La quinta puntata della rubrica "Antiquitates" ci porta in Oriente, e in particolare ci riporta alle origini dell'arte islamica: Luca ci parla della "Cupola della Roccia", nota anche come "Moschea di Umar", che si trova a Gerusalemme ed è uno dei monumenti islamici più antichi che si conoscano dal momento che la sua realizzazione fu terminata alla fine del VII secolo. Un edificio che stupisce per le ricche e molteplici decorazioni dell'interno, soprattutto per i mosaici.
Data la scarsità delle evidenze materiali appartenenti alle popolazioni dell’Arabia pre-islamica, di una mancata attenzione per le fonti scritte e di serie e sostanziose campagne archeologiche (che solo negli ultimi decenni hanno visto la luce con diversi gradi di impegno), poco si può dire riguardo le fondamenta sulle quali si è appoggiata la nascente arte. La formazione dell’arte islamica è stata contemporaneamente innovativa e tradizionale. Innovativa per quanto riguarda la ricerca, all’interno dei territori man mano conquistati, di nuove forme intellettuali, amministrative e culturali; tradizionale, invece, nel cercare tali forme nell’ambito delle pre-esistenti tradizioni dei territori soggetti alla nuova dominazione (come le popolazioni dello Yemen, i Sasanidi, i Bizantini e le popolazioni semitiche).
La Cupola della Roccia (o Moschea di Umar) a Gerusalemme, uno dei più antichi monumenti religiosi dell’Islam, è un perfetto esempio dell’eclettismo che contraddistingue l’arte Islamica. L’edificio, commissionato dal califfo omayyade ‘Abd al-Malik e terminato negli anni 691-692, è quasi un santuario, più che una moschea, e il suo significato è a tutt’oggi sottoposto a studi ed interpretazioni differenti. Si pensava infatti che il califfo, con l’edificazione di un edificio tanto prestigioso, volesse quasi spostare il fulcro della religione, convogliando le vie di pellegrinaggio verso la roccia che si credeva essere il luogo, descritto dal Corano nella sura XVII, dal quale Maometto, dopo essere stato trasportato magicamente di notte dalla Mecca a Gerusalemme, sarebbe asceso al cielo.
In realtà le interpretazioni mistiche date al luogo dove è sorta la moschea, sono tutte successive e non sempre sono concordi. Ci si deve dunque muovere su quelle che sono le evidenze, sottolineando gli elementi certi.
Si tratta di un tempio edificato in uno dei centri nevralgici delle tre religioni del Libro (Islam, Cristianesimo ed Ebraismo). Un edificio a pianta centrale e ottagonale sormontato al centro da una enorme cupola (20 metri di diametro e 25 di altezza) che poggia su un tamburo nel quale si aprono sedici finestre. Internamente vi sono due ambulacri: quello esterno, che segue la forma ottagonale, è scandito da otto pilastri e sedici colonne, mentre quello interno, che prende una forma circolare e sul quale poggiano la cupola e il tamburo, è composto da quattro pilastri e dodici colonne. L’aspetto generale riprende a modello il martyrium cristiano (ovvero la chiesa costruita sopra la tomba di un santo o sul luogo della sua morte) di cui Gerusalemme possedeva il più prestigioso: quello costruito sopra il luogo della sepoltura e della risurrezione di Cristo. Il significato intrinseco della Cupola della Roccia diventa quindi quello di un luogo di commemorazione.
La sua decorazione è ricchissima. Quella esterna è stata realizzata, in sostituzione di quella originaria, in epoca Ottomana con mattonelle finemente dipinte. All’interno, invece, l’aspetto del VII secolo è rimasto sostanzialmente integro. Pregiatissimi marmi decorano i pilastri e i muri; il soffitto della cupola risale ad epoca Mamelucca od Ottomana ed è realizzato in legno lavorato cui sono applicati cuoi stampati; il resto della superficie interna è composto da circa 280 metri quadrati di finissimi mosaici di matrice Bizantina con richiami all’arte Iraniana e Sasanide, che si trovano sulla parte superiore dei pilastri, lungo i parapetti e lungo i tamburi. Il tappeto musivo mostra un catalogo infinito di elementi vegetali e floreali entro cui si mescolano gioielli, corone e altri monili che probabilmente fanno riferimento alle insegne regali dei sovrani sconfitti per la conquista del territorio.
Vi è poi un’iscrizione, coeva al tempo della decorazione, che corre all’interno della moschea per una lunghezza di circa 240 metri. Si tratta di un compendio di citazioni tratte dal Corano (fatta eccezione per un passaggio nel quale si fa menzione al committente e all’anno in cui l’opera è stata completata) che, se da una parte proclamano l’unità della religione Islamica, dall’altra affermano la continuità con l’Ebraismo e il Cristianesimo ma affermando che l’Islam è l’unica religione che detiene la Verità assoluta.
In conclusione, con il suo misto di culture e di radici, sia a livello architettonico che artistico, e con i suoi riferimenti alle contemporanee religioni monoteiste, la Cupola della Roccia raggiunge un cosciente mélange mostrando un uso sapiente e ricercato della tradizione e, al tempo stesso, raggiungendo una singolare e innovativa opera d’arte e di architettura.
Bibliografia
Luca Cipriani