Le campagne attorno ai Colli Euganei sono una delle zone paesaggisticamente più intatte dell’intero Veneto. I capannoni, che costellano le zone pianeggianti di quasi tutta la regione, qua sono una presenza piuttosto rara. E anche l’edilizia aggressiva, che altrove ha coperto le pianure di calcestruzzo e cemento, ha in gran parte risparmiato la bellezza incontaminata di questa terra. Ci sono borghi antichi che hanno conservato inalterata la loro anima: Monselice, Este, Arquà. Ci sono le placide stazioni termali immerse in una vegetazione rigogliosa e lussureggiante, come Abano, Montegrotto, Galzignano. È una terra dove l’attività dell’uomo ha sempre profondamente rispettato la natura. Basti pensare che, per conservarla, nel 1971 fu emanata la Legge 1097, “Norme per la tutela delle bellezze naturali ed ambientali e per le attività estrattive nel territorio dei Colli Euganei”, oggi indicata come la prima vera legge di salvaguardia ambientale mai promulgata in Italia. All’epoca, il nemico era l’attività estrattiva: i Colli abbondano di cave di calcare, utilizzato per la fabbricazione del cemento, e di trachite, una roccia che trova anch’essa largo impiego nel settore dell’edilizia. Oggi, sono pochissime le cave rimaste attive.
Poi, per preservare ulteriormente questo territorio, nel 1989 fu istituito il Parco Regionale dei Colli Euganei, il primo, e tuttora il più grande, di tutto il Veneto. Per dare un’idea, copre una superficie di un terzo più ampia rispetto a quella del Parco del Delta del Po o del Parco delle Dolomiti d’Ampezzo. Ed è anche più grande del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Quello dei Colli Euganei è un parco in cui abbondano antichi manieri, ville, castelli e luoghi di culto dove grandi artisti lasciarono le loro opere, ordinati vigneti dai quali si ottiene uno dei vini più buoni del paese, ulivi, ciliegi, alberi da frutto (si pensi che l’80% della superficie del parco è coltivata), roseti, boschi, laghi e fiumi che offrono riparo a una fauna fortemente diversificata.
Questo ambiente dovrà a breve fare i conti con un mostro che lo minaccia: la costruzione di un enorme centro commerciale proprio davanti a uno dei monumenti simbolo del territorio. Siamo a Battaglia Terme, cittadina di quasi quattromila abitanti nel cui territorio si trova il Castello del Catajo: l’ipermercato sarà costruito in faccia a questa sontuosa dimora, fatta edificare dalla potente famiglia degli Obizzi, che fecero la propria fortuna tra Medioevo e Rinascimento sia grazie al loro tradizionale mestiere (i membri della dinastia furono quasi tutti capitani di ventura), sia grazie ad accorte politiche matrimoniali. Uno di loro, Pio Enea I, verso la metà del Cinquecento decise di investire buona parte dei beni della famiglia nella costruzione di un palazzo che potesse essere adeguato allo status raggiunto dagli Obizzi. Pio Enea I incaricò dunque l’architetto Andrea da Valle (Valle di Capodistria, primo quarto del XVI secolo – Venezia, 1578) di progettare l’ampliamento di un edificio che la famiglia possedeva nei Colli Euganei: così, tra il 1570 e il 1573, prese forma il primo e più grande nucleo del Castello del Catajo (il cosiddetto “Castel Vecchio”), ma gli ampliamenti continuarono fino all’Ottocento. Una residenza simile necessitava di essere decorata da un pittore adatto allo scopo: Pio Enea I non perse tempo e nel 1571 diede a Giovanni Battista Zelotti (Verona, 1526 - Mantova, 1576), allievo e collaboratore del Veronese, l’incarico di affrescare gli ambienti interni. Ne sortì uno dei cicli di affreschi più importanti del Veneto. Un edificio unico, una via di mezzo tra una fortezza e una villa signorile, che uno studioso come Celestino Cavedoni definì, in un suo opuscolo del 1842, “singolare del tutto e meraviglioso”.
La facciata del Castello del Catajo |
Interni affrescati da Giovanni Battista Zelotti |
Nel 2016 il Castello ha conosciuto un cambio di proprietà e un conseguente cambio di direzione nella gestione: il nuovo proprietario, Sergio Cervellin, ha voluto investire nel Castello perché lo ha ritenuto un patrimonio da preservare e una fonte di opportunità per tutto il territorio euganeo. “Da quando è entrato il nuovo proprietario”, ci spiega Marco Moressa, direttore del Castello del Catajo, “abbiamo dato vita a un’attività volta alla valorizzazione, anche attraverso restauri necessarî, perché il Castello del Catajo è sempre stato aperto ma ha conosciuto un periodo di decadenza: da un anno a questa parte, invece, abbiamo assistito a una vera rinascita, anche perché la proprietà ha scommesso sul castello, che è considerato sia come un preziosissimo bene culturale, storico e artistico, sia come centro propulsore del territorio in una zona che ha grandi potenzialità paesaggistiche. Una zona come ce ne sono poche, peraltro, nel Veneto, perché si tratta di un territorio pressoché integro e non toccato dall’industrializzazione, come avvenuto da altre parti”.
E tutto è andato bene, finché non s’è tornato a parlare dell’effettiva edificazione del centro commerciale, un progetto che sembrava non dovesse mai concretizzarsi. Tuttavia, negli ultimi giorni, la società proprietaria dell’area designata per accogliere l’ipermercato ha presentato al comune di Due Carrare (la zona infatti è compresa sotto quest’ultimo municipio) un nuovo progetto. Si tratta di una struttura che interesserà una superficie di trentaduemila metri quadri: l’equivalente di circa cinque campi da calcio regolamentari. La superficie dell’edificio però sarà all’incirca doppia: nell’ultima proposta è stato infatti pensato per uno sviluppo su due piani in altezza, al contrario del vecchio progetto che prevedeva una struttura a un solo piano, ma estesa su quarantottomila metri quadri. Numeri che dànno un’idea ben chiara dell’impatto che avrà sul territorio. “Troviamo incomprensibile”, continua Marco Moressa, “che di fronte a un bene come il Castello del Catajo venga costruita una struttura del genere. Cosa si direbbe se venisse costruito un centro commerciale davanti a Villa Pisani a Stra, o davanti alla Reggia di Venaria Reale? Sarebbe bollato come un progetto assurdo, inconcepibile. Qui invece si parla di avviare lavori che andranno a impattare su una zona intatta, per realizzare un’opera che avrà effetti nefasti sulla vocazione culturale, agricola e turistica del territorio”.
Ovviamente, il grande centro commerciale risulterà fatale anche a molte attività economiche del territorio. Il presidente di Confesercenti di Padova, Nicola Rossi, ha stimato che l’ipermercato di Due Carrare potrebbe causare gravi danni a circa trecento esercizî commerciali dell’area dei Colli Euganei, in una provincia che peraltro conta già, secondo le stime di Confersercenti, 538 metri quadri di grande distribuzione organizzata per ogni mille abitanti. Per non parlare dei posti di lavoro: il centro commerciale ne porterà sì di nuovi, ma si ipotizza che, per ogni nuovo posto creato dal centro, ce ne saranno tra i quattro e i cinque persi nel piccolo commercio locale. “Anche noi”, afferma il direttore del Castello del Catajo, “possiamo dire che l’apertura del centro commerciale avrà un forte impatto economico sul Castello. Una struttura come quella che si vuole costruire porterà alla morte del territorio, noi compresi. E non siamo soltanto noi a dirlo, ci sono anche le stime delle associazioni di categoria. Tant’è che il proprietario ha già fatto sapere che, qualora il progetto del centro commerciale dovesse andare in porto, considererà la possibilità di fermare i restauri, di bloccare tutte le opere di valorizzazione, e addirittura di chiudere il Castello, perché non ha senso investire in una zona che andrà incontro a morte certa”. Una sorta di suicidio economico, insomma, fondato su un progetto vecchio (è dal 1990, garantisce Rossi, che si parla dell’ipermercato di Due Carrare) e su un modello economico ormai superato perché, ora come ora, il dibattito verte su come valorizzare le attività tradizionali e su come proporre metodi di sviluppo alternativi rispetto a quelli della grande distribuzione organizzata, fondati sull’omologazione dell’offerta e sui non-luoghi che incentivano il consumismo a scapito dell’acquisto consapevole. “Avremo un centro commerciale identico a tanti altri in tutto il mondo”, dice Moressa. “E la cosa è offensiva nei confronti del territorio, che dovrebbe essere valorizzato per le sue particolarità e le sue unicità”.
Il paesaggio che circonda il Castello del Catajo |
E pensare che l’attuale sindaco di Due Carrare, Davide Moro, quand’era all’opposizione aveva espresso contrarietà al progetto. Adesso, invece, se ne sta valutando la fattibilità. Ma sembra che non si stia tenendo conto delle inevitabili ricadute negative: “riteniamo”, continua Moressa, “che questo progetto sia uno sfregio infinito e incomprensibile. È poi vero che da tempo si parla di costruire un centro commerciale in zona e che il progetto esiste da diversi anni, ma bisogna anche dire che, rispetto all’epoca in cui il progetto fu presentato per la prima volta, i tempi sono notevolmente cambiati, e fare adesso un centro commerciale è frutto di una mentalità vecchia, che non tiene conto delle rinnovate esigenze dell’economia, che peraltro ormai vanno in direzione contraria rispetto alla costruzione dei grandi centri commerciali”.
Nell’attesa di conoscere le sorti del progetto, il Castello del Catajo ha già conquistato l’affetto delle persone. Sui social si è potuto constatare un attaccamento al patrimonio che rincuora e fa ben sperare per l’esito finale di questa battaglia. “Fortunatamente”, ci fa sapere il direttore, “abbiamo ricevuto tanti messaggi di solidarietà, sia dai cittadini del territorio che dagli amanti dell’arte e della cultura che seguono le nostre attività e che hanno dimostrato una grandissima sensibilità, oltre che una grande attenzione nei confronti di questa vicenda. Solidarietà ma anche volontà di difesa del territorio e di aiutarci: in tanti ci hanno detto «se si può fare qualcosa, noi siamo con voi». I cittadini comprendono benissimo che il Castello del Catajo e il suo territorio sono beni da salvaguardare, oltre che un’opportunità che va difesa”. Intanto, le associazioni del territorio si stanno già muovendo per contrastare l’apertura del centro commerciale. Patrizio Bertin, presidente di Ascom Padova, ha fatto sapere che l’associazione dei commercianti della provincia farà di tutto per bloccare le operazioni. Stessi propositi anche da parte di Confesercenti, che attraverso i quotidiani locali ha lanciato appelli alle forze politiche e sociali. I cittadini e i comitati del territorio hanno indetto, per il 10 luglio a Battaglia Terme, un incontro d’informazione sui “nuovi mostri” (il centro commerciale non è infatti l’unico) che minacciano i Colli Euganei. E anche il Castello del Catajo non si tira certo indietro, anzi: è tra i capifila del fronte dei contrarî. “Noi”, conclude Mauro Moressa, “faremo tutto quello che è nelle nostre possibilità per impedire che il territorio venga devastato. Siamo piccoli, ma metteremo in campo tutte le nostre risorse e non ci sottrarremo dal fare ciò che andrà fatto per il bene del Castello e del territorio”.
Gli autori di questo articolo: Federico Giannini e Ilaria Baratta
Gli articoli firmati Finestre sull'Arte sono scritti a quattro mani da Federico Giannini e Ilaria Baratta. Insieme abbiamo fondato Finestre sull'Arte nel 2009. Clicca qui per scoprire chi siamo