Per l'articolo della rubrica "La nota" dedicato all'arte di Simone Martini, Ambra parte da una sua esperienza personale per introdurci a uno degli enigmi più affascinanti e più dibattuti della storia dell'arte: il Guidoriccio da Fogliano è veramente di Simone Martini oppure fu realizzato da un altro autore di un'epoca più tarda? Abbiamo già introdotto l'argomento durante la trasmissione e Ambra ci offre diversi particolari in più. Da non perdere!
Durante una mia gita nei dintorni di Siena, fra le meraviglie di una città fuori dal
tempo dove si respira un'epoca passata e dove il tempo sembra essersi fermato, scorsi
una piccola bancarella dalla quale mi si affacciò un simpatico signore con barba
bianca ed occhiali.
Non persi tempo e subito mi ritrovai fra tanti libri e cianfrusaglie antiche fra le quali
osservai un piccolo libricino mancante di copertina che versava ormai in cattive
condizioni. Lo sfogliai e rendendomi ben presto conto dell'argomento interessante
che trattava, decisi subito di acquistarlo.
Incuriosita iniziai a leggere l'introduzione. Ricordo perfettamente il titolo: Il
misterioso Guidoriccio da Fogliano.
Il libricino altro non era che un breve saggio impostato sulle diverse ipotesi di storici
e critici d'arte sul tema della giusta o sbagliata attribuzione a Simone Martini del
famoso affresco presente ancora oggi nella sala principale di Palazzo Pubblico a
Siena.
Fui colpita da tre osservazioni sviluppate da una ristretta cerchia di intenditori: la
prima riguardava la qualità del dipinto che secondo alcuni risulta nettamente inferiore
a quella di Simone Martini, confrontandolo ad esempio con l'affresco firmato nella
parete di fronte. Si tratta infatti di due stili artistici molto diversi che porterebbero ad
ipotizzare una datazione molto più tarda per il Guidoriccio.
Risulta poco probabile infatti, che la Repubblica di Siena in un momento in cui aveva
timore dei dittatori e di possibili prese di potere da parte di corpi militari, facesse
dipingere il ritratto di un capitano nella sala principale di Palazzo Pubblico, proprio di
fronte alla Madonna protettrice.
Le intuizioni del Signor Gordon Moran hanno condotto alla scoperta, sotto lo scialbo,
di un bellissimo affresco sottostante il Guidoriccio che rappresenta evidentemente la
consegna ad un rappresentante della Repubblica di Siena di una fortificazione che
aveva capitanato. Insieme a tale affresco si sono ritrovate le tracce del gigantesco
mappamondo, dipinto da Ambrogio Lorenzetti.
Il mappamondo, che col tempo si era rovinato, finì per essere gettato via dai senesi,
ma rimasero delle impronte evidenti della sua presenza passata: doveva essere
costruito in parte da tela o qualche altro materiale girante su un perno.
La scoperta delle tracce del mappamondo è riscontrabili nella presenza sul muro di
numerosi graffi disposti in modo da formare un cerchio.
Si può osservare infatti, che le quattro zampe del cavallo su cui siede Guidoriccio
non sono alla stessa altezza poiché la prima zampa a sinistra è più in basso, tanto da
sfiorare l'anello più esterno dei graffi lasciati dal mappamondo. Esso doveva essere
mobile ed inserito in un magnifica rappresentazione delle terre e dei mari.
Da una parte era rappresentato il potere, da un lato c'era chi saliva e dall'altro chi
scendeva ed in basso era raffigurato colui che era stato disfatto dalla malasorte.
Ma allora che cosa è successo? Probabilmente, prima ancora che fosse eseguito il
mappamondo, la parete fu occupata almeno in parte dall'affresco recentemente
scoperto.
Inoltre, la faccia del capitano presenta i segni di una violenta cancellazione a colpi di
bastone o a colpi di sasso e molti storici affermano con certezza che Guidoriccio
cadde in disgrazia subendo una sorta di damnatio memoriae.
L'affresco fu sfregiato e ben presto cancellato applicando al suo posto il mappamondo e quando anche questo venne gettato via perchè troppo rovinato, tra le parti ad afrresco rimaste sulla parete, rimase anche la figura superiore del cavaliere. Ad un certo punto probabilmente, intorno al sorgere del quattrocento, questa figura a cavallo deve essere stata scambiata proprio con Guidoriccio da Fogliano di cui un tempo aveva preso il posto.
Il cavaliere, che in realtà nacque come semplice allegoria, in base a tale supposizione
fu quindi provvisto degli emblemi araldici di Guidoriccio e di un fondale sul quale si
erano svolte le sue imprese al fine di rappresentare al meglio i luoghi da lui
conquistati.
Si commise un errore però, una delle due fortezze venne rappresentata con una
tipologia che non è dell'epoca di Guidoriccio, ma molto molto più tarda.
Richiusi il mio libro e lo riposi sulla prima mensola della mia libreria incuriosita e
soddisfatta di aver compreso un'ipotesi così diversa e contrastante rispetto ai testi
tradizionali del mio percorso di studi universitario.
Ambra Grieco