Sono ripresi gli scavi nel Parco archeologico di Altino grazie a un finanziamento specifico, erogato per la prima volta dal Ministero della Cultura tramite la Direzione Generale Musei. Tali fondi sono stati destinati a campagne di scavo nei parchi archeologici nazionali, come quella attualmente in corso ad Altino, condotta dalla SAP Società Archeologica. I nuovi scavi hanno portato alla luce importanti testimonianze risalenti al I secolo d.C., tra cui un tratto della città romana e materiali residuali di un edificio con tracce di un’attività metallurgica adiacente alla grande cloaca scavata nel 2022.
Il Museo archeologico e l’area archeologica di Altino sono inoltre diventati ufficialmente un Parco archeologico. Con l’istituzione ufficiale, sancita dal decreto ministeriale n. 57 del 15 marzo 2024, si è completato un progetto avviato tre anni fa. Questo passo ha dato slancio definitivo a una nuova visione per il sito. Il Parco sarà un vero “museo all’aperto”, che integrerà alle collezioni esposte nel Museo Archeologico i risultati degli scavi, per offrire ai visitatori un unico itinerario che racconterà la storia del territorio e del suo paesaggio in tutte le sue sfaccettature. “Ogni Parco archeologico”, ha commentato il Direttore generale Musei Massimo Osanna, “è espressione di un sistema integrato che vede resti archeologici e paesaggio come elementi inseparabili, un contesto in cui la memoria storica si intreccia con il valore paesaggistico e ambientale, nello spirito della Costituzione. Il Parco archeologico di Altino assume così un ruolo chiave nella ricerca, conservazione e valorizzazione di questo peculiare ambito territoriale, in un’ottica di promozione e fruizione sostenibile dei luoghi della cultura, in quella prospettiva di rete che caratterizza il nostro Sistema museale nazionale”.
Il Parco archeologico di Altino è inoltre stato inserito nel nuovo istituto dotato di autonomia speciale denominato “Musei archeologici nazionali di Venezia e della Laguna”, che comprende anche il Museo archeologico nazionale di Venezia, il Museo di Palazzo Grimani, il futuro Museo archeologico nazionale della laguna di Venezia sull’isola del Lazzaretto vecchio. Il nuovo istituto è diretto da Marianna Bressan. Gli scavi archeologici in corso sono visitabili durante gli appuntamenti di scavi aperti (prenotazioni 0422.789443 e drm-ven.museoaltino@cultura.gov.it): il prossimo è previsto per giovedì 21 novembre alle 15.30.
La cloaca rinvenuta nel 2022 è un’infrastruttura sotterranea appartenente al quartiere urbano situato nell’area archeologica del decumano. Questo quartiere, tra i primi dell’Altino romana ad essere scoperto negli anni Sessanta, è stato oggetto di diverse campagne di scavo fino ai primi anni Novanta, rivelandosi una fonte archeologica di grande potenziale ancora inesaurito. Nel 2022, grazie al progetto tuttora in corso, si è avuta l’opportunità di riprendere le indagini, portando alla luce nuove scoperte. Tra queste, l’imponente manufatto destinato allo smaltimento idrico, che ha permesso di gettare nuova luce sui dettagli della vita quotidiana degli abitanti dell’epoca, rivelando il sofisticato sistema di gestione delle acque in uso nel quartiere. “Questo ultimo scavo”, chiarisce Marianna Bressan, “è avvenuto su un’area mai indagata prima, scelta per il suo potenziale e con un duplice obiettivo: procedere con la risistemazione dell’area già aperta al pubblico, con la speranza, ampiamente ripagata, di trovare qualcosa di nuovo”.
I reperti più interessanti ritrovati nella cloaca sono esposti nella mostra Modus vivendi inaugurata a maggio 2023 e ancora visibile al museo. La mostra è stata ideata in collaborazione con il MUB - Museo della Bonifica di San Donà di Piave e P.ET.R.A. soc. coop con il contributo di Regione del Veneto. Sono esposti recipienti di vetro di colori vivaci, suppellettili di ceramica decorata che facevano parte dell’arredo della casa ma anche un raro balsamario blu con inserti in foglia d’oro che veniva utilizzato per contenere profumi o unguenti per la cura del corpo (in tutto l’Impero romano se ne conoscono soltanto nove di simili). Tre coppette decorate vivacizzavano la tavola imbandita e le lucerne, piccole lampade portatili ma anche gli oggetti “preziosi”, perle in pasta di quarzo, a forma di melone, che facevano parte di collane di uso quotidiano o l’ago, anch’esso di osso, che era una forcina per capelli.
Nuovi ritrovamenti nel Parco Archeologico di Altino rivelano tracce di un'attività metallurgica |