Il mare al largo delle isole Egadi continua a restituire preziosi tesori archeologici, testimonianze dirette della storica Battaglia delle Egadi del 241 a.C., che segnò la fine della Prima Guerra Punica. Durante la campagna di ricerche di agosto, condotta dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana in collaborazione con la “Society for documentation of submerged sites” (Sdss) e la statunitense Rpm Nautical Foundation, è stato recuperato un nuovo rostro in bronzo, trovato a circa 80 metri di profondità.
Il reperto, trasferito al laboratorio di primo intervento nell’ex Stabilimento Florio di Favignana, è ora al centro dell’analisi degli archeologi della Soprintendenza del Mare. Sebbene le numerose concrezioni marine non consentano ancora di verificare la presenza di eventuali iscrizioni, il rostro presenta una decorazione a rilievo che raffigura un elmo del tipo Montefortino con tre piume, simile a quelli già recuperati nelle precedenti campagne.
Le ricerche subacquee nel tratto di mare tra Levanzo e Favignana proseguono da circa 20 anni, portando alla luce non solo 27 rostri, ma anche 30 elmi Montefortino appartenuti ai soldati romani, due spade, monete e un notevole numero di anfore. Questi ritrovamenti offrono una straordinaria testimonianza materiale della violenta battaglia navale che si svolse nel 241 a.C., mettendo fine alla lunga e sanguinosa Prima Guerra Punica tra Roma e Cartagine.
La nave oceanografica “Hercules”, dotata di sofisticate strumentazioni, ha svolto un ruolo cruciale nell’individuazione e nel recupero dei numerosi reperti sommersi, confermando l’importanza del sito delle Egadi come uno dei principali teatri di studio per l’archeologia subacquea a livello mondiale.
“I fondali delle Egadi”, dichiara l’assessore regionale ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato, “sono sempre una fonte preziosa di informazioni per aggiungere ulteriori conoscenze sulla battaglia navale tra la flotta romana e quella cartaginese. L’intuizione di Sebastiano Tusa continua ancora oggi a ricevere conferme sempre più puntuali, avvalorando gli studi dell’archeologo che avevano consentito l’individuazione del teatro della battaglia che sancì il dominio dei Romani sul Mediterraneo”.