Tra i numerosi affreschi eseguiti da Giambattista Tiepolo, che resero il pittore veneziano famoso non solo in Italia ma anche in Europa, figurano quelli eseguiti per la celebre Residenza di Würzburg, in Germania, su commissione del vescovo-principe della città tedesca, Carl Philipp von Greiffenklau. In questo articolo, Giovanni ci illustra quelli della Sala dell'Imperatore, uno degli ambienti più interessanti della Residenza.
Nella Residenza di Würzburg la grandiosa successione degli ambienti, rappresentata dall’atrio di ingresso, dalla sala terrena, dal vano delle scale e dalla sala bianca, raggiunge la sua massima espressione nella superba sala dell’imperatore. Dal punto di vista iconografico si tratta di un tipo di decorazione tipicamente tedesca. Le sale dell’imperatore sono una caratteristica soprattutto dei castelli barocchi ecclesiastici e di quelli di proprietà dei principi elettori, ma anche dei “conventi con residenza” nelle regioni cattoliche della Germania. Le decorazioni di ambienti del genere seguono regole iconografiche e allegoriche ben precise: al centro del programma ci sono le gallerie con i ritratti degli imperatori e la celebrazione dell’idea dell’Impero o del “buon governo”. La sala dell’imperatore di Würzburg, a differenza di quella di Bamberga, non celebra il casato regnante degli Asburgo con la solita sfilata di ritratti, ma l’Idea dell’Impero. Vennero scelti avvenimenti tratti dalla storia dell’antico regno degli Hohenstaufen, in cui contemporaneamente si riflette la storia politica del principato vescovile di Würzburg in tutto il suo splendore.
La sala dell’imperatore, già pronta nel 1741, venne terminata e decorata solo tra il 1749 e il 1753 sotto il principe vescovo Carl Philipp von Greinffenklau. La decorazione di questo ambiente a è dovuta a tre artisti geniali: l’architetto Balthasar Neumann, il pittore Giovanni Battista Tiepolo e lo stuccatore Antonio Bossi. Tiepolo e Bossi esaltano l’opera architettonica e ne impreziosiscono con i dipinti e gli stucchi l’imponente struttura. Ne risulta un’opera d’arte ricchissima, dotata di incomparabile armonia , colori brillanti e indefettibile perfezione.
Con grande respiro e movimento, tutta la sala è interpretata come una sfera ideale che improvvisamente diventa scena grazie allo spazio illusionistico degli affreschi di Tiepolo, che continuano nello spazio reale. Sulle cornici si muovono spensierate figure di paggi, araldi, lanzichenecchi. I drappeggi delle tende di Bossi, sopra gli affreschi del Tiepolo, in un certo senso rendono la volta simile a una tenda. Questa, a sua volta, viene perforata da specchi incastonati che emettono e riflettono rapidi lampi di luci. I confini tra illusione e realtà diventano vaghi, confusi. E l’architettura diventa il palcoscenico ideale degli avvenimenti storici rappresentati dagli affreschi.
Sul lato corto destro, a sud, “il principe vescovo di Würzburg unisce in matrimonio l’imperatore Federico Barbarossa e Beatrice di Borgogna nel 1156”. Di fronte, sul alto corto a nord, “l’Investitura del vescovo Herold infeudato del ducato di Franconia dall’imperatore Federico Barbarossa nella Dieta di Würzburg nel 1168”. Invece di rappresentare la sala dei principi, dove si trovano riuniti gli stati generali dell’impero, come richiesto dal programma, Tiepolo decide di trasporre la scena in un paesaggio mediterraneo, che ricorda il foro romano. Il dipinto del soffitto mostra a sinistra, su un trono rialzato, simile ad un altare, l’allegoria del “Genius Imperii” impersonificata dal giovane Barbarossa con gli attributi imperiali, accompagnato dalla Fama, da dignitari e da bandiere con l’aquila imperiale. Un putto con la spada si avvicina, volando. Da destra, sorgendo da un mare splendente di azzurro e di oro, avanza Apollo, dio della luce , che col cocchio del sole conduce la sposa Beatrice di Borgogna al Genius Imperii. Davanti al cocchio vola Imeneo, dio delle nozze, con una fiaccola accesa. A destra, sulle nuvole, si trovano Venere, Cerere e Bacco. Anche le allegorie e le virtù delle lunette sono di Giambattista Tiepolo. I quadri a olio sopra le porte sono invece del figlio Domenico. Due maestri insuperabili, che con i loro pennelli e la loro inesauribile fantasia fanno di questa impresa una delle più grandiose creazioni che siano mai state realizzate in un edificio profano.
Giovanni De Girolamo