Importante scoperta nel Parco Archeologico di Cupra Marittima: il grande tempio romano di Cupra costruito agli inizi del primo secolo d.C. presentava nella sua prima fase colori e immagini in terzo stile pompeiano, con le stesse cromie e gli stessi decori che si trovavano all’epoca nelle case più ricche di Pompei e di Roma. A dichiarare la scoperta in esclusiva all’Ansa è l’archeologo Marco Giglio dell’Università di Napoli che fa parte del team che sta conducendo la nuova campagna di ricerca: una missione dell’università campana in collaborazione con la Soprintendenza e con il comune di Cupra Marittima. Il tempio presentava pareti a grandi riquadri, dove il giallo dello zoccolo faceva da contrasto al rosso intenso e al nero della fascia centrale, le tinte unite intervallate da delicati decori di fiori e candelabri, le nicchie per le statue e probabilmente anche l’altissimo soffitto illuminati da un azzurro intenso.
“I templi con l’interno della cella decorato da pitture sono rarissimi”, ha dichiarato l’archeologo. "Fino a oggi se ne conosceva uno solo in terzo stile, quello della Bona Dea a Ostia, dove però lo schema decorativo sembra essere molto più semplice, oltre al criptoportico del santuario di Urbis Salvia, sempre nelle Marche, e al tempio romano di Nora, in Sardegna".
Fabrizio Pesando, direttore scientifico dello scavo, ha spiegato che Cupra, che aveva preso il suo nome dalla divinità del tempio, era abitata dalle famiglie degli eserciti di Marcantonio e Ottaviano e dai loro discendenti (i romani si erano insediati in quel luogo intorno al I secolo a.C. con un municipio promosso poi al rango di colonia). Cupra era a quel tempo una città fiorente, con un foro e un grande santuario di cui oggi è rimasto pochissimo; gli scavi delle scorse settimane hanno consentito di risalire all’aspetto originario.
Gli studiosi ritengono che la perdita degli splendidi colori originari sia stata dovuta a un importante restauro che si era reso necessario intorno al primo quarto del II secolo d.C., in quanto il tempio aveva rivelato gravi problemi statici. Un intervento “impegnativo e costoso”, affermano gli archeologi, compiuto con le stesse avanzate tecniche che erano state impiegate a Pompei dopo il terremoto del 62 d.C, ovvero quello che aveva preceduto di qualche anno l’eruzione del Vesuvio. Si pensa che a finanziare quell’intervento di restauro sia stato Adriano, che discendeva da una famiglia di Atri, sempre nel piceno, e che nel 127 d.C. si era concesso un tour fermandosi anche a Cupra. Dovendo rinforzare i muri che contenevano la cella del santuario, anche le pareti vennero scalpellate e probabilmente rivestite di marmo, come era solito per la moda dell’impero.
Nell’immagine, un frammento dell’intonaco azzurro. Foto di Marco Giglio
Cupra come Pompei: importante scoperta rivela l'aspetto originario del grande tempio |