Facebook censura la Camera degli Sposi di Mantegna, patrimonio UNESCO. L'incredibile disavventura di Lorenzo Bonoldi


Facebook ha oscurato la Camera degli Sposi di Mantegna, patrimonio UNESCO, a causa della presenza di nudi. Protagonista dell'incredibile vicenda lo storico dell'arte e guida turistica Lorenzo Bonoldi.

Facebook si è reso protagonista di un ulteriore oscuramento dell’arte: a farne le spese, questa volta, sono state la Camera degli Sposi del Castello di San Giorgio e la Camera dei Giganti di Palazzo Te a Mantova, bloccate dal social network di Mark Zuckerberg per via della presenza dei puttini nudi nell’oculo della Camera degli Sposi dipinto da Andrea Mantegna, il grande artista attivo nel Rinascimento alla corte dei Gonzaga, e dei nudi negli affreschi di Giulio Romano a Palazzo Te. Per quanto ne sappiamo e ricordiamo, è la prima volta che la scure di Facebook si abbatte su di un bene riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

I fatti risalgono a dicembre e protagonista dell’incredibile disavventura è Lorenzo Bonoldi, storico dell’arte esperto di tematiche legate al Rinascimento mantovano e alla sua grande protagonista Isabella d’Este, nonché guida turistica. Lo studioso intendeva promuovere, attraverso un’inserzione su Facebook, i propri servizi da guida turistica, con una pubblicità che potesse linkare il sito web della sua attività, VISITMANTUA. Il sito di VISITMANTUA però includeva le immagini dell’oculo della Camera degli Sposi e degli affreschi di Giulio Romano, giudicate avverse alle policy di Facebook: probabilmente, ironizza Lorenzo Bonoldi, il social ha inteso le iniziali VM del logo di Visit Mantua come “Vietato ai Minori”. Rispettiamo ovviamente le decisioni prese dallo staff di Facebook, ma ci domandiamo se questi continui oscuramenti nei confronti dell’arte non possano essere riviste e se il social di Menlo Park non possa concedere una deroga sul nudo almeno per le opere d’arte. Specialmente se si tratta di opere di chiara fama e se sono capisaldi assoluti della storia dell’arte mondiale: ribadiamo con forza che l’arte non dovrebbe conoscere censure e chiediamo a Facebook di riconsiderare le proprie norme e di permettere la pubblicazione di immagini di opere d’arte a chi vive proprio grazie all’arte. Lorenzo Bonoldi ci ha raccontato nel dettaglio cosa è successo, e sottoponiamo questa storia all’attenzione dei nostri lettori perché intendiamo sensibilizzare il pubblico su di un tema che riteniamo di fondamentale importanza nell’ambito della comunicazione artistica, e quindi importante tanto per gli addetti ai lavori quanto per il pubblico che ogni giorno accede via social a contenuti che riguardano l’arte in ogni sua forma.

FSA. Dottor Bonoldi, può riassumerci brevemente la sua disavventura su Facebook e da dov’è nata?

LB. Lo scorso mese di novembre mi sono imbarcato in un’impresa ambiziosa: creare una versione in Pan di Zenzero del Castello di San Giorgio. Il mio intento era quello di utilizzare la mia creazione per pubblicizzare i miei tour a Mantova durante il periodo natalizio. Dopo aver speso giornate intere a impastare, cuocere, glassare e assemblare, credo di aver ottenuto un buon risultato. Ho quindi proceduto a fotografare la mia creazione costruendo un piccolo teatro di posa in casa, collocando il castello fra pini in miniatura, piccoli cervi e neve artificiale: a lavoro ultimato avevo finalmente ottenuto il risultato che mi ero prefissato. L’immagine natalizia del castello di San Giorgio, accompagnata dallo slogan: “Visit Mantua: a real winter wonderland” è stata stampata su volantini, cartoline e biglietti di auguri e messa in homepage del mio sito web. Sull’onda del successo riscosso ho quindi deciso di fare anche una campagna sponsorizzata su Facebook e Instagram, e qui inizia la storia vera e propria.

La riproduzione del Castello di San Giorgio di Mantova in pan di zenzero realizzata da Lorenzo Bonoldi
La riproduzione del Castello di San Giorgio di Mantova in pan di zenzero realizzata da Lorenzo Bonoldi

Che cosa è successo in seguito?

Dopo aver sottoposto la campagna a Facebook ho ricevuto un messaggio, nel quale mi si informava che la campagna non era stata approvata. In maniera del tutto innocente ho pensato che ci fosse stato un errore. Sono arrivato quindi alla conclusione che un fantomatico “rivelatore di nudità” (suppongo che se i nostri telefoni riconoscono i visi, è possibile che esistano programmi che riconoscono altre parti anatomiche) avesse preso fischi per fiaschi, scambiando l’immagine del castello per un’immagine di nudo. Forse il colore del pan di zenzero poteva richiamare il colore della pelle di un essere umano? Ho quindi inviato un messaggio all’Ads Team di Facebook specificando che (e cito letteralmente) “questa inserzione non contiene alcuna immagine di nudo. Si tratta di un castello in pan di zenzero”. A questa mia precisazione ha fatto seguito una risposta dal Team di Facebook, nella quale mi si informava che il problema non riguardava l’immagine del castello. Cito di nuovo testualmente: “sembra che l’URL della pagina di destinazione che hai incluso nell’inserzione non rispetti le Linee guida sulle pubblicità di Facebook. Non consentiamo la pubblicazione di inserzioni che contengono immagini di nudo, anche se non di natura sessuale. Ciò comprende l’uso di immagini di nudo a scopo artistico o educativo”. E per fugare ogni dubbio mi venivano inviati gli screenshot del mio sito che mostrano il soffitto della Camera degli Sposi affrescato da Andrea Mantegna e la volta della Camera dei Giganti di Giulio Romano.

L'oculo della Camera degli Sposi nel sito di VISITMANTUA
L’oculo della Camera degli Sposi nel sito di VISITMANTUA


La Camera dei Giganti di Palazzo Te nel sito di VISITMANTUA
La Camera dei Giganti di Palazzo Te nel sito di VISITMANTUA

Quindi Facebook di fatto ha oscurato dei dipinti d’importanza capitale per la storia dell’arte, riprodotti su tutti i manuali in quanto capolavori fondanti dell’arte occidentale. Com’è andata avanti la vicenda?

Una volta capito che il problema era la presenza del link al sito di VISITMANTUA ho a malincuore deciso di modificare il testo dell’inserzione a pagamento, rimuovendo il link diretto al sito. Ma evidentemente non bastava: anche dopo aver rimosso il link il Team di Facebook non approvava la mia inserzione. Ho quindi chiesto delucidazioni, e questa volta lo scambio di messaggi avveniva in Inglese: “Hello and thank you for helping me with this. Now: in this very AD there are no nudes, and this AD does not include a link to my website any longer. Working as a tour guide, of course my website contains images of Renaissance works of art in which naked bodies are exposed. And by the way, those frescoes have been declared to be UNESCO treasures. Are you telling me that every AD of my activity will be not accepted by Facebook because I have images of Renaissance works of art on my website?”. Ho ricevuto questa risposta da Griffith, uno membro dell’Ads Team: “Ciao Lorenzo, Your Facebook and main webpage are always considered components of your ads, regardless of whether or not you include the links. As long as there is nudity on your page, even of an artistic nature, your ads may be rejected. I apologize for the inconvenience”. La situazione era ormai chiara: fin quando sul sito web di VISITMANTUA ci saranno i puttini nudi di Mantegna o le divinità senza veli di Giulio Romano, Facebook, e di riflesso Instagram, mi negheranno la possibilità di fare inserzioni a pagamento.

Che impressione le ha fatto non poter pubblicare le inserzioni a causa della presenza di nudi nelle opere di Mantegna e Giulio Romano?

I network sono di loro proprietà ed è giusto che siano loro a stabilire le regole. Farò pubblicità altrove. La cosa curiosa è che, nonostante il “bando”, ricevo ogni settimana email dal Team di Facebook nelle quali mi si segnala che i miei contenuti sono “altamente performanti” e che potrebbero raggiungere un maggior numero di utenti con un’inserzione a pagamento. Peccato non poterne approfittare... del resto nel logo di VISITMANTUA compaiono le lettere VM: Vietato ai Minori.


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Gli autori di questo articolo: Federico Giannini e Ilaria Baratta

Gli articoli firmati Finestre sull'Arte sono scritti a quattro mani da Federico Giannini e Ilaria Baratta. Insieme abbiamo fondato Finestre sull'Arte nel 2009. Clicca qui per scoprire chi siamo





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