Puntata 8 - 18 settembre 2014
Durata: 35'24"
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La città di Verona, quest'anno, ha dedicato una grande e importante mostra a quello che forse è il miglior artista a cui abbia dato i natali: Paolo Caliari, meglio noto come il Veronese. Formatosi nella città natale sotto Antonio Badile e Giovan Francesco Caroto, ma guardando con curiosità e interesse a diverse fonti (ricordiamo, su tutti, Giulio Romano e il Parmigianino), ben presto il giovane Paolo arrivò a Venezia dove guardò all'arte di Tiziano, ma dove riuscì anche a ritagliarsi un notevole spazio nel giro delle committenze illustri, tanto da contendersi con il Tintoretto, poco più avanti, la reputazione di artista più richiesto di Venezia. Le sue atmosfere fastose e solenni ma anche festose e liete precorsero l'arte del Settecento, le sue teorie sui colori complementari hanno influenzato anche l'arte contemporanea. Con Ilaria e Federico scopriamo l'arte di Paolo Veronese attraverso una selezione di grandi capolavori presenti alla mostra di Verona!
Immagine: Allegoria dell'amore: il rispetto (particolare),
1570 circa; affresco, 186 x 194 cm; Londra, National Gallery.
1528 | Paolo Caliari nasce a Verona (e per questo sarà sempre detto “il Veronese”) da Gabriele, di professione “spezapedra” (ovvero tagliapietre) e da Caterina. Conosciamo l'anno esatto perché ci è rimasto un documento del 1529 in cui viene detto che ha un anno di età. |
1541 | Un documento indica Paolo come “discipulus seu garzonus” (discepolo oppure garzone) di Antonio Badile. Non viene indicato il cognome, ma è possibile ipotizzare che il “Paolo” a cui si riferisce il documento sia proprio il giovane Veronese, che compie quindi il suo apprendistato nella bottega di Antonio Badile. Inoltre, secondo Giorgio Vasari, sarebbe stato anche allievo di Giovan Francesco Caroto. Importanti per la sua formazione saranno inoltre artisti come il Correggio, il Parmigianino e Giulio Romano. |
1548 | Dipinge la prima opera di cui si conosca con certezza la data: è la Pala Bevilacqua-Lazise, dipinta per la nobile famiglia veronese dei Bevilacqua-Lazise (in particolare, gli fu commissionata da Giovanni e da sua moglie Lucrezia Malaspina) e da destinare alla chiesa di San Fermo Maggiore a Verona. Oggi è conservata al Museo di Castelvecchio di Verona. |
1551 | È a Castelfranco Veneto, dove insieme a Giovanni Battista Zelotti dipinge un ciclo di affreschi per Villa Soranzo: la villa è oggi distrutta e gli affreschi sono conservati in diversi luoghi (il nucleo principale è però conservato presso il Duomo di Castelfranco Veneto). |
1552 | Il cardinale mantovano Ercole Gonzaga gli commissiona le Tentazioni di sant'Antonio per la Cattedrale di Mantova, oggi finite al Musée des Beaux-Arts di Caen: nel 1797 il dipinto fu infatti portato in Francia a seguito delle spoliazioni napoleoniche. |
1554 | Paolo è a Venezia, dove inizia a lavorare a Palazzo Ducale, e nel giro di poco anche nella chiesa di San Sebastiano e alla Libreria Marciana: è questo l'anno del trasferimento nella città lagunare. |
1555 | Compie forse un viaggio a Roma, ma non ne siamo sicuri. Nello stesso anno, a Venezia, inizia il lavoro più vasto della sua carriera, la decorazione della chiesa di San Sebastiano, terminata l'anno successivo. Per la chiesa, Paolo esegue diversi affreschi e dipinti a olio su tela. |
1556 | Per il convento di San Nazaro a Verona, dipinge la Cena in casa del fariseo (oggi alla Galleria Sabauda di Torino a seguito di passaggi), la prima della lunga serie di “cene” realizzate dall'artista. |
1559 | È a Maser, vicino a Treviso, dove attende alla sua più famosa impresa ad affresco, la decorazione della villa palladiana dei fratelli Barbaro, esponenti di una delle famiglie di spicco del patriziato veneziano. |
1562 | Dipinge le celeberrime Nozze di Cana per il refettorio del convento dell'isola di San Giorgio Maggiore a Venezia. L'opera è finita al Louvre, anche questa a seguito delle spoliazioni napoleoniche. |
1566 | Il 17 aprile Paolo sposa Elena Badile, figlia del suo primo maestro, che gli darà due figli, Gabriele e Carlo (detto Carletto), che diventeranno due abili pittori e lo affiancheranno nella bottega familiare, nella quale era già attivo anche il fratello minore Benedetto. |
1573 | Dipinge il Convito in casa di Levi per la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo a Venezia: oggi l'opera è sempre a Venezia, ma alle Gallerie dell'Accademia. Quest'opera gli costò un processo dell'Inquisizione: il dipinto infatti fu concepito come “Ultima cena”, ma considerato dall'autorità religiosa troppo licenzioso, e così l'artista fu costretto a cambiare il titolo e ad apportare alcune lievi modifiche. |
1575 | Torna a lavorare in Palazzo Ducale, dopo che un incendio aveva distrutto alcune sale ed era necessario decorarle di nuovo. |
1582 | Paolo e la sua bottega vincono il concorso per la realizzazione del Paradiso per il Palazzo Ducale di Venezia, ma non riusciranno a portare a termine l'impresa in quanto occupati in numerose altre commissioni. |
1587 | Esegue la sua ultima opera per un committente pubblico, nonché l'ultima opera che si possa datare con sicurezza: la Conversione di san Pantaleone, dipinta per la chiesa di San Pantaleone a Venezia. |
1588 | Paolo Veronese scompare a Venezia in data 19 aprile. Viene sepolto nella chiesa di San Sebastiano e la bottega viene portata avanti dal fratello Benedetto e dai figli Gabriele e Carletto, che firmeranno alcune delle opere da loro prodotte con la dicitura Haeredes Pauli Caliari Veronensis, “Eredi di Paolo Caliari Veronese”. |