Il restauro del Capitolium di Carsulae: un recupero tra archeologia e innovazione


Un intervento di restauro che ha restituito nuova vita al Capitolium di Carsulae, preservando la memoria storica e valorizzando il patrimonio archeologico grazie al supporto dell’Art Bonus.

Tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023, si è concluso il restauro dell’edificio noto come Capitolium, ubicato a ovest dell’area del foro di Carsulae del Parco Archeologico di Carsulae, sulla Via Flaminia nel territorio di confine tra Terni e San Gemini. Gli interventi hanno riguardato principalmente le murature del lato sud, completando il restauro anche dei lati est e ovest. Il progetto, realizzato dopo anni di scavi e rilievi archeologici, è stato possibile grazie a un finanziamento di 29.500 euro erogato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni attraverso il meccanismo dell’Art Bonus. Lo stesso strumento fiscale ha inoltre consentito di completare altri due interventi nell’area urbana di Carsulae: il recupero della Domus dei Mosaici e il restauro di alcuni ambienti sul lato settentrionale del foro. A condurre le operazioni di scavo e restauro è stata l’Associazione A.S.T.R.A. Onlus, operante in regime di concessione ministeriale, con la direzione scientifica degli archeologi Luca Donnini e Massimiliano Gasperini. Il consolidamento delle murature è stato invece affidato alla restauratrice Martina Fagioli, che ha lavorato con la collaborazione di Angelica Catozzi, esperta in diagnostica dei beni culturali. In realtà l’attuale conoscenza di Carsulae deve molto al lavoro dell’archeologo Umberto Ciotti, che tra il 1951 e il 1972 ha condotto scavi sistematici, portando alla luce solo una piccola parte della città di Carsulae. Ciononostante, le ricerche storiche testimoniano come già nel XVI secolo si siano svolti scavi non ufficiali, finalizzati al recupero di materiali destinati alla decorazione di Palazzo Cesi di Acquasparta.

“A 10 anni dall’emanazione della legge”, dichiarava Carolina Botti direttrice di ALES – Arte Lavoro e Servizi S.p.A. e referente Art Bonus per il Ministero della Cultura, “l’Art Bonus è sempre più riconosciuto come una norma strategica per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale italiano attraverso la gestione pubblico-privata del patrimonio. Tra i vari ambiti di applicazione anche il patrimonio archeologico di appartenenza pubblica, in molto casi gestito da privati in qualità di concessionari, categoria che sta assumendo un ruolo molto importante nell’applicazione della misura fiscale. Come è il caso dell’Associazione per lo Studio del Territorio, la Ricerca e l’Archeologia di Terni, che attraverso donazioni Art Bonus sta realizzando nell’area archeologica di Carsulae importanti interventi di restauro su beni di proprietà dello Stato”.

A condurre le operazioni di scavo e restauro è stata l’Associazione A.S.T.R.A. Onlus, in qualità di concessionario di un bene pubblico affidatole dalla Direzione Regionale Musei Umbria, con la direzione scientifica degli archeologi Luca Donnini e Massimiliano Gasperini e in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria.

Il tempio principale alla fine della campagna di scavi visto da drone
Il tempio principale alla fine della campagna di scavi visto da drone
Il tempio principale durante i lavori di restauro
Il tempio principale durante i lavori di restauro

Il quadro geomorfologico e le fasi di costruzione

Come si sviluppa l’area di Carsulae? L’intero spazio è caratterizzato dalla presenza di rocce calcaree e fenomeni di carsismo, con doline e accumuli di materiali detritici. Tutti questi elementi hanno condizionato la costruzione del foro e la disposizione degli edifici pubblici. Le ricerche geofisiche, condotte da istituzioni come l’Università di Camerino e l’Istituto Nazionale di Geofisica, hanno in seguito permesso di mappare il sottosuolo individuando zone di alta resistenza compatibili con la presenza di strutture murarie antiche.

Il vero ingombro della piazza si estende su un asse est-ovest, con una lunghezza di circa 67 metri e lati corti variabili tra 30 e 40 metri. Lo spazio è delimitato da edifici pubblici, tra cui templi, ambienti absidati e spazi amministrativi. L’evoluzione architettonica del foro segue poi un processo di monumentalizzazione avviato in epoca repubblicana e proseguito sotto i Giulio-Claudii. Gli interventi successivi, tra cui modifiche agli edifici absidati, sembrano invece risalire alla seconda metà del I secolo d.C.

Problemi legati alla vegetazione, biodeterioramento e lacune strutturali del Capitolium

Prima del restauro le strutture del Capitolium di Carsulae, esposte agli agenti atmosferici e alla vegetazione infestante, si trovavano in condizioni di degrado avanzato. Il sito, situato in un’area rurale senza protezioni dagli agenti esterni, mostrava infatti problematiche comuni ai resti archeologici all’aperto. Tra queste vi era la presenza di malerbe, arbusti e radici che avevano compromesso la stabilità delle murature e delle pavimentazioni. Le radici, penetrando nelle fessure delle murature, esercitavano infatti una pressione meccanica che favoriva il distacco dei blocchi lapidei e la frammentazione degli intonaci. Oltre a ciò, la colonizzazione da parte di muschi, licheni e alghe ha contribuito alla disgregazione dei materiali. La mancanza di manutenzione ordinaria ha favorito poi l’accumulo di terriccio e materiale organico, che oltre a deturpare esteticamente il sito, ha accelerato il degrado chimico delle superfici.

Un altro aspetto di degrado riguardano le murature, che mostravano il distacco di numerosi blocchi lapidei, specialmente nei filari superiori, a causa della perdita della malta originaria. Anche le pavimentazioni presentavano distacchi e fratture, con superfici frammentate e instabili. Il Capitolium era inoltre interessato da significative lacune, sia nelle murature che nei pavimenti. Particolarmente critico era il crollo nell’angolo sud-est della muratura perimetrale, probabilmente dovuto a un cedimento accidentale. A seguito di tutto ciò sono state individuate manomissioni antropiche, come una buca circolare scavata in un punto strategico della struttura.

Tecniche costruttive del Capitolium e le modifiche nel tempo

Durante il restauro, l’analisi delle strutture ha permesso di approfondire le tecniche costruttive utilizzate nell’edificio e di identificare interventi successivi alla sua costruzione come le murature (le analisi stratigrafiche hanno rivelato che alcune murature presentavano malte differenti che hanno suggeirto fasi costruttive diverse. La muratura angolare M1, ad esempio, era stata realizzata con una malta biancastra, diversa da quella rosata delle altre strutture, indicando un’aggiunta posteriore) o le pavimentazioni: il Capitolium era originariamente pavimentato con battuto cementizio decorato con crustae marmoree policrome. La pulitura ha permesso di identificare chiaramente la stratigrafia costruttiva, composta da uno strato di pietre sbozzate (statumen), uno strato di pietre più piccole (rudus), un livello di preparazione (nucleus) e infine lo strato di finitura (pavimentum).

Inoltre, sono state scoperte buche di palo scavate nelle pavimentazioni, probabilmente utilizzate per sostenere strutture lignee temporanee, probabilmente connesse alla trasformazione del Capitolium in fornace per la produzione di calce. C’è stata anche una scoperta: nel corso del restauro è stato messo in luce un ambiente ipoteticamente utilizzato come cisterna, rivestito da intonaci in coccio pesto e dotato di un canale idrico sotterraneo.

Quanto resta di un forno realizzato all’interno del tempio dopo l’abbandono e certamente funzionale alle attività della vicina calcara.
Quanto resta di un forno realizzato all’interno del tempio dopo l’abbandono e certamente funzionale alle attività della vicina calcara.
Calcara realizzata all’interno del tempio dopo l’abbandono ed utilizzata per la cottura dei marmi e dei materiali di reimpiego
Calcara realizzata all’interno del tempio dopo l’abbandono ed utilizzata per la cottura dei marmi e dei materiali di reimpiego
Panoramica da drone dell’area forense di Carsulae e delle nuove aree di scavo
Panoramica da drone dell’area forense di Carsulae e delle nuove aree di scavo
Immagine da drone del tempio principale in corso di scavo
Immagine da drone del tempio principale in corso di scavo

Gli interventi di restauro del Capitolium

Il restauro è stato articolato in più fasi con l’obiettivo di garantirne la conservazione a lungo termine senza alterarne la natura archeologica. La prima fase del restauro ha previsto la rimozione della vegetazione infestante e dei depositi superficiali. È stata infatti applicata una soluzione biocida per eliminare muschi, licheni e alghe dalle superfici. Le piante infestanti più robuste sono state trattate con acido pelargonico e glifosato, per garantirne la completa devitalizzazione prima della rimozione meccanica. I detriti e la terra accumulati sulle strutture sono stati rimossi manualmente, preservando gli elementi lapidei originali.

Dopo la pulitura, sono stati eseguiti interventi di consolidamento delle murature e delle pavimentazioni. Le malte degradate sono state consolidate con un trattamento a base di Ledan TA 1, una malta idraulica specifica per strutture archeologiche. Le pavimentazioni sono state stabilizzate tramite iniezioni di malta consolidante, per evitare il distacco di crustae e ghiaia mentre gli intonaci della cisterna sono stati consolidati con iniezioni mirate di malta per prevenirne l’ulteriore disgregazione. Le fasi finali del restauro hanno riguardato il ripristino delle murature e la protezione delle superfici esposte: il crollo nell’angolo sud-est è stato ricostruito utilizzando le pietre originali recuperate, integrate con materiali compatibili, le fughe tra i blocchi lapidei sono state riempite con malte formulate appositamente per rispettare le tonalità e la composizione originali, mentre sulle sommità delle murature è stato applicato uno strato di malta idraulica con inclusi di ghiaia e coccio pesto, per proteggerle dall’erosione. Le lacune nelle pavimentazioni sono state invece riempite con una malta a sottolivello e le buche di palo sono state lasciate visibili, riempite con ghiaia per dichiarare l’intervento archeologico.

La Domus dei Mosaici, esempio di residenza a Carsulae

Tra il 2017 e il 2020, gli scavi hanno portato alla luce un’ampia domus di epoca augustea, situata lungo il margine meridionale della piazza del foro di Carsulae. Ribattezzata Domus dei Mosaici, la residenza rappresenta il primo e finora unico esempio di architettura abitativa individuato a Carsulae, poiché le ricerche precedenti si erano concentrate esclusivamente su spazi pubblici e monumentali. Le sue dimensioni imponenti (supera i 1000 mq), la posizione strategica accanto al foro, la ricchezza delle decorazioni musive e la presenza di vasti ambienti destinati alla rappresentanza suggeriscono che, oltre a essere una dimora privata, l’edificio avesse in passato anche un ruolo pubblico di prestigio.

Durante la prima metà del III secolo d.C., l’edificio subì parziali demolizioni, mentre alcune sue sezioni continuarono a essere utilizzate fino all’abbandono della città, tra la fine del IV e l’inizio del V secolo. Sebbene le strutture verticali siano quasi del tutto scomparse, della Domus dei Mosaici restano conservate numerose pavimentazioni decorate con raffinati mosaici geometrici in bianco e nero. Tali decorazioni sono ancora visibili in diversi ambienti, tra cui l’atrio, l’ala destra, il triclinio, la grande sala per banchetti (oecus), il corridoio destro, il portico del peristilio e, con ogni probabilità, un secondo atrio.

Il lavoro svolto in collaborazione con l’Associazione A.S.T.R.A. Onlus, insieme al supporto dell’Art Bonus, ha permesso quindi di restituire al pubblico una visione più completa di come si presentava l’area di Carsulae, dal Capitolium alle strutture residenziali come la Domus. Il sito, ora valorizzato, continua a raccontare le vicende di una città che conserva con fierezza tracce del suo passato, a testimonianza della vitalità culturale e sociale che un tempo caratterizzava Carsulae. Oggi, l’area archeologica è accessibile al pubblico dal martedì alla domenica, con orari di apertura dalle 9.30 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.30, con l’ultimo ingresso previsto alle 18.00.


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