La ventiquattresima edizione di Artissima, la fiera d’arte contemporanea che si terrà anche quest’anno a Torino (dal 3 al 5 novembre), vedrà tra i nuovi progetti speciali il Deposito d’Arte Italiana Presente, un progetto espositivo curato da Ilaria Bonacossa e Vittoria Martini. Rifacendosi all’omonima esperienza tenutasi tra il 1967 e il 1968 (si trattava allora di un luogo di produzione e di esposizione di opere di artisti emergenti, voluto da Gian Enzo Sperone), il nuovo Deposito vuole essere uno “spazio dinamico di esposizione e di approfondimento dal quale iniziare una narrazione dell’arte italiana degli ultimi venti anni per fotografarla oggi immaginando gli sviluppi futuri”. Una fotografia che parte dal 1994 e arriva fino a oggi. Ne abbiamo parlato con una delle due curatrici, Vittoria Martini.
Il Deposito d’Arte Presente del 1967-1968. Ph. Credit: Paola Bressan |
Il Deposito d’Arte Italiana Presente si presenta come “uno spazio dinamico di esposizione e di approfondimento dal quale iniziare una narrazione dell’arte italiana degli ultimi venti anni per fotografarla oggi immaginando gli sviluppi futuri”. In che modo intende sviluppare questa narrazione?
La narrazione inizia nel 1994, anno di nascita di Artissima. Sono 23 anni, un tempo sufficiente per iniziare a mettere in prospettiva e pensare alla fiera come a un’istituzione con la sua storia, il suo archivio. Partire dal 1994 è significativo per molti motivi. Innanzitutto per Torino: Artissima nasce perché c’è un sistema saldo che la può supportare e la città si conferma la capitale italiana dell’arte contemporanea seguendo la tradizione che parte dalla fondazione della GAM-Galleria Civica d’arte moderna nel 1959. Il 1994 è poi significativo perché permette di fare una cesura netta con quel periodo segnato da quelli che Francesco Bonami in un suo celebre passaggio definì come i “genitori perfetti”: l’Arte Povera e la Transavanguardia. Questa cesura è essenziale per iniziare un nuovo capitolo per non dover sempre tornare alle radici, al ’68 e agli Anni di piombo, ma iniziare con gli attentati terroristici dei primi anni ‘90. Lo scenario è un altro, inizia un nuovo capitolo. Quindi dal 1994, utilizzando come dicevo Artissima come un archivio, abbiamo fatto un lavoro di analisi di tutti i cataloghi per cercare i nomi degli artisti ricorrenti. Dopo questa prima mappatura, abbiamo analizzato i cataloghi delle mostre “generazionali” dal 1990 a oggi e poi abbiamo guardato ai premi e ai riconoscimenti. Ne emerge un panorama fatto di nomi e di grandi assenti, vedi tutta la storia di Oreste che è stata centrale per gli anni ‘90, ad esempio, perché quella che qui raccontiamo è una storia legata al mercato. Il fatto che la mostra sia all’interno di una fiera non è un dato secondario, ma è un elemento centrale che ha guidato le nostre scelte circa il format allestitivo e la selezione degli artisti. Quindi, in un percorso cronologico, abbiamo mappato i nomi degli artisti ricorrenti da quelli nati negli anni ’60 fino a oggi. Oltre alla tradizionale collaborazione con le istituzioni, quest’anno abbiamo chiesto la collaborazione alle gallerie presenti in fiera. Questo per sottolineare la centralità del lavoro delle gallerie, motori essenziali del sistema che investono nei talenti e si fanno archivi di artisti magari ancora non storicizzati e tralasciati temporaneamente dal mercato. La storia delle gallerie italiane influenza e segna profondamente la storia della produzione artistica in Italia.
Qual è il rapporto con lo storico “Deposito d’Arte Presente” di Gian Enzo Sperone e perché avete pensato di “riattualizzare” quell’esperienza?
Il nostro progetto non è una ricostruzione filologica del Deposito d’arte presente del 1967. Abbiamo ripreso quel format utilizzandolo come cornice concettuale per un progetto che ne riflette la modalità operativa, un format innovativo perché concentra tutti gli stakeholders in un unico luogo creando sinergia tra artisti, galleristi e collezionisti. La stessa cosa che accade in una fiera. Il Deposito d’arte presente voleva portare l’arte al di fuori dei circuiti designati, individuare una nuova tipologia di spazio che non fosse più la “galleria-boutique” o il white cube in cui ammirare le opere destinate ai “salotti borghesi”, ma uno spazio più “brutale”, più reale, che meglio si adattasse alla nuova ricerca artistica e che preparasse il pubblico alla nuova estetica dell’Arte Povera. L’intenzione era quella di dare vita a uno spazio che fosse allo stesso tempo centro di produzione, presentazione e mercato, capace di attrarre galleristi e, soprattutto, un nuovo collezionismo giovane. Il Deposito d’Arte Presente è preso come forma-modello e cornice concettuale per un allestimento innovativo che ne assorbe la modalità operativa: il deposito come un’officina, uno spazio stratificato, ricco di potenzialità perché concentra artisti, galleristi e collezionisti in un unico luogo, creando sinergia. Nell’anno in cui ricorre il cinquantesimo anniversario dalla nascita e teorizzazione dell’Arte Povera, il Deposito d’Arte Presente è sembrato il modello migliore per ricordare e celebrare quella data, ma anche l’archetipo ideale dei caratteri torinesi per eccellenza: la grande sperimentalità, l’attitudine alla ricerca e all’innovazione, l’aspirazione internazionale.
Quali sono gli artisti che vedremo nel Deposito?
Il Deposito non avrà un percorso lineare. Nella ricerca è stato mantenuto con rigore un percorso cronologico, ma nell’allestimento questo rigore emergerà soltanto a un’attenta analisi. La narrazione inizierà con Maurizio Cattelan (1960), il primo artista a comparire tra le presenze italiane ad Artissima nel 1994 e immediatamente nelle mostre nazionali e internazionali e nelle collezioni e terminerà con la più giovane artista italiana premiata ad Artissima (Present Future 2013), Giulia Cenci, classe 1988. Tra Cattelan e Cenci ci sono un centinaio di artisti che hanno segnato e stanno segnando l’arte contemporanea italiana. Le opere sono state selezionate in maniera differente per gli artisti già storicizzati e per quelli più giovani. Per gli artisti classe ’60 e ‘70 abbiamo chiesto o cercato opere significative o iconiche per la pratica artistica sviluppata in seguito, per gli artisti classe ’80, invece, abbiamo lavorato per la ricerca di opere esemplificative di una pratica ce si sta sviluppando ora. In generale tutte le opere presenti in Deposito sono state selezionate accuratamente in dialogo con gli artisti e le gallerie, anche per gli artisti presentati dalle istituzioni del territorio piemontese. Il rapporto diretto con gli artisti è al centro di questo progetto.
Gli autori di questo articolo: Federico Giannini e Ilaria Baratta
Gli articoli firmati Finestre sull'Arte sono scritti a quattro mani da Federico Giannini e Ilaria Baratta. Insieme abbiamo fondato Finestre sull'Arte nel 2009. Clicca qui per scoprire chi siamo