La Repubblica Dominicana chiede all'Italia di restituire un rarissimo idolo conservato a Torino


La Repubblica Dominicana chiederà all’Italia di restituire lo zemi del Museo di Antropologia di Torino: è un antico idolo caraibico, di grande valore perché è l’unico esistente al mondo. 

Un reperto unico al mondo: è lo “Zemi” del Museo di Antropologia dell’Università di Torino, un rarissimo idolo precolombiano, l’unico in cotone che si sia conservato fino a oggi. Si tratta di un’opera di 70 centimetri d’altezza, realizzata in fibre di cotone intrecciate, con all’interno alcune ossa umane di un cranio, ed è testimonianza dell’antica cultura Taino, una popolazione delle Antille scomparsa (fu praticamente azzerata in seguito alla colonizzazione di Cuba e Hispaniola: se nel 1508 era composta da circa 60.000 individui, solo una trentina d’anni dopo si erano ridotti a poche centinaia), che adoperava gli “Zemi” nell’ambito delle cerimonie sacre, per evocare poteri magici.

Per questo prezioso reperto sembra stia arrivando all’Italia una richiesta di restituzione da parte della Repubblica Dominicana: lo zemi infatti proviene dall’isola di Hispaniola (risale probabilmente al XV-XVI secolo). A riportare la notizia, citando fonti dominicane, è il quotidiano spagnolo El País, mentre la testata dominicana Diario Libre riferisce che il ministero della cultura del paese caraibico ha affermato che farà ogni sforzo per riportare sull’isola l’unico zemi di cotone che esista al mondo. “Stiamo unendo gli sforzi con la nostra ambasciata in Italia attraverso l’ambasciatore Tony Raful”, ha dichiarato la ministra Carmen Heredia, “per recuperare lo zemi, con il fine di preservare il patrimonio culturale nazionale, di cui fa parte questa divinità taina che rappresenta una parte fondamentale della nostra storia dominicana”.

Da quello che si sa, lo zemi pare sia stato rinvenuto a fine Ottocento in una grotta della Repubblica Dominicana, anticamente sito cultuale della popolazione Taino, da un cacciatore locale, e poi sarebbe stato portato in Italia, nel 1903, da un certo signor Cambiaso, che aveva affari nell’isola caraibica. C’è però anche un’altra versione dei fatti, secondo la quale lo zemi sarebbe stato donato a un omonimo, l’ammiraglio Giovanni Battista Cambiaso (anch’egli genovese, noto nel paese come Juan Bautista Cambiaso, considerato il fondatore della Armada de Republica Dominicana, ovvero la Marina della repubblica caraibica, eroe della guerra d’indipendenza dominicana vinta contro Haiti in quanto vi partecipò come uno dei comandanti, e sul finire della carriera console dominicano in Italia), direttamente dal presidente dominicano Pedro Santana addirittura nel 1848. Ma anche seguendo questa linea non si comprende bene come lo zemi sia finito in Italia. L’unico documento che attesta informazioni certe risale al 1928, e certifica la donazione dello Zemi al Museo di Antichità di Torino da parte di Ernesto Schiaparelli, allora direttore del Museo Egizio di Torino. Come detto, sono però da chiarire i passaggi precedenti.

Lo storico dominicano Bernardo Vega ritiene falsa l’informazione che rimanda a una presunta donazione a Giovanni Battista Cambiaso, e che secondo Diario Libre sarebbe la versione fornita dal museo torinese (abbiamo chiesto chiarimenti allo staff del museo in data 26 gennaio, ma non ci è ancora pervenuta risposta). “È la prima volta che la sento”, ha dichiarato Vega, “e non credo che sia vero che Pedro Santana abbia donato il reperto alla famiglia Cambiaso. Non credo che sia vero perché l’oggetto si trovava ancora nel paese nel 1905, e El País dice che fu donato da Santana nel 1848. Credo che l’informazione sia falsa”.

Al momento si sa soltanto che Italia e Repubblica Dominicana lavoreranno insieme per scoprire nei dettagli la storia dell’oggetto, che chiarirà dunque a chi spetterà conservarlo. Per il momento, intanto, lo zemi rimane ben nascosto: il Museo di Antropologia è infatti chiuso al pubblico nel 1984 e l’antico idolo viene esposto solo raramente, in occasione di esposizioni temporanee fuori dalla sua sede.

Nella foto: lo zemi di Torino

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