Ambra torna alla rubrica "La nota" e oggi ci parla di Correggio, in particolare di uno dei dipinti più belli di Antonio Allegri: l'"Adorazione dei Pastori" conservata alla Gemäldegalerie di Dresda. Il dipinto, noto anche come "La notte", è uno dei più belli, intensi e raffinati del Correggio. Nel suo articolo, elegante come sempre, Ambra ci parla anche di come Vasari vedeva questa meravigliosa opera d'arte.
Quella calda luce, delicata ed avvolgente, pian piano si dissolse nell'aere dove in un batter di ciglio, il buio scese celere e tenebroso.
In un ardito impianto compositivo, la dolcezza del volto di Maria risplende fra le
tenebre di uno scenario dove l'amore divino si unisce allo stupore di volti femminili
le cui labbra si aprono in un sospiro di stupore.
Contrapposta a Il Giorno, la meravigliosa rappresentazione de La notte, ancor meglio
conosciuta come l'Adorazione dei pastori, risulta essere una delle opere più
interessanti di Antonio Allegri.
Con un desiderio assai rivoluzionario, Correggio sembra qui divenire abile precursore
di un caravaggismo che di lì a poco irromperà nel panorama artistico italiano.
Incredibilmente abile nell'esecuzione tecnica, con un gioco di pennellate, Correggio
riesce a differenziare la luce terrena da quella divina che si irradia dal corpo
innocente del Bambin Gesù nell'abbraccio materno di colei che ha occhi solo per lui.
Solo quegli occhi, graziosi e pieni d'amore, rimangono aperti e non abbagliati da
quella luce così forte a cui nessun altro personaggio della scena riesce a resistere.
Neppur il coro degli angeli dalle vesti color rosa sospinti da soffici nubi “che son
tanto ben fatti che par che siano più tosto piovuti dal cielo che fatti dalla mano d'un
pittore” riescono a guardare tanto son abbagliati.
Così continua il Vasari: “... e fra molte considerazioni avute in questo suggetto, vi è una femina che volendo fisamente guardare verso Cristo, e per non potere gli occhi mortali sofferire la luce della Sua divinità, che con i raggi par che percuota quella figura, si mette la mano dinanzi agl'occhi, tanto bene espressa che è una maraviglia. Èvvi un coro di Angeli sopra la capanna che cantano”.
Colme d' ammirazione son le parole del Vasari verso un dipinto che fu commissionato
a Correggio da Alberto Pratonieri nel 1522 per la cappella di famiglia e che negli anni
accese il desiderio di molti collezionisti interessati ad acquistarla.
Conservato oggi nella Gemaldegalerie di Desdra, rimase in Italia fino alla metà del
1700 quando fu venduto da Francesco III d'Este a Federico Augusto II di Sassonia.
Capolavoro indiscusso dell'arte cinquecentesca italiana, l'Adorazione dei pastori fu da
subito un'opera così stimata che molti pittori si recarono a Reggio per osservarla e per
apprendere ciò che di meraviglioso risiedeva nell'abilità artistica del suo autore.
Ambra Grieco