Agrigento, innalzato il telamone del tempio di Zeus


Ad Agrigento è stato portato a compimento l’innalzamento del telamone dell’antico tempio di Zeus di Akragas. L’inaugurazione con una cerimonia che si è tenuta stamani.

Ad Agrigento, il colosso di pietra dell’antica Akragas, ovvero il “telamone”, una delle titaniche figure antropomorfe che sostenevano con forza l’architrave del celebre tempio di Zeus Olimpio (noto anche come Olympieion, simbolo tangibile della magnificenza della Valle dei templi), è tornato in posizione eretta. Questa mattina, si è tenuta una cerimonia per presentare il telamone, alla presenza di personalità tra cui il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, l’assessore regionale ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato, il direttore del Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei templi, Roberto Sciarratta, il sindaco di Agrigento, Francesco Micciché, il prefetto di Agrigento, Filippo Romano, il curatore del progetto di musealizzazione, Carmelo Bennardo, e l’esperto scientifico del progetto, Alessandro Carlino. Questa statua monumentale, che svetta per quasi 8 metri, è sorretta da una complessa struttura in acciaio alta 12 metri, su cui sono state ancorate delle mensole che ospitano i singoli frammenti del monumento, ora riuniti.

L’ampio progetto di musealizzazione dell’area dell’Olympieion, finanziato finora con un investimento di 500 mila euro provenienti dai fondi del Parco, prevede un’importante fase futura: la ricostruzione a terra di una porzione significativa della trabeazione e della cornice del tempio. Questo intervento mira non solo a fornire al pubblico un’idea tangibile delle dimensioni colossali e dell’unicità del monumento, ma anche a garantire la salvaguardia dei reperti archeologici. Quest’approccio intende consentire ai visitatori di immergersi completamente nell’antica grandiosità dell’Olympieion, offrendo una prospettiva più immediata e coinvolgente delle maestose proporzioni del tempio. Al contempo, questa ricostruzione intende agire come misura di protezione per i preziosi reperti, preservandoli per le generazioni future.

Nel 2004, il Parco della Valle dei templi ha dato il via a una vasta campagna di studi e ricerche sull’Olympieion, affidandola all’Istituto archeologico germanico di Roma, sotto la guida di Heinz-Jürgen Beste. Questo impegnativo progetto non solo ha contribuito a ampliare le nostre conoscenze su questo monumento iconico, ma ha anche condotto a un’accurata catalogazione degli elementi ancora presenti sul sito. Attraverso questo lavoro, sono stati individuati più di 90 frammenti, appartenenti ad almeno otto distinti telamoni. In particolare, di uno di essi è stato possibile conservare circa due terzi degli elementi originari che lo componevano. Questo nucleo omogeneo di blocchi è diventato il fulcro della ricostruzione del telamone, il “fratello” di quello già restaurato alla fine del XIX secolo e attualmente in esposizione presso il Museo archeologico “Pietro Griffo”. A capo di questo progetto troviamo l’architetto Carmelo Bennardo, curatore e attuale direttore del Parco archeologico di Siracusa, mentre a garantire la validità scientifica delle operazioni è l’architetto Alessandro Carlino.

Il magnifico tempio di Zeus Olimpio, un monumento imponente che testimoniava la grandezza e la gloria dell’antica città di Akragas, sorgeva sulla parte occidentale della maestosa collina dei templi. La sua costruzione risale al periodo successivo alla vittoria della città sui Cartaginesi, avvenuta intorno al 480 a.C., un evento che segnò un momento di trionfo e che fu celebrato con l’erezione di questa straordinaria struttura, in onore del tiranno Terone. Il tempio di Zeus Olimpio si distingueva per la sua audace concezione architettonica, caratterizzata da soluzioni innovative e impressionanti. Le sue semicolonne scanalate, straordinariamente alte, erano così spaziose che, secondo quanto riportato da Diodoro Siculo, “poteva stare comodamente un uomo” in ognuna di esse. Le dimensioni stesse del tempio erano colossali, con una larghezza di circa 112 metri e una lunghezza di 56 metri, occupando un’area di circa 6.340 metri quadrati (il Partenone di Atene, per dare un termine di raffronto, misura 69,54 per 30,87 metri). Costruito con blocchi di calcarenite locale, questo tempio presentava una pianta insolita, con sette semicolonne doriche su ciascuno dei lati corti e quattordici su ciascuno dei lati lunghi. La struttura dell’edificio comprendeva un imponente architrave, costituito da tre file di blocchi sovrastati da un fregio dorico. Tra le colonne, a un’altezza di circa 11 metri, si ergevano maestose statue monumentali, i telamoni, raffiguranti figure umane che reggevano un pesante fardello con le braccia. Purtroppo, la maestosità del tempio di Zeus Olimpio fu tragicamente interrotta da un terremoto nel 1401, che lo compromise irrimediabilmente. Successivamente, nel XVIII secolo, il tempio fu oggetto di saccheggi e depredazioni, con i suoi preziosi blocchi utilizzati per la costruzione del molo di Porto Empedocle.

Il tempio dell’Olympieion, insieme al celebre tempio della Concordia e agli affascinanti templi di Paestum, ha esercitato un irresistibile richiamo su viaggiatori ed eruditi durante il XVIII e il XIX secolo. In particolare, il suo impatto straordinario sul padre della moderna storia dell’arte, Johann Joachim Winckelmann, è stato notevole: il grande teorico del neoclassicismo rimase sbalordito dalle dimensioni titaniche del tempio, paragonando le sue maestose colonne a quelle della basilica di San Pietro.

Il mito dell’enigmatico Olympieion è stato alimentato anche dalle incisioni e dagli acquerelli di artisti come Jean Houel e Philipp Hackert, che hanno contribuito a creare un’aura di mistero intorno a questa maestosa struttura. Gli archeologi dell’epoca si sono trovati di fronte a un enigma, interrogandosi sulle sue dimensioni e sulla sua struttura. Tuttavia, è stato un giovane architetto britannico di nome Charles R. Cockerell, nel 1812, a compiere una scoperta davvero significativa: individuò per la prima volta l’esistenza dei telamoni, riconoscendo una testa che era stata erroneamente attribuita al frontone durante gli scavi borbonici, e combinandoli per creare una prima immagine del loro aspetto. Successivamente, intorno al 1920, Pirro Marconi portò alla luce diversi reperti che oggi fanno parte del progetto di musealizzazione in corso. Fu poi il sovrintendente Pietro Griffo, nel 1965, a ospitare nel neonato Museo archeologico – oggi a lui intitolato – il primo telamone ricostruito.

Negli anni successivi, il crescente interesse per questi enigmatici colossi, mai menzionati nella descrizione originale del tempio fatta da Diodoro, ha alimentato un acceso dibattito internazionale tra gli archeologi, un dibattito che continua ancora oggi.

Il telamone innalzato
Il telamone innalzato
La cerimonia
La cerimonia

Dichiarazioni

“Oggi”, dichiara il presidente Renato Schifani, “è un giorno importante per Agrigento e per tutta la Sicilia. Certifica la grande attenzione del governo regionale per la tutela e la valorizzazione dell’immenso patrimonio artistico e culturale che la nostra Isola custodisce. Il telamone, che oggi consegniamo alla collettività nella sua straordinaria imponenza, rappresenta uno dei migliori biglietti da visita di Agrigento Capitale della cultura. Questo gigante di pietra dell’antica Akragas, che dopo tanti anni di studi e ricerche possiamo osservare nella sua posizione naturale, è il cuore di un importante progetto di musealizzazione dell’intera area del tempio di Zeus. Tuttavia la giornata di oggi non va intesa come punto di arrivo, ma deve servire da stimolo a tutti gli addetti ai lavori, per fare di più e meglio. Occorre migliorare la capacità attrattiva e la fruizione del nostro inestimabile patrimonio culturale. Nonostante i dati sul turismo del 2022 e del 2023 ci dicano che la Sicilia è una delle mete turistiche più gettonate, il rapporto tra patrimonio culturale e flussi turistici non è ancora, a mio avviso, soddisfacente. Si può fare di più e meglio. Dobbiamo migliorare i servizi di accoglienza, soprattutto per le persone con disabilità, dobbiamo aumentare la capacità ricettiva nei confronti dei turisti stranieri, occorre lavorare per rendere attrattivi i nostri gioielli 365 giorni all’anno, nell’ottica di processo di destagionalizzazione dei flussi turistici”.

“Il telamone”, afferma l’assessore regionale ai Beni culturali, Scarpinato, “diventerà uno dei punti di attrazione della Valle dei templi, un nuovo ambasciatore internazionale di un sito archeologico unico al mondo che, proprio lo scorso novembre, ha superato il milione di visitatori in un anno. Grazie a un progetto di valorizzazione che include visite guidate, un progetto di realtà aumentata e anche una particolare illuminazione per favorire le visite notturne, potremo far conoscere questa imponente opera alla comunità internazionale”.

“Il lavoro che abbiamo condotto sul telamone e sull’intera area dell’Olympeion”, sottolinea Roberto Sciarratta, direttore del Parco della Valle dei templi, “risponde perfettamente alla nostra mission di tutela e valorizzazione della Valle dei templi, insieme all’identificazione, alla conservazione, agli studi, alla ricerca e alla promozione di ogni intervento che porti lo sviluppo di risorse del territorio. Sin dal 2019, da quando sono alla guida del Parco, ho fatto mio il progetto del precedente direttore Pietro Meli, ma ho anche risposto al grande fascino esercitato da questi colossi di pietra, dal tempo antico ad oggi”.


Se ti è piaciuto questo articolo abbonati a Finestre sull'Arte.
al prezzo di 12,00 euro all'anno avrai accesso illimitato agli articoli pubblicati sul sito di Finestre sull'Arte e ci aiuterai a crescere e a mantenere la nostra informazione libera e indipendente.
ABBONATI A
FINESTRE SULL'ARTE



MAGAZINE
primo numero
NUMERO 1

SFOGLIA ONLINE

MAR-APR-MAG 2019
secondo numero
NUMERO 2

SFOGLIA ONLINE

GIU-LUG-AGO 2019
terzo numero
NUMERO 3

SFOGLIA ONLINE

SET-OTT-NOV 2019
quarto numero
NUMERO 4

SFOGLIA ONLINE

DIC-GEN-FEB 2019/2020
Finestre sull'Arte