Anselmo compie il suo esordio alla rubrica "La nota" parlandoci di uno dei dipinti più belli di Luca Cambiaso, l'Adorazione dei Magi: nell'articolo, Anselmo ci descrive il dipinto inquadrandolo anche nel più ampio contesto della produzione cambiasesca. Un'opera d'arte di alto livello, da ammirare!
Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
Con queste parole l'evangelista Matteo racconta l'incontro dei Re Magi, sapienti venuti dall’Oriente per onorare il Salvatore, con la Sacra Famiglia. Questo episodio ha sempre goduto di una grandissima fortuna iconografica.
Tra il 1548 e il 1549, il giovane pittore Luca Cambiaso (nato a Moneglia nel 1527) lo raffigurò nell'opera in esame (conservata a Torino, nella sezione “Maestri Italiani” della Galleria Sabauda e proveniente dal Palazzo Durazzo di Genova). L'artista era appena tornato da un viaggio a Roma intrapreso per aggiornare il suo bagaglio figurativo, formato sugli insegnamenti del padre, pittore affine a Domenico Beccafumi, Pordenone, Carlo del Mantegna e Perin del Vaga. Molto probabilmente fu nella bottega di quest’ultimo che il giovane Cambiaso lavorò durante il suo soggiorno romano. A Roma Luca poté studiare opere di vari pittori, fra cui Michelangelo e Raffaello.
In questo dipinto Cambiaso supera la consueta raffigurazione dell’episodio evangelico (in cui la Vergine siede tenendo in grembo il Bambin Gesù adorato dai Re Magi): la Madonna è in piedi, poco oltre la soglia della stalla di Betlemme, tiene sotto le ascelle il piccolo Gesù per mostrarlo, mentre sgambetta irrequieto, ai Magi. Uno di essi, dopo aver posato a terra la sua offerta e la sua corona (simbolo, quest’ultimo atto, dell’avvenuto riconoscimento della regalità di Cristo) si china per baciare un piedino del fanciullo. Il suo compagno, imberbe, si porta una mano al petto in un atteggiamento estatico. Alla destra della Vergine un membro del seguito dei Re Magi è rappresentato tramite un ardito scorcio. Nella costruzione delle figure raffigurate nel dipinto, si nota un costante riferimento al gigantismo michelangiolesco. Questo elemento si trova anche nell'Adorazione dei Pastori, dipinto realizzato nello stesso periodo dell’opera torinese da Pellegrino Tibaldi e conservato a Roma, nella Galleria Borgese.
Anselmo Nuvolari Duodo