria: si tratta di una statua acefala di Artemide.
Dal 2012, le Terme di Caracalla si sono aperte all’arte contemporanea: quell’anno Michelangelo Pistoletto eseguì e donò alla Soprintendenza il Terzo paradiso con reperti delle Terme stesse, e nel 2016 Pistoletto realizzò La mela reintegrata, in marmo di Carrara, collocata in esposizione permanente al centro dell’antico posto di guardia per il custode-controllore del traffico di carri, legname e uomini impegnati a mandare avanti la complessa macchina delle Terme. Nel 2017 si tenne la prima mostra di arte contemporanea: il 19 ottobre vemne inaugurata Molti, una mostra di Antonio Biasiucci curata da Ludovico Pratesi nei sotterranei della Terme. Il 24 dicembre dello stesso anno iniziarono le visite guidate con visore: le Terme di Caracalla diventano così il primo grande sito archeologico coperto nel suo intero percorso con la realtà immersiva in 3D. Ancora, il 13 giugno 2018 si inaugura Mauro Staccioli. Sensibile ambientale, la prima grande retrospettiva sullo scultore toscano scomparso il 1° gennaio 2018, mentre il 23 ottobre apre Omnia Flumina Romam Ducunt, mostra di architetture sonore di Alvin Curran. Risale al 2019 il restauro di un nuovo settore dei sotterranei, inaugurato il 18 giugno con la mostra di Fabrizio Plessi Il segreto del tempo. Il 7 giugno 2022 si inaugura l’intervento Idee di pietra. Giuseppe Penone a Caracalla, mentre il 23 giugno tornano visitabili dopo oltre 20 anni le pitture di una lussuosa domus di età adrianea, parzialmente distrutta per dare spazio al terrazzamento delle terme. Il 26 giugno 2023 si tiene l’inaugurazione della mostra fotografica Letizia Battaglia Senza fine, e il 24 novembre quella della mostra Calvino, sfida al labirinto.