di
Redazione
, scritto il 29/12/2020
Categorie: Archeologia
Verrà ricordato come lo scavo archeologico del 2020: l'Anfiteatro di Volterra, scoperto nel 2015, è stato scavato approfonditamente a partire dal 2019 e quest'anno ha rivelato scoperte eccezionali.
Nell’archeologia, il 2020 sarà ricordato probabilmente come l’anno dell’Anfiteatro di Volterra: quest’anno, infatti, la campagna di scavo dell’importantissimo sito archeologico scoperto appena cinque anni fa è ripresa con vigore dando alla luce esiti sorprendenti e inaspettati. Il risultato più eclatante, lo scorso 1° settembre, è stato sicuramente il rinvenimento del sistema di ambulacri sotterranei, finora sepolti nella collina, che in antico gli spettatori utilizzavano, come negli stadi moderni, per raggiungere le gradinate dalle quali assistevano agli spettacoli. Nelle settimane successive è stato scoperto anche il corridoio voltato che circondava l’arena, detto “cuniculo circumpodiale”, e che serviva invece ai gladiatori e in generale a coloro che si esibivano nell’arena (era il punto da cui entravano anche le eventuali belve sfruttate per i giochi: non si trattava però di tigri o leoni, animali che si esibivano nelle strutture più grandi in quanto animali di pregio e difficili da far arrivare oltre che da addestrare alla lotta, bensì, con più probabilità, di orsi, lupi o comunque animali più facilmente reperibili).
Lo scavo è seguito dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle province di Pisa e Livorno ed è diretto dall’archeologa Elena Sorge: dal 2019 (anno in cui sono cominciate le operazioni) ha potuto contare su finanziamenti per poco più di ottocentomila euro, arrivati grazie al concorso Art Bonus e alla partecipazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra, della Regione Toscana e del Comune di Volterra. Serviranno altri tre milioni per completare lo scavo: ma sono risorse ben investite, perché a Volterra sta emergendo una struttura di eccezionale rilevanza, peraltro ben conservata.
L’anfiteatro è stato scoperto per puro caso nell’estate del 2015, durante alcuni lavori di ripristino di un corso d’acqua da parte del Consorzio di Bonifica 4 Basso Valdarno a seguito di un nubifragio: è un ovale di dimensioni imponenti (82 x 64 metri), che poteva ospitare dalle ottomila alla diecimila persone, e che dovrebbe risalire al I secolo dopo Cristo, ma che con tutta probabilità fu addirittura abitato anche nel Medioevo (sono state rinvenute tracce di vita come resti di pasti, di focolari, monete: nel Medioevo infatti gli anfiteatri venivano spesso modificati e trasformati in abitazioni private). Una scoperta tanto più importante se si pensa che non ci sono fonti storiche che citano la presenza di un anfiteatro nella città toscana, né sono note le cause che portarono all’interro (l’anfiteatro era infatti sepolto sotto una collina). Ed è per questo motivo che è stato ribattezzato “l’anfiteatro che non c’era”, come da titolo della seguitissima pagina Facebook che aggiorna i follower, giorno per giorno, con nuove scoperte, curiosità, stato di avanzamento dei lavori, rassegna stampa dedicata: proprio perché al momento non sappiamo di nessuna fonte che lo menziona. Una scoperta che peraltro consente di riscrivere la storia della Volterra romana, perché la presenza di un anfiteatro del genere significa che si trattava di una città politicamente ed economicamente molto rilevante, forse anche più di quanto si pensasse.
La campagna di scavo 2020, ovvero la seconda grande campagna estensiva dopo quella del 2019, ha consentito di riportare alla luce un quarto della struttura. Rimane ancora interrata l’arena, che è sotto terra di almeno sette metri, che arrivano a dodici nel punto di maggior interro. In questi giorni la soprintendenza sta ragionando su come continuare la campagna nei mesi a venire: una campagna che, data la particolarità del sito (si tratta di un edificio molto grande e interrato, con l’interro che raggiunge diverse quote), non sarà semplice. Nel frattempo, quest’estate, complice anche la ripresa del turismo, l’anfiteatro romano di Volterra è stato parzialmente aperto alle visite, organizzate col patrocinio della Regione Toscana, del Comune di Volterra, della Soprintendenza di Pisa e Livorno, dei Musei di Volterra e della Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra: quattro giorni di apertura andati immediatamente sold out che hanno portato nella struttura 240 persone, suddivise in gruppi di 20 visitatori.
È del 21 dicembre la notizia che la Regione Toscana ha messo a disposizione altri 250mila euro. “Si tratta”, ha spiegato Dario Danti, assessore alla Cultura del Comune di Volterra, “di un investimento di 250mila euro dalla regione al Comune che si sommano ai precedenti 250mila euro, sempre stanziati dalla Regione. Il pubblico ha fatto e sta continuando a fare un grande investimento, perché vanno ricordati anche i 60mila euro del Comune di Volterra per l’acquisto dell’area e gli altri 30mila euro spesi per la messa in sicurezza. Tenendo presente anche i 250mila euro stanziati dal Mibact, quindi gli enti pubblici (Stato, Regione e Comune) in due anni hanno stanziato ben 840mila euro, ai quali si sono andati a sommare i 250mila della Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra superando, così, il milione di euro”. Adesso, ha aggiunto il presidente del consiglio regionale toscano Antonio Mazzeo, “possiamo guardare con certezza al futuro di questa importante scoperta archeologico-culturale. In quell’area infatti sta emergendo una struttura straordinaria sia relativamente allo stato di conservazione dei manufatti sia a quello dei luoghi. Adeguatamente valorizzato e recuperato l’Anfiteatro Romano sarà un volano per la crescita del turismo dell’area e dell’intera Toscana e una delle scoperte archeologiche di maggiore interesse degli ultimi anni per l’intero nostro Paese. Il che rappresenterà anche una potenziale carta vincente per la corsa di Volterra a Capitale Italiana della Cultura 2022, su cui tutta la Toscana è impegnata”.
La campagna riprenderà dunque nell’estate del 2021, e nel frattempo gli studiosi della soprintendenza indagheranno nell’Archivio di Stato di Firenze alla ricerca di eventuali tracce scritte dell’anfiteatro. “Per lo scavo e il relativo restauro”, ha dichiarato Elena Sorge alla rivista Cultura commestibile, “occorre una cifra non inferiore ai 3 milioni di euro. A questa somma va aggiunto qualcosa come un ulteriore milione per le varie anastilosi e per la creazione dei percorsi di visita. Se poi volessimo guardare ancora oltre, occorrerebbe ripensare all’intera viabilità dell’area con la creazione anche di parcheggi, e su questo aspetto stiamo lavorando con il Comune di Volterra”. La previsione è di completare i lavori in tre anni ma, ha già fatto sapere Sorge, serviranno finanziamenti continui.
Di seguito, alcune immagini dello scavo. Ph. Credit Soprintendenza di Pisa e Livorno, Opaxir/Paolo Nannini e Nerogotico/Enrico Sabatini
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Anfiteatro di Volterra
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