Protagonista del sesto appuntamento della rubrica "La nota" è un dipinto di Alessandro Magnasco conservato presso la Pinacoteca del Castello Sforzesco di Milano: è Il mercato del Verziere, un'opera in cui i protagonisti sono i personaggi umili, in accordo con lo stile e con le idee del grande pittore genovese. Lasciamoci raccontare la tela da Ambra!
Niente resta del tanto amato silenzio della notte che ormai fu, al risveglio dei primi timidi e tiepidi raggi di luce che fanno capolino in un cielo alboreo colmo di plumbee nubi.
Un sussurrio continuo alla base di urla, schiamazzi, risa e lamenti anima una piazza
gremita di uomini, donne, giovani ed anziani all'interno di un austero scenario
architettonico circondante la folla che minuscola appare agli occhi dell'osservatore.
Lo sguardo attento dell'ammiratore scruta i banchi del mercato ove giacciono i frutti
dell'umile terra su quali la polvere ed il fango rimandano ad una tanto remota e
rimpianta genuinità.
Qui, la natura morta si fonde ad un dettagliato vedutismo che abbraccia
fantasiosamente la commedia dell'arte al cospetto di un burlesco Pulcinella che si
esibisce su di un povero palcoscenico in compagnia di altri attori.
E come loro, anche i venditori, protagonisti di una scena di genere, recitano frasi
d'effetto per attrarre potenziali acquirenti mentre dilaga fra l'umile folla un crudele
pauperismo di cui l'elegante nobiltà mai s'interessa.
E proprio lui, il Lissandrino, se ne interessò, ponendosi contro la nobiltà parassita e la vita monastica corrotta, attraverso un genere popolaresco dal tono gravemente drammatico, sottolineato e ribadito dalle rapide pennellate che conferiscono ai soggetti rappresentati un nervoso dinamismo.
Alessandro Magnasco, che dal padre Stefano imparò l'arte della pittura, ben presto
abbandonò il genere del ritratto per dedicarsi ad ampi scenari di vita quotidiana dove
il volgo si presenza senza veli ne ritocchi, ma con la sua brutale e schietta semplicità.
E qui, ne Il mercato del Verziere, il rumoroso ed umile volgo invade la piazza, ai
piedi di una colonna in granito sormontata da una statua di Cristo Redentore eretta
come ex voto per la cessazione di un'epidemia di peste che nel 1577 sterminò gran
parte della popolazione.
Qui, guizzanti sono le figure che popolano una Milano che già nell'aria aveva
percepito l'odore di un imminente cambiamento, una rivoluzione che come un
fulmine illuminò in un lampo gli animi amari di un popolo che mai conobbe il suono
del silenzio.
Ambra Grieco