di
Ilaria Baratta
, scritto il 22/12/2018
Categorie: Recensioni mostre / Argomenti: Leonardo da Vinci - Quattrocento - Cinquecento - Firenze - Rinascimento - Arte antica
Recensione della mostra 'L'acqua microscopio della natura. Il Codice Leicester di Leonardo da Vinci' a Firenze, Uffizi, dal 30 ottobre 2018 al 20 gennaio 2019.
Il ritorno a Firenze del Codice Leicester di Leonardo da Vinci (Anchiano, 1452 – Amboise, 1519), a distanza di trentasei anni dalla mostra fiorentina del 1982 che esponeva i preziosi fogli del manoscritto del grande genio, non intende essere, come dichiara il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt, “un’occasione ad hoc per celebrare il cinquecentenario della morte dell’artista”, bensì una condivisione con il pubblico dei risultati degli studî e delle scoperte compiuti in queste ultime tre decadi, perché “Leonardo, la sua arte, i suoi scritti sono materia in continua evoluzione e non passa anno, o mese, in cui non emergano novità sul suo lavoro, frutto di studi o di scoperte”. Un’opportunità che, come aggiunge Schmidt, si è desiderato fornire alle nuove generazioni, che non hanno potuto vedere né la citata mostra fiorentina del 1982, allestita nei Quartieri Monumentali di Palazzo Vecchio e curata da Carlo Pedretti, né la mostra bolognese del 1986 incentrata in particolare sugli esiti emiliani e sulla Mappa di Imola, di appartenenza della corona inglese a Windsor. Come nel caso di chi scrive, che in quegli anni non era ancora nata.
L’aver avuto la possibilità di ammirare dal vivo uno dei capisaldi della trattatistica leonardesca, quale è il Codice Leicester, e di soffermarsi da vicino sui differenti fogli, testimonianze, oltre che dell’infinita sapienza di Leonardo, anche della sua scrittura e dei piccoli disegni con cui accompagnava il testo, suscita una grande emozione e una sorta di venerazione per l’attitudine con cui il genio si approcciava ai grandi quesiti della natura. Ciò a cui ci si trova di fronte potrebbe essere infatti, come propone Alessandro Nova nel suo saggio del catalogo della mostra, un primo stadio di una cosmogonia universale dedicata ai quattro Elementi: il Codice Leicester si concentra sul tema dell’acqua, sviluppandosi poi nei varî campi del sapere, quali l’idraulica, la geologia, la fisica, la cosmologia, evidenziando come l’elemento li influenzi e come in certi casi determini cambiamenti del nostro pianeta. Un elemento perciò da cui partire per studiare fenomeni naturali, come è sottolineato dal titolo dell’esposizione allestita nell’Aula Magliabechiana degli Uffizi fino al 20 gennaio 2019, L’acqua microscopio della natura. In un unico ambiente sono racchiusi, all’interno di teche, i fogli del celebre manoscritto di Leonardo: il visitatore avrà quindi all’inizio una visione d’insieme dell’allestimento del percorso espositivo, lungo il quale si aggirerà alla scoperta dei diversi aspetti presentati nella straordinaria opera. Tra le teche sono poste inoltre molte postazioni tecnologiche che permettono, attraverso il Codescope, di far fruire al visitatore tutti i singoli fogli e di decifrare i loro contenuti. Ciò rende tangibile al pubblico il grande lavoro di ricerca svolto su ogni singolo foglio del codice.
A dichiarare i tre obiettivi della mostra è lo stesso curatore, Paolo Galluzzi: innanzitutto si è voluto porre l’attenzione sul contesto nel quale il codice in questione è stato scritto e illustrato con numerosi schizzi e disegni, caratteristica quest’ultima che rende il manoscritto un documento unico. La maggior parte del codice venne compilato a Firenze negli anni del secondo soggiorno di Leonardo nella città, ovvero tra il 1501 e il 1508, epoca di intensa attività culturale per Firenze. E periodo in cui, influenzato da questa temperie culturale, Leonardo si dedicò alla meccanica dei fluidi e alla storia della Terra, giungendo alla visione di una simmetria tra corpo umano e corpo terrestre; studiò inoltre il volo degli uccelli e realizzò raffigurazioni cartografiche che si rivelarono utili per progettare e realizzare interventi sul territorio toscano, tra cui il canale per rendere l’Arno navigabile da Firenze alla foce. Si è voluto inoltre rendere fruibile e accessibile a tutti i visitatori i contenuti del Codice Leicester, anche a coloro che non hanno pregresse conoscenze relative a questo argomento: ciò è stato possibile grazie, come detto, allo strumento tecnologico digitale del Codescope che permette di sfogliare tutti i fogli del codice in altissima risoluzione e di apprendere i temi di ciascuno di essi. Ulteriore e ultimo obiettivo è stato quello di evidenziare come Leonardo abbia precorso i tempi, svolgendo analisi e giungendo a conclusioni che si sono imposte con la rivoluzione scientifica e che sono divenute principî fondamentali delle moderne scienze della natura, come il lumen cinereum della Luna o il carattere erosivo dell’acqua.
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Immagini dalla mostra L’acqua microscopio della natura. Il Codice Leicester di Leonardo da Vinci
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Immagini dalla mostra L’acqua microscopio della natura. Il Codice Leicester di Leonardo da Vinci
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Immagini dalla mostra L’acqua microscopio della natura. Il Codice Leicester di Leonardo da Vinci
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Immagini dalla mostra L’acqua microscopio della natura. Il Codice Leicester di Leonardo da Vinci
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Immagini dalla mostra L’acqua microscopio della natura. Il Codice Leicester di Leonardo da Vinci
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Il Codice Leicester si presentava in origine costituito da diciotto grandi fogli piegati a metà e inseriti gli uni dentro gli altri a formare un album di trentasei fogli per un numero complessivo di settantadue pagine; su parte dei fogli si notano a margine piccoli e schematici disegni, e un’altra particolarità del testo è data dalla scrittura di Leonardo, da destra verso sinistra. Oggi il codice è sfascicolato e si mostra, come in esposizione, a fogli sciolti. Generalmente sembra che Leonardo scrivesse su tutte e quattro le facciate dei fogli prima di inserirli uno dentro l’altro, e di solito cominciava da quella che noi considereremmo l’ultima pagina per arrivare alla prima; in certi casi però procedeva anche nell’altro verso, capovolgendo l’insieme dei fogli, che come detto erano sovrapposti e piegati per realizzare un fascicolo. E con questo procedimento realizzò anche il Codice Leicester. Tuttavia parlare di linearità relativamente al metodo seguito dal genio è alquanto improprio, poiché una singola pagina poteva essere stata composta con materiali aggiunti in momenti diversi o addirittura una stessa pagina poteva affrontare argomenti differenti oppure nuove pagine potevano essere inserite in qualsiasi momento. È difficile quindi giungere a un ordine definitivo: i manoscritti dell’artista assumevano sempre una natura provvisoria. È comunque in corso di pubblicazione la nuova edizione del codice in cui gli studiosi Domenico Laurenza e Martin Kemp hanno cercato di ricostruire la sequenza di testi e disegni su ogni foglio. È stato notato inoltre come parte del contenuto delle pagine sia stata trascritta o adattata da altri manoscritti in base alla presenza di riferimenti incrociati, o in particolare è frequente il rimando al Libro A, testo smarrito ma ricostruito da Carlo Pedretti. Inoltre il codice presenta il numero maggiore, rispetto agli altri manoscritti, di casi, ovvero di domande che Leonardo si chiede, probabilmente a causa della complessità degli argomenti trattati.
Ciò che ha fornito un notevole contributo per decifrare l’ordine dei fogli sono state prove fisiche come la penetrazione dell’inchiostro nella carta, le macchie, le sbavature, l’inchiostro passato da una pagina all’altra, i fori dei compassi, lo spessore del pennino, elementi che hanno condotto all’idea della compilazione su fogli separati e piegati e successivamente inseriti uno all’interno dell’altro.
Tenendo contro dell’intero fascicolo si è pensato a una suddivisione tra serie interna e serie esterna: la prima comprenderebbe i bifogli da 8 a 18, mentre la seconda comprenderebbe i bifogli da 7 a 1; tematicamente si potrebbe affermare che le due serie siano differenti: quella interna è dedicata prevalentemente all’osservazione dell’acqua in movimento con un’attenzione all’ingegneria idraulica, quella esterna è invece dedicata alle questioni teoriche, come la natura del corpo della Terra e l’arrivo della luce solare diretta e riflessa sulla Terra e sulla Luna, anche se, come detto, è rischioso generalizzare. Presumibilmente però la serie interna di undici fogli è stata realizzata in maniera uniforme in un unico periodo di tempo, mentre la serie esterna potrebbe essere successiva e realizzata in modo frammentario.
Per l’epoca in cui venne prodotto, il Codice Leicester era fortemente innovativo e originale: nessuno aveva analizzato in maniera così scrupolosa i processi di lunghissimo periodo responsabili delle mutazioni cicliche della sfera degli elementi, l’azione incessante di questi ultimi. Ciò perché “molto più antiche son le cose che le lettere”, nel senso che le macrotrasformazioni della Terra avvengono in tempi lunghissimi rispetto ai tempi più ristretti delle testimonianze scritte. Perciò l’unico strumento per ricostruire queste trasformazioni è l’osservazione diretta della natura e le successive interpretazioni fondate su rigorosi ragionamenti meccanici. La Terra è infatti, secondo Leonardo, un organismo vivente sottoposto a trasformazioni cicliche. Tuttavia Leonardo, negli anni di realizzazione del Codice Leicester, possedeva una ricca biblioteca personale, per cui tra le fonti è possibile menzionare Platone, Aristotele, Strabone, Archimede, Ristoro d’Arezzo, Dante Alighieri; inoltre aveva acquisito nel corso della sua esistenza nozioni di filosofia naturale, meccanica, ottica e di cosmologia. Il percorso espositivo fiorentino si apre quindi con i testi che erano presenti nella biblioteca di Leonardo e che utilizzò in larga misura per il Codice Leicester, tra cui la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, la Cosmographie di Claudio Tolomeo, la traduzione latina di Jacopo Angeli del testo di Tolomeo, il De Situ Orbis di Strabone, La Composizione del mondo con le sue cascioni di Ristoro d’Arezzo, il Tractatus de Sphaera di Giovanni Sacrobosco. A Firenze tra il 1505 e il 1506 aveva inoltre composto il Codice sul volo degli uccelli, dove aveva analizzato le manovre che gli uccelli compiono per sostenersi e muoversi in aria sfruttando il vento. Aveva progettato quindi le ali dell’uomo-uccello, grandi ali articolate che l’uomo poteva comandare tramite corde, giunti e pulegge in modo da adattarle alle condizioni atmosferiche.
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Plinio il Vecchio, Ricciardo di Nanni (miniatore), Naturalis Historia: ritratto ideale di Plinio (1458; manoscritto membranaceo, miniatura a bianchi girari, Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana)
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Claudio Tolomeo, Cosmographia: raffigurazione dell’ecumene (1482; stampa in xilografia su carta; Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana)
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Claudio Tolomeo, Cosmographia: raffigurazione dell’ecumene (1466-1468; manoscritto membranaceo, con la traduzione di Jacopo Angeli; Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana)
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Ristoro d’Arezzo, La composizione del mondo con le sue cascioni (XIII secolo; manoscritto membranaceo; Firenze, Biblioteca Riccardiana)
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Strabone, De situ orbis (manoscritto membranaceo miniato del XV secolo; Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana)
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Giovanni Sacrobosco, Tractatus de Sphaera: diagrammi sulle relazioni Sole-Terra-Luna (XIV secolo; manoscritto membranaceo; Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana)
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Leonardo da Vinci, Codice sul volo degli uccelli, fogli 7v-8r (1505-1506; manoscritto su carta; Torino, Biblioteca Reale)
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Prima grande tematica del Codice Leicester presentata in mostra è la Luna come una seconda Terra: il foglio 36v, quello che per Leonardo doveva essere la prima pagina del codice, è dedicato all’esistenza di mari sulla Luna e alle onde nell’acqua; il discorso sulla Luna prosegue nei fogli più esterni: nell’1v attribuisce l’irregolare luminosità della Luna alla presenza sulla sua superficie di vasti oceani, mentre nell’1r delinea relazioni tra Sole, Terra e Luna e studia la composizione materiale di quest’ultima, soffermandosi ancora sulla sua irregolare illuminazione causata dalle acque agitate sulla sua superficie, nonostante oggi si sia a conoscenza dell’inesistenza di mari su di essa, e paragona la superficie lunare a quella di una mora o di una pigna. È tuttavia nel foglio 2r che Leonardo afferma che la Luna è governata dalle stesse leggi della Terra e fornisce una spiegazione del fenomeno oggi noto come luce cinerea. Rifiutando la cosmologia tradizionale secondo la quale la Luna era dotata di luce propria, afferma che essa riceve luce dal Sole; la sua luce secondaria, ovvero il lumen cinereum deriva dai raggi solari riflessi dagli oceani terrestri che illuminano fiocamente la parte in ombra della Luna. Nel retro del foglio 36 tratta dei grandi cambiamenti che la Terra ha subito nei secoli, partendo dall’osservazione delle caverne, e ipotizza che crolli sotterranei abbiano determinato l’origine della formazione delle montagne, giungendo a spiegare in questo modo la presenza di fossili di animali marini sulle cima delle montagne.
Come suggerisce il titolo della mostra, Leonardo era convinto che l’acqua fosse la chiave di lettura per la comprensione dell’organizzazione e del funzionamento della natura, nel senso più generale del termine. Per questa ragione cominciò a studiare i moti dell’acqua, il modo in cui quest’ultima influenza gli altri elementi e i cambiamenti che causa alla Terra, sia esternamente che internamente. Il Codice Leicester è perciò il risultato dei suoi studî su tutto ciò che riguarda l’elemento acqua, come la sua struttura, i moti vorticosi che genera, i punti in comune tra aria e acqua. Questi si possono vedere nella pratica attraverso una tromba d’aria sul mare, che presenta il medesimo moto spiraliforme dell’acqua: un intreccio di venti che solleva in aria pietre, sabbia e alghe insieme ad acqua vaporizzata. I due elementi, aria e acqua, si relazionano continuamente in modo reciproco: il vento è generato dall’evaporazione dell’acqua, così come le nuvole che sono conseguenza dell’evaporazione delle acque marine che ad alta quota vengono condensate dal freddo. I cambiamenti reciproci avvengono in maggior parte per il calore o per il freddo.
Aspetto innovativo per quell’epoca è l’associazione tra i moti vorticosi dell’acqua, dell’aria e del sangue che scorre nell’essere umano, espressioni della forza incontenibile della natura: l’idea di una simmetria tra la carne, le ossa, il sangue e il terreno, le rocce, le acque. Il corpo della Terra è simile al corpo umano, poiché il sangue si ramifica nelle vene come l’acqua nei fiumi, aspetto ben illustrato nel disegno a margine del foglio 3v. Il foglio 17v contiene l’indice più dettagliato del Trattato sull’Acqua (un altro indice è delineato nel foglio 5r) che avrebbe voluto completare e tra gli argomenti analizzati approfondisce la goccia, ovvero la componente elementare dell’acqua, sottolineandone la forma, la coesione con il resto dell’elemento acqua e l’elasticità paragonandola alla bolla di sapone. Prende in esame inoltre l’origine delle sorgenti sulle cime delle montagne, tenendo conto della teoria secondo cui il calore del Sole trasforma l’acqua in vapore e la fa ascendere finché giunta a quota più elevata si riconverte in acqua per il freddo; e ancora la formazione delle montagne stesse dal movimento di terra compiuto dai fiumi da un emisfero all’altro che provoca lo spostamento del centro di gravità del pianeta. Prendendo atto dell’erosione dell’acqua sui terreni, giunge a progettare sbarramenti che resistano al flusso impetuoso delle acque correnti e a studiare gli effetti causati da ostacoli posti nel letto dei fiumi: esperimenti con dighe e tubi per mettere in pratica l’idrodinamica utile per la costruzione di canali e pozzi. In base ai suoi studî, sarebbe utile non modificare radicalmente il corso di un fiume, ma assecondarlo modificando in modo graduale la direzione. In particolar modo tiene conto del comportamento dell’acqua corrente quando è ostacolata da “obbietti”, ovvero barriere naturali o artificiali poste nell’alveo dei fiumi, che fanno “fermo scudo allo avvenimento delle acque”, come riferisce lo stesso Leonardo: questa compie deviazioni del suo corso, processo utile per evitare o diminuire l’erosione delle sponde dei fiumi. Secondo le sue conclusioni, all’allargarsi o al restringersi degli argini viene modificata la velocità con cui l’acqua del fiume scorre nel suo letto, giungendo a un flusso costante. Questo principio, secondo Leonardo, avviene nella linfa delle piante e nella circolazione del sangue nell’uomo. Si tratta di uno studio d’idrodinamica da lui utilizzato per risolvere uno dei problemi concreti riguardanti la Terra e il corso dei fiumi: la prevenzione delle alluvioni e protezione dalle inondazioni. Per scavare i canali Leonardo progetta macchine semi-automatiche e si sofferma in particolare sulla canalizzazione dell’Arno a monte e a valle di Firenze: sono presenti in mostra studî e disegni a sanguigna e proiezioni in digitale per far comprendere ai visitatori i progetti per tali macchine atte allo scavo e alla rimozione delle terre di scavo, già studiate nel Codice Atlantico, risalente al 1502. Si tratta perlopiù di una specie di gru che, oltre a muovere la terra, si sposta su binari e avanza seguendo il fronte dello scavo. Il canale navigabile dell’Arno sarebbe stato alimentato da un sistema di canali da realizzare nell’area della Valdichiana, compiendone la bonifica. Comincia così a raffigurare il territorio in disegni cartografici che assumono l’aspetto di disegni anatomici: come precedentemente detto, i corsi d’acqua che scendono dalle montagne e giungono in pianura sono assimilabili al sangue che scorre lungo le vene del corpo umano. La Carta della Valdichiana è una veduta a volo d’uccello con rappresentazioni in alzato di città, castelli e rilievi montuosi. Al fine di far conoscere i più significativi progetti di Leonardo da applicare ai principali bacini idrici toscani è stato creato un plastico animato della Toscana con gli interventi di sistemazione idrica previsti dal genio.
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Leonardo da Vinci, Codice Leicester, fogli 1v-36r (1506-1510; manoscritto su carta; Collezione privata). Courtesy Bill Gates
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Leonardo da Vinci, Codice Leicester, foglio 2r (1506-1510; manoscritto su carta; Collezione privata). Courtesy Bill Gates
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Leonardo da Vinci, Codice Leicester, fogli 3v-34r (1506-1510; manoscritto su carta; Collezione privata). Courtesy Bill Gates
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Leonardo da Vinci, Codice Leicester, fogli 17v-20r (1506-1510; manoscritto su carta; Collezione privata). Courtesy Bill Gates
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Leonardo da Vinci, Codice Leicester, fogli 36v-1r (1506-1510; manoscritto su carta; Collezione privata). Courtesy Bill Gates
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Tra le più straordinarie invenzioni che hanno a che fare con la canalizzazione dell’Arno è l’odometro, antesignano del contachilometri: uno strumento che sarebbe servito per misurare la lunghezza del canale. Esposto in mostra è il modello di tale macchina: trainato da cavalli, era formato da due ruote, come un carro, che misuravano a ogni giro dieci braccia “da terra” azionando una ruota dentata trasversale con trecento denti; questa faceva un giro completo ogni tremila braccia, cioè ogni miglio. La ruota dentata era a sua volta collegata a una ruota contamiglia che misurava la distanza percorsa. Nel codice propone inoltre la prima dettagliata descrizione del moto delle onde e del loro impatto sulle rive del mare o sulle sponde dei fiumi, in particolare nel foglio 4v. Studia in modo approfondito l’impatto dell’onda sulla riva, notando come la cresta si scontri con l’onda successiva dividendosi in due parti: una si dispiega verso l’alto per poi attorcigliarsi su se stessa, l’altra precipita sul fondo trascinando verso il largo la parte inferiore dell’onda con la quale si è scontrata.
Quasi al termine dell’esposizione viene delineata, attraverso una mappa, la circolazione europea del Codice Leicester e delle sue copie: questo fu infatti l’unico manoscritto di Leonardo a destare grandissimo interesse da parte di esponenti delle scienze della natura appartenenti a generazioni successive. Tra il 1537 e il 1717 il Codice Leicester si trova a Roma, in un primo momento nelle mani dello scultore Guglielmo della Porta e in un secondo momento del pittore Giuseppe Ghezzi. Nel 1717 il futuro Conte di Leicester, Thomas Coke, acquista il codice e ne fa eseguire una copia a Firenze, dalla quale ne furono tratte altre; nella seconda metà del Settecento una copia del manoscritto è attestata a Napoli, mentre secondo la testimonianza di Giacomo Leopardi nel 1813 una copia si trova a Firenze. Cinque anni più tardi, grazie a Goethe, una copia del Codice Leicester viene acquistata dalla Biblioteca Granducale di Weimar. Anche in mostra è esposto un manoscritto che contiene due copie del codice, eseguite a Firenze nel 1767. L’originale codice viene acquisito nel 1980 da Armand Hammer, che gli dà il suo nome. È poi Bill Gates a riassegnargli la prima denominazione nel 1994, quando ne diventa proprietario.
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Leonardo da Vinci, Studi per la canalizzazione dell’Arno, Codice Arundel, fogli 271v-278r (1504 circa; matita rossa, penna e inchiostro; Londra, British Library)
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Leonardo da Vinci, Studio di macchine elevatrici e impianti di scavo, Codice Atlantico, foglio 3r (1502 (?); matita, penna e acquerello su carta; Milano, Veneranda Biblioteca e Pinacoteca Ambrosiana)
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Leonardo da Vinci, Studio di macchine elevatrici e impianti di scavo, Codice Atlantico, foglio 4r (1502 (?); matita, penna e acquerello su carta; Milano, Veneranda Biblioteca e Pinacoteca Ambrosiana)
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Il modello dell’odometro
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Video illustrativo che spiega il funzionamento dell’odometro
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La rassegna si conclude evidenziando come le principali tematiche del Codice Leicester siano state presentate dallo stesso Leonardo in alcuni dei suoi dipinti: i processi di sedimentazione da cui derivano le formazioni rocciose che si ergono verso l’alto sono raffigurati nella Vergine delle Rocce; la luce cinerea della Luna è esplicitata nella luminosità secondaria del volto di Ginevra de’ Benci e nella Sant’Anna, la Vergine e il Bambino con l’agnellino. Le teorie geologiche sulle montagne e sui laghi sono visibili nel paesaggio che fa da sfondo alla Gioconda, mentre a obbietti si possono paragonare i piedi del Cristo nelle acque del Giordano nel Battesimo di Cristo del Verrocchio (Firenze, 1435 – Venezia, 1488) e di Leonardo. Attorno ai piedi sono visibili dei sonagli, piccoli vortici.
La mostra è accompagnata da un ampio catalogo che, secondo quanto scrive lo stesso curatore, “rappresenta la risorsa più esaustiva e autorevole per mettere maturamente a fuoco le analisi e le idee fortemente innovative proposte da Leonardo nel Codice Leicester e per ricostruire il contesto intellettuale e materiale nel quale lo concepì”: in effetti, occorre sottolineare come il catalogo dell’esposizione si configuri come un validissimo, puntuale e ricco strumento di conoscenza delle tematiche affrontate da Leonardo nei fogli del codice. I saggi sono affidati a massimi esperti che hanno approfondito in maniera esaustiva tutti gli argomenti trattati nel manoscritto leonardiano: dalla compilazione e la storia dello stesso all’idea dell’acqua come “centro comune degli elementi”, dagli obbietti alle carte idrografiche della Toscana e allo scavo dei canali, dal lumen cinereum della Luna alla storia della Terra come vivente che subisce perenni trasformazioni cicliche. Un contributo d’eccellenza per un grande ritorno in Italia.
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L'autrice di questo articolo: Ilaria Baratta
Giornalista, è co-fondatrice di Finestre sull'Arte con Federico Giannini. È nata a Carrara nel 1987 e si è laureata a Pisa. È responsabile della redazione di Finestre sull'Arte.