Ferrara, scoperta una “discarica” del Cinquecento nel sito della Delizia di Belfiore


Nel sito della Delizia di Belfiore, l’antica residenza estense completamente distrutta nel 1632, è stato ritrovato un “butto”, ovvero uno scarico di oggetti come ceramiche, vetri e resti di cibo, utilissimo per ricostruire la vita quotidiana di 500 anni fa.

Importante scoperta a Ferrara dove, dalla prima delle tre previste campagne di scavi sul sito della Delizia di Belfiore (l’antica residenza estense costruita sulla fine del Trecento e considerata tra le più splendide della famiglia: nota per aver ospitato il celebre studiolo di Leonello d’Este, si trovava in fondo all’attuale corso Ercole I, e fu completamente distrutta da un incendio nel 1632), è stato scomperto un “butto” del XVI secolo, ovvero uno scarico di oggetti, come ceramiche, vetri, metalli e resti di pasti, all’interno di una buca scavata nel terreno situata oggi a circa un metro e mezzo di profondità. Una sorta di antica discarica, insomma: ritrovamenti del genere sono stati fondamentali in passato per conoscere le abitudini delle persone che vivevano in tempi antichi, e hanno dato luogo anche alla scoperta di interessanti reperti archeologici.

Il rinvenimento è avvenuto nell’ambito del progetto Che Delizia Belfiore!, che nasce per iniziativa della soprintendenza, con il contributo (triennale) del Comune di Ferrara, che a tal fine ha già stanziato 37.500 euro. Partecipano inoltre la Provincia di Ferrara, che garantisce le autorizzazioni agli scavi su suolo di proprietà e il proprio patrocinio, e il Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, che ha realizzato le recinzioni dell’area. Il progetto ha coinvolto circa un centinaio di studenti dei locali licei Roiti e Ariosto e i volontari del Gruppo Archeologico Ferrarese che, guidati dagli archeologi professionisti, hanno partecipato ai lavori, in queste prime cinque settimane di campagna, trovando diversi reperti e, da ultimo, proprio il “butto”, definito già utilissimo per l’analisi storica e che ha fatto emergere: stoviglie, frammenti di calici del Cinquecento, di ceramiche smaltate finemente decorate e forse di lavorazione faentina, di vetri, pezzi di ceramiche graffite.

Nella stessa vasca sono venuti in luce anche resti di cibo (pesci, ostriche, pollame), che consentiranno di dettagliare ulteriormente le conoscenze sulla quotidianità e sulle usanze “gastronomiche” del tempo. Reperti che si aggiungono agli altri ritrovamenti emersi già dalle fasi d’avvio del cantiere, tra cui: porzioni di pavimenti e di muro anneriti dalle fiamme, di coppi, di basi di colonne, frammenti di intonaci, elementi con decorazioni marmorizzate, alcune monete, di cui una anche dell’epoca di Leonello d’Este.

In queste prime settimane di progetto gli studenti dell’Ariosto hanno operato sul campo, mentre i giovani del liceo Roiti hanno contribuito a pulire, mappare e catalogare i reperti, con un lavoro che andrà avanti anche oltre la prima fase di scavo. La prossima campagna, che partirà verosimilmente nella primavera del 2023, vedrà gli studenti dei due licei a ruoli invertiti per consentire agli studenti di saggiare l’intero ciclo di un lavoro archeologico. Ora l’area scavata sarà ricoperta di terra, come si fa di consueto per proteggere le strutture sotterranee trovate,e dalla prossima primavera, partendo dalle conoscenze acquisite, si individueranno nuove zone da indagare. Nel frattempo sono in corso di calendarizzazione incontri con i cittadini per raccontare quanto scoperto e i prossimi passi di intervento. Gli studenti, parallelamente, approfondiranno in classe il lavoro svolto, collaboreranno alla redazione di un documento finale e a un progetto divulgativo.

“Già alla prima campagna di scavi il bilancio va oltre ogni più rosea previsione”, afferma la dottoressa Chiara Guarnieri, coordinatrice del progetto e del team di archeologi composto da Flavia Amato, Maurizio Molinari e Marco Bruni. “Abbiamo infatti individuato”, spiega, “reperti che ci hanno consentito di acquisire con chiarezza nuove informazioni utili, legate a eventi storici ben definiti e materiali che aprono a ulteriori prospettive di scoperta”.

A tutti il sindaco Alan Fabbri esprime le proprie “vivissime congratulazioni e il ringraziamento per il lavoro svolto. Crediamo tantissimo nelle potenzialità di questo progetto, unico nel suo genere e meritevole di essere ‘esportato’. Un progetto che unisce la formazione sul campo, lo studio e l’impegno per la ricerca storica, la valorizzazione del nostro passato, l’acquisizione di nuove competenze, la socialità, alla bellezza della scoperta e all’utilità di un lavoro che sta ampliando il campo della conoscenza relativo a una delizia scomparsa e a chi la abitava”.

Ferrara, scoperta una “discarica” del Cinquecento nel sito della Delizia di Belfiore
Ferrara, scoperta una “discarica” del Cinquecento nel sito della Delizia di Belfiore


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