Uno dei musei più antichi della regione Veneto, il museo di Bassano del Grappa, con la direttrice Chiara Casarin ha fatto un salto di qualità e si è aperto al contemporaneo. La mostra Robert Capa Retrospective attualmente in corso ne è un chiaro esempio. Nata dalla collaborazione del museo bassanese con Magnum Photos e la Casa dei Tre Oci di Venezia, la rassegna, a cura di Chiara Casarin e Denis Curti, è ospitata in due sale adiacenti alla Pinacoteca e sarà visitabile fino al 19 febbraio. Robert Capa (vero nome Endre Erno Friedmann, Budapest, 1913 - Thai Binh, 1954) grande fotoreporter conosciuto internazionalmente, era solito dire: “Le immagini sono lì, basta catturarle”. Novantasette delle sue fotografie in bianco e nero ripercorrono il suo lavoro e attraverso la divisione in undici sezioni mostrano frammenti di alcuni dei più gravi conflitti del XX secolo, attimi catturati nel pieno dell’azione e divenuti immortali.
Robert Capa inizia la sua carriera giovanissimo; a soli diciannove anni viene mandato a Copenaghen dall’agenzia berlinese Dephot per documentare una conferenza su Trockij, e con la sua piccola Leica nascosta nella tasca scatta delle fotografie di grande intensità e forza. Gli scatti vengono pubblicati e rappresentano l’inizio della carriera di Capa. Una carriera che nonostante i momenti di crisi lo porta ad immortalare importanti istanti della storia e a fondare nel 1947 con Henri Cartier-Bresson l’Agenzia Magnum, cooperativa in cui il lavoro dei fotografi è salvaguardato e rispettato, dal punto di vista etico ed economico.
Dopo aver vissuto a Parigi, negli anni 30 documenta la guerra civile spagnola e in particolare gli scontri in Catalogna ed Aragona e i bombardamenti a Madrid e Barcellona. “Se le tue foto non sono abbastanza buone, non sei abbastanza vicino”: questo è il suo motto. Si tratta di scatti ravvicinati, dentro i fatti, scatti che mostrano miliziani che combattono e civili che cercano riparo, opere di grande sofferenza ed intensità. È del 1936 la sua fotografia più famosa, quella di un miliziano colpito a morte da una pallottola franchista. Oggetto di molte discussioni sulla sua autenticità, dalle ultime ricerche emerge che probabilmente essa è reale e mostra un giovane operaio tessile, Federico Borrell Garcia. In ogni caso, vera o falsa che sia, quest’immagine è diventata il simbolo della guerra civile spagnola, in grado di suscitare allo stesso tempo stupore e sdegno.
Robert Capa, Lev Trockij durante una conferenza, Copenaghen, 27 novembre 1932 (Courtesy International Center of Photography, Magnum Photos) |
Robert Capa, Morte di un miliziano lealista, Fronte di Cordova, inizio settembre 1936 (Courtesy International Center of Photography, Magnum Photos) |
Nel Luglio del 1937 il Giappone, alleato di Italia e Germania, invade la Cina. L’anno successivo Robert Capa è lì a documentare quanto succede. Una delle fotografie esposte colpisce particolarmente per la durezza ed amarezza; un soldato bambino guarda dritto davanti a sé, privato della sua infanzia egli appare serio e concentrato e dal suo volto non traspaiono altre emozioni. Oltre a questa, immagini di treni stipati di passeggeri, di gente che cerca un riparo durante i bombardamenti, di generali ed addestramenti. Ma anche scatti che mostrano momenti di gioia e spensieratezza come quelli vissuti da alcuni bambini che giocano sulla neve.
Le sezioni successive riguardano la Seconda Guerra Mondiale e alcuni dei suoi fronti. In Italia nel 1943 Robert Capa fotografa la conquista alleata della Sicilia. In merito disse: “Era la prima volta che seguivo un attacco dall’inizio alla fine, ma fu anche un’occasione per scattare ottime foto. Erano immagini semplici. Mostravano quanto noiosa e poco spettacolare fosse in realtà la guerra”. Uno scatto celebre è quello rappresentante un contadino che indica ad un ufficiale americano accovacciato la direzione presa dai tedeschi. L’estate successiva Capa è attivo in Francia e il 6 Giugno del 1944 documenta lo sbarco degli alleati in Normandia, ad Omaha Beach. A riguardo scrisse: “Era ancora molto presto e molto grigio per delle buone fotografie, ma l’acqua e il cielo, entrambi grigi, rendevano i piccoli uomini, che schivavano le pallottole sotto i disegni dell’intellighenzia anti-invasione di Hitler, davvero suggestivi”. Molti negativi che mostrano lo sbarco appaiono sfocati; si potrebbe trattare di un errore commesso da un tecnico durante lo sviluppo nella camera oscura ma secondo un altro punto di vista è lo stesso Capa che volle questo effetto per comunicare lo stato confusionario in cui dovevano trovarsi i militari americani. In seguito il 25 Agosto 1944 Capa prende parte alla liberazione di Parigi e nei mesi successivi mostra la situazione della popolazione tedesca, spesso ritratta in fuga o davanti ad edifici distrutti.
Robert Capa, Soldato bambino, Hankou, Cina, fine marzo 1938 (Courtesy International Center of Photography, Magnum Photos) |
Robert Capa, Bambini che giocano nella neve, Hankou, Cina, marzo 1938 (Courtesy International Center of Photography, Magnum Photos) |
Robert Capa, Contadino siciliano indica a un ufficiale americano la direzione presa dai tedeschi, Sicilia, 4-5 agosto 1943 (Courtesy International Center of Photography, Magnum Photos) |
Robert Capa, Sbarco delle truppe americane a Omaha Beach, Normandia, 6 giugno 1944 (Courtesy International Center of Photography, Magnum Photos) |
Robert Capa, La folla celebra la liberazione della città, Parigi, 25 agosto 1944 (Courtesy International Center of Photography, Magnum Photos) |
Dopo le missioni realizzate alla fine degli anni Quaranta in Unione Sovietica e in Israele, l’ultimo incarico è quello in Vietnam dove a partire dal 1946 la popolazione combatte contro i colonialisti francesi. Robert Capa deve sostituire per un mese un fotografo della rivista Life e realizza diversi scatti: uno di questi, esposto in questa rassegna e rappresentante dei soldati di schiena, gli è fatale perché subito dopo calpesta una mina antiuomo e rimane ucciso, a soli 41 anni. L’ultimo scatto dopo una vita passata a documentare le più grandi atrocità.
Non meno importanti sono le fotografie esposte nell’ultima sezione della mostra, quelle dedicate ai ritratti. Robert Capa, infatti, era una persona molto gioviale. Conosceva tantissime persone e molte di queste erano artisti, come i pittori Pablo Picasso e Henri Matisse, fotografi, giornalisti, attori come Ingrid Bergman, intellettuali come gli americani Ernest Hemingway e John Steinbeck. Amava uscire, incontrare gente, parlare e divertirsi. E odiava la guerra. Sul suo lavoro lo scrittore e amico John Steinbeck disse: “Sapeva di non poter fotografare la guerra, perché è soprattutto un’emozione. Ma è riuscito a fotografare quell’emozione conoscendola da vicino, mostrando l’orrore di un intero popolo attraverso un bambino”. Registrando singoli gesti, espressioni, volti egli è riuscito ad entrare nelle situazioni più atroci e a mostrarne con maestria l’orrore, la sofferenza, la crudeltà, il caos, continuando a mantenere un occhio sensibile e rispettoso. Le sue fotografie cariche di emozioni a distanza di anni impressionano e rimangono nel cuore. Grazie alla loro nitidezza ed intensità esse toccano nel profondo e rimangono eterne.
Robert Capa, Sulla strada da Nam Dinh a Thai Binh, Vietnam, 25 maggio 1954 (Courtesy International Center of Photography, Magnum Photos) |
Robert Capa, Ernest Hemingway e il figlio Gregory, Sun Valley, Idaho, ottobre 1941 (Courtesy International Center of Photography, Magnum Photos) |
Robert Capa fotografato da Ruth Orkin, Parigi, 1952 |