Willy Ronis, le immagini del fotografo umanista che amava le persone emozionano Venezia


Recensione della mostra 'Willy Ronis. Fotografie 1934-1998' a Venezia, Casa dei Tre Oci, dal 6 settembre 2018 al 6 gennaio 2019.

Capelli un po’ spettinati e sguardo attento sotto un paio d’occhiali, la posa rilassata mentre sta appoggiato ad un muro, ai piedi cavi e alcune lampadine. È così che appare un giovane Willy Ronis (Parigi, 1910 - 2009) in un autoritratto con flash del 1951. Fotografo molto longevo (visse la bellezza di 99 anni), Ronis passò tutta la vita a fotografare, cercando il luogo più adatto in cui posizionarsi (anche a costo di salire sul telaio di una bicicletta per riprendere una manifestazione) e aspettando sempre il momento opportuno per quel magico click in grado di catturare l’istante. Oggi e fino al 6 Gennaio 2019 la più grande retrospettiva italiana a lui dedicata è in corso alla Casa dei Tre Oci a Venezia, grazie a due partner d’eccezione, ovvero il Jeu de Paume di Parigi e il Ministero della Cultura Francese. La mostra, curata da Matthieu Rivallin, ripercorre l’intera carriera di Ronis attraverso 120 stampe ai sali d’argento provenienti dalla Mediatheque de l’architecture e du patrimoine.

Francese di origini ebree, Willy Ronis viene incoraggiato dall’amico Robert Capa (Budapest, 1913 - Thai Binh, 1954) ad avvicinarsi alla fotografia e a diventare fotoreporter per la Francia del Fronte Popolare. Nel 1941 le leggi antisemite lo fanno fuggire da Parigi ma, in seguito alla Liberazione, egli riprende le sue macchine fotografiche e si dedica alla carriera di reporter. Vicino al Partito Comunista, sostiene che in fotografia non esiste un genere minore e diventa un maestro della fotografia industriale, dedicando molti suoi scatti agli operai, agli ambienti in cui lavorano, alle proteste e agli scioperi. La sua è una fotografia che si può definire politicizzata; mai nelle sue immagini si vedono dirigenti o “pezzi grossi” delle industrie, ma sempre e solo i lavoratori, i più deboli ripresi con grande verità. Quando visita le officine egli ricerca “imprevisti, molto interessanti e impossibili da ricostruire a posteriori”, di attimi rubati al lavoro in cui mostra con autenticità il mestiere e i suoi semplici e veri protagonisti.

Willy Ronis, Autoritratto con flash, Parigi, 1951. Ministère de la Culture - Médiathèque de l’architecture et du patrimoine Dist RMN-GP © Donation Willy Ronis
Willy Ronis, Autoritratto con flash, Parigi, 1951. Ministère de la Culture - Médiathèque de l’architecture et du patrimoine Dist RMN-GP © Donation Willy Ronis


Willy Ronis, Fabbrica Lorraine-Escaut, Sedan, Francia, 1959, Ministère de la Culture. Ministère de la Culture - Médiathèque de l’architecture et du patrimoine Dist RMN-GP © Donation Willy Ronis
Willy Ronis, Fabbrica Lorraine-Escaut, Sedan, Francia, 1959. Ministère de la Culture. Ministère de la Culture - Médiathèque de l’architecture et du patrimoine Dist RMN-GP © Donation Willy Ronis


Willy Ronis, Occupazione della fabbrica Citroen Javel, 1938. Ministère de la Culture - Médiathèque de l’architecture et du patrimoine Dist RMN-GP © Donation Willy Ronis
Willy Ronis, Occupazione della fabbrica Citroen Javel, 1938. Ministère de la Culture - Médiathèque de l’architecture et du patrimoine Dist RMN-GP © Donation Willy Ronis


Willy Ronis, Bambini di Belleville, Parigi, 1959. Ministère de la Culture - Médiathèque de l’architecture et du patrimoine Dist RMN-GP © Donation Willy Ronis
Willy Ronis, Bambini di Belleville, Parigi, 1959. Ministère de la Culture - Médiathèque de l’architecture et du patrimoine Dist RMN-GP © Donation Willy Ronis


Willy Ronis, Il piccolo parigino, 1952. Ministère de la Culture - Médiathèque de l’architecture et du patrimoine Dist RMN-GP © Donation Willy Ronis
Willy Ronis, Il piccolo parigino, 1952. Ministère de la Culture - Médiathèque de l’architecture et du patrimoine Dist RMN-GP © Donation Willy Ronis


Willy Ronis, Gli innamorati della Bastiglia, Parigi, 1957. Ministère de la Culture - Médiathèque de l’architecture et du patrimoine Dist RMN-GP © Donation Willy Ronis
Willy Ronis, Gli innamorati della Bastiglia, Parigi, 1957. Ministère de la Culture - Médiathèque de l’architecture et du patrimoine Dist RMN-GP © Donation Willy Ronis


Willy Ronis, Fondamenta Nuove, Venezia, 1959. Ministère de la Culture - Médiathèque de l’architecture et du patrimoine Dist RMN-GP © Donation Willy Ronis
Willy Ronis, Fondamenta Nuove, Venezia, 1959. Ministère de la Culture - Médiathèque de l’architecture et du patrimoine Dist RMN-GP © Donation Willy Ronis


Willy Ronis, Fondamenta Nuove, Venezia, 1959. Ministère de la Culture - Médiathèque de l’architecture et du patrimoine Dist RMN-GP © Donation Willy Ronis
Willy Ronis, Fondamenta Nuove, Venezia, 1959. Ministère de la Culture - Médiathèque de l’architecture et du patrimoine Dist RMN-GP © Donation Willy Ronis " />


Willy Ronis, Nudo provenzale, 1949. Ministère de la Culture - Médiathèque de l’architecture et du patrimoine Dist RMN-GP © Donation Willy Ronis
Willy Ronis, Nudo provenzale, 1949. Ministère de la Culture - Médiathèque de l’architecture et du patrimoine Dist RMN-GP © Donation Willy Ronis

La capitale francese, Parigi, è il terreno preferito in cui Ronis va a caccia di immagini. Città che egli definisce “intramontabile”, Parigi riserva sempre delle sorprese a chi sa aspettare il momento giusto, l’attimo esatto per scattare la foto. Questa era la filosofia di Ronis, capace di aspettare anche delle ore in attesa che succedesse qualcosa che rendesse la composizione perfetta. Durante le sue passeggiate egli cattura scene pittoresche di balli, di bambini, di innamorati, di ragazzi felici al luna park, di passanti affaccendati. Potrebbe essere definito un fotografo umanista, così come Doisneau e tanti altri che amavano mostrare le persone, le situazioni, gli atteggiamenti più diversi. Guardava il mondo in maniera speciale e sapeva raccontare e mostrare la poesia in brandelli di vita quotidiana. Amava fotografare le strade della città, specialmente di notte o dopo la pioggia, per via dei riflessi, e di Parigi preferiva il quartiere di Belleville, ricco di scale, ancora poco fotografato all’epoca. Una fotografia esposta nella mostra è quella scattata nel 1948 nel quartiere di Menilmontant, e che mostra un vetraio che risale Rue Laurence-Savart: Ronis riprende la scena da un punto di vista rialzato e volontariamente include il riflesso della pozzanghera sul marciapiede e il rigagnolo, i quali vanno ad equilibrare il cielo e i vetri trasportati dal protagonista. Presente nella retrospettiva è anche la fotografia più conosciuta di Ronis, scattata a Parigi anch’essa, quella de Gli innamorati della Bastiglia (1957). I due si stagliano sul panorama parigino, schiarito dopo la pioggia e ancora con qualche nuvola all’orizzonte. Ritratti in atteggiamento dolcissimo e incantevole, non si trovano in mezzo alla composizione ma completamente di lato e addirittura leggermente tagliati; nonostante questo sono loro i protagonisti indiscussi, quelli per cui il tempo si è fermato. Grazie a questa fotografia sono diventati eterni.

Willy Ronis è un fotografo insaziabile, sempre con la macchina fotografica in mano, curiosissimo di tutto ciò che lo circonda. Compie molti viaggi, buone occasioni per scattare fotografie senza i vincoli di una committenza, e si reca a New York, nei Paesi Bassi, a Berlino Est, in Russia e in molti altri luoghi. Viaggia anche in Italia e a Venezia, dove tra l’altro vince nel 1957 la medaglia d’oro alla Mostra Internazionale Biennale di Fotografia. A Venezia torna due anni dopo, nel 1959. Città che ha un tempo diverso rispetto a tutti gli altri luoghi, città ricca di canali, di acqua e di giochi di luce, Venezia per Ronis rappresenta un fertile terreno e, infatti, qui egli gira per i quartieri popolari scattando varie fotografie, alcune delle quali sono esposte in questa retrospettiva. Fotografie sospese, si potrebbero definire, così come appare sospesa la bambina ritratta in uno scatto mentre cammina sopra un pontile. Fotografie di attesa, in cui Ronis aspetta e aspetta ancora per trovare l’attimo perfetto in cui tutto è al posto giusto, in cui c’è un movimento, un contrappeso che equilibra la scena e che a tutto dà un senso. Un giorno mentre cammina Ronis vede due giovani madri che chiacchierano, sedute sui gradini di un ponte. Egli in seguito commenterà così quella scena: “Non avevo nulla che mi motivasse particolarmente a serbare il ricordo di quel momento. Ma la mia attenzione è stata risvegliata da voci maschili provenienti da sinistra. Ho salito rapidamente un gradino per trovare il punto perfetto e ho scattato nel momento esatto che, idealmente, avevo scelto. Un’altra fotografia a rischio, perché i miei scaricatori camminavano in fretta, e sarebbe stato impossibile scattare due volte. A quanto sembra questo genere di stress è adatto al mio temperamento”.

Anche se lavorava su commissione realizzava sempre qualche scatto non richiesto che poi spesso piaceva ed emozionava. Amava la fotografia tanto quanto amava la sua famiglia; portava sempre con sé la macchina fotografica e spesso sceglieva come protagonisti proprio la moglie Marie-Anne (ad esempio ritratta nel celebre “Nudo provenzale”, esposto anch’esso in questa mostra) e il figlio Vincent. Ed era una personalità forte, tanto che smise di lavorare per la rivista Life quando essa cambiò e riscrisse le didascalie delle sue immagini. Willy Ronis amava la vita ma ancora di più amava le persone, lui che venne definito “il poeta della geometria guidata dal cuore”. Rigorosamente in bianco e nero, le sue fotografie sono istanti di vita che rimangono eterni e impressi nella mente.


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