“Elles”: le prostitute parigine secondo Henri de Toulouse-Lautrec


Henri de Toulouse-Lautrec visse nei bordelli di Parigi: dalla frequentazione amichevole con la prostitute nacque una splendida serie di commoventi litografie, Elles.

Il grande Henri de Toulouse-Lautrec (Albi, 1864 - Saint-André-du-Bois, 1901), com’è noto, era un abituale frequentatore dei bordelli della Parigi di fine Ottocento. Negli ultimi tempi abbiamo assistito a un rinnovato interesse per questo importante artista, un interesse concretizzatosi in diverse mostre che non hanno mai dimenticato di affrontare il rapporto tra Toulouse-Lautrec e le prostitute che lavoravano nelle case di tolleranza a lui note. Tuttavia, spesso le recenti esposizioni hanno proposto riletture superficiali di tale rapporto, senza approfondire le motivazioni che avevano portato il pittore ad avvicinarsi a un mondo che, pur essendo già stato oggetto d’attenzione da parte di molti artisti, veniva analizzato da Toulouse-Lautrec con occhio del tutto nuovo. Un artista come Edgar Degas, autore di una serie di monotipi in cui venivano rappresentate scene di vita dei bordelli parigini, aveva sondato l’ambiente delle maisons closes in modo quasi distaccato, dando conto delle situazioni che si venivano a creare all’interno dei locali: prostitute annoiate in attesa dei clienti, compassati (e impacciati) gentiluomini, elegantemente abbigliati in giacca e cravatta, che vengono quasi trascinati dalle meretrici già nude, donne dai corpi ormai non più nel fiore della giovinezza sdraiate sui divani del bordello in pose volgari e scomposte per meglio mostrarsi alla clientela.

Edgar Degas, Il cliente serio
Edgar Degas, Il cliente serio (1876-1877 circa; monotipo a inchiostro nero su carta, 21 x 16 cm; Ottawa, Musée des Beaux-Arts du Canada)

Degas ha voluto, in sostanza, mostrare all’osservatore la noia del lavoro delle prostitute, la totale mancanza di sensualità (oltre che, ovviamente, di raffinatezza), la mercificazione del corpo, non senza tuttavia provare un poco di compassione per la sorte di queste donne, per quanto i suoi monotipi fossero comunque intrisi di un’ironia che era diretta sia alle meretrici, sia ai loro clienti. L’approccio di Toulouse-Lautrec è totalmente differente. È noto che una malattia alle ossa avesse compromesso il normale sviluppo dei suoi arti inferiori, facendo sì che l’artista non si spingesse oltre una statura di un metro e cinquantadue centimetri. Perciò, malgrado avesse continuato a intrattenere rapporti con la sua famiglia (in special modo con la madre), verso i venticinque anni decise di sottrarsi a quell’ambiente aristocratico che aveva frequentato durante l’infanzia (la sua famiglia era infatti nobile), per ritirarsi a Montmartre, nei bassifondi della società. Aveva dunque iniziato a frequentare i bordelli per trovare quel calore umano del quale possiamo immaginare avesse iniziato a sentir la mancanza via via che la sua malattia progrediva. E in uno di quei bordelli, quello situato al numero 8 di rue d’Amboise, il pittore aveva fissato, nel 1892, la propria residenza.

All’interno delle pareti del bordello, Toulouse-Lautrec si sentiva a suo agio. Si narra che, poco dopo essersi stabilito nella maison close, avesse commentato “j’ai enfin trouvé des femmes à ma taille”, “ho finalmente trovato donne della mia statura”: con tutta evidenza, l’artista sentiva il peso della sua disabilità. Toulouse-Lautrec avvertiva una sorta di corrispondenza tra la sua condizione e quella delle prostitute, e probabilmente pensava che solo tra persone ai margini della società ci fossero i presupposti per essere compreso (e per comprendere, a propria volta, la vita perlopiù triste e squallida delle meretrici). E in effetti tra Toulouse-Lautrec e le prostitute delle maisons closes nelle quali abitò si instaurò un rapporto fatto di comprensione reciproca, amicizia disinteressata, vicinanza genuina. La cantante di cabaret Yvette Guilbert (Parigi, 1865 - Aix-en-Provence, 1944), più volte raffigurata da Tolouse-Lautrec, nelle sue memorie raccontava in questi termini il rapporto tra l’artista e le prostitute: “Il me dit son goût de vivre dans la maison close, d’y regarder palpiter la prostitution et d’y pénétrer les douleurs sentimentales des pauvres créatures, fonctionnaires de l’amour. Il est leur ami, leur conseiller parfois, jamais leur juge, leur consolateur, bien plutôt leur frère de miséricorde” (“Mi raccontò il sapore del suo vivere dentro alla casa chiusa, di veder palpitare la prostituzione e di comprendere i dolori sentimentali di quelle povere creature, serve dell’amore. Lui era loro amico, a volte anche loro confidente, ma mai loro giudice, loro consolatore... piuttosto era per loro come un fratello nella compassione”).

Henri de Toulouse-Lautrec, Ritratto di ragazza
Henri de Toulouse-Lautrec, Ritratto di ragazza (1892 circa; olio su tela, 27,3 x 23 cm; Brisbane, Queensland Art Gallery)
Toulouse-Lautrec ebbe anche l’occasione di dipingere per la casa di tolleranza di rue d’Amboise: la maîtresse, Blanche d’Egmont gli aveva infatti affidato l’incarico di realizzare i ritratti delle ragazze della casa, che sarebbero stati utilizzati per decorare gli ambienti del bordello (in particolare, sarebbero stati collocati nel salone principale). Nacquero così sedici ritratti, di profilo, inscritti in medaglioni secondo la tradizione ritrattistica francese: un linguaggio volutamente magniloquente per un luogo in cui la carne delle giovani ragazze era disponibile dietro pagamento. Parallelamente, l’artista fu attratto dalla vita delle prostitute, al punto da voler raffigurare in alcune tele e in alcune tavolette i momenti d’intimità delle ragazze, spesso capaci di provare veri sentimenti amorosi tra loro, come Toulouse-Lautrec testimonia in opere quali Le lit o Le baiser, che ci mostrano alcuni dei rari momenti di felicità che le giovani trovavano dopo giornate di lavoro finalizzato a soddisfare gli appetiti sessuali dei molti parigini che frequentavano la maison close. La differenza sostanziale tra Degas e Toulouse-Lautrec consiste nel fatto che Degas si era limitato a frequentare i bordelli, mentre Toulouse-Lautrec viveva al loro interno: la distanza tra le opere dei due artisti è quindi abissale, perché Toulouse-Lautrec era, lo possiamo dire, coinvolto emotivamente.

Henri de Toulouse-Lautrec, Le lit
Henri de Toulouse-Lautrec, Le lit, “Il letto” (1892 circa; olio su cartone, 71 x 87 cm; Parigi, Musée d’Orsay)

Toulouse-Lautrec avrebbe poi esposto le sue tavolette con le scene della maison close in alcune mostre, ma il loro destino fu quello di rimanere confinate in collezioni private. Tuttavia, l’artista sviluppò le sue idee in quello che forse è il più noto dei suoi lavori sul tema del meretricio nella Parigi di fine Ottocento: la raccolta Elles, una serie di litografie che ritraggono le prostitute di alcune case di tolleranza parigine nel pieno della loro quotidianità, e che l’artista pubblicò nel 1896. Si trattava di una collezione di dieci tavole a colori (più un frontespizio) che ricordavano, nello stile, le stampe giapponesi tanto in voga all’epoca e che influenzarono un gran numero di artisti (tra cui Vincent van Gogh, che avvertì in maniera determinante il fascino di questo tipo di espressione artistica), ma che non ottennero alcun successo commerciale: Gustave Pellet, l’editore, probabilmente sperava di ottenere lo stesso successo che aveva ottenuto con altre serie di stampe erotiche, ma l’intento fallì forse proprio perché le litografie di Toulouse-Lautrec non avevano alcunché di pornografico, né intendevano ispirare sensualità ed erotismo. La stessa copertina, in cui appaiono il titolo e il tipico monogramma con cui Toulouse-Lautrec firmava le sue opere, può essere vista come una sorta di dichiarazione d’intenti: l’artista raffigura una prostituta, coperta da una lunga vestaglia, mentre con un gesto del tutto naturale scioglie i capelli e si prepara a ricevere un cliente, la cui presenza è suggerita dal cilindro appoggiato, assieme a un capo di biancheria, sopra a uno stendiabiti. L’erotismo, se c’è, non è che suggerito, e si tratta comunque di un erotismo routinario e svogliato, in nessun modo alimentato dalla passione.

Henri de Toulouse-Lautrec, Frontespizio per Elles
Henri de Toulouse-Lautrec, Frontespizio per Elles (1896; litografia a inchiostro a colori su carta, 57,8 x 46,6 cm; collezione privata)

Henri de Toulouse-Lautrec, Femme en corset - Conquête de passage
Henri de Toulouse-Lautrec, Femme en corset - Conquête de passage, “Donna in corsetto - Conquista di passaggio” (1896; litografia a inchiostro a colori su carta, 52,5 x 40,5 cm; collezione privata)
L’uomo, in tutta la serie, non compare che una volta: nel nono foglio, intitolato Femme en corset - Conquête de passage (“Donna in corsetto - Conquista di passaggio”). Ma si tratta comunque di una presenza anomala rispetto a quella che ci aspetteremmo da una scena di bordello: le due figure, quella della prostituta e del suo cliente riccamente abbigliato (anche membri dell’aristocrazia e dell’alta borghesia erano infatti soliti visitare le maisons closes), sono distanti, non si parlano, non instaurano un contatto umano. Entrambi, al contrario, sembrano annoiati, dànno l’impressione di partecipare a un rituale stanco, consueto e privo di qualunque emozione e di qualsivoglia coinvolgimento: manca, in sostanza, la passione, da parte di tutti e due. E a nulla può dunque essere utile il quadretto, che vediamo a sinistra, raffigurante un satiro che insidia una ninfa (tipico di tali strutture): il suo intento di eccitare i clienti è reso vano dalla totale assenza di trasporto che caratterizza la stampa di Toulouse-Lautrec.

Siamo di fronte a scene che paiono pervase da una malinconica rassegnazione: le ragazze sono costrette a esercitare un mestiere che le relega ai margini della società, e non possono che trovare sollievo dalla loro condizione nei momenti di intimità, che diventano i veri protagonisti della serie Elles. Le ragazze non appaiono praticamente mai nude, e forse anche per questa ragione la serie fu un fallimento sul piano commerciale, dato che l’editore, come detto, aveva tentato di indirizzarla a un pubblico che era abituale consumatore di stampe erotiche. Viceversa, le lavoratrici della casa di tolleranza vengono rappresentate nei momenti di quiete della loro quotidianità: nel terzo foglio (Femme couchée - Réveil, “Donna sdraiata - risveglio”) una ragazza, distesa sul suo letto e ancora sotto le coperte, pur essendosi già svegliata abbraccia il suo cuscino quasi a voler comunicare di non aver alcuna voglia di alzarsi, mentre nel sesto foglio (Femme à la glace, “Donna allo specchio”), possiamo vedere una donna mentre si specchia dopo essersi alzata (le pantofole ai piedi del letto, la camicia da notte con una spallina scesa e la capigliatura spettinata ci comunicano in modo eloquente quale sia il momento della giornata), e ancora nel settimo foglio (Femme qui se peigne - La coiffure, “Donna che si pettina - La pettinatura”) ne vediamo un’altra intenta ad acconciarsi i capelli prima di ricevere un cliente.

Le donne di Toulouse-Lautrec, talvolta giovani ma spesso non più nel fiore degli anni, vengono rappresentate senza la benché minima velleità erotica, e anche senza alcun intento moralizzante: l’artista intende semplicemente raccontare la loro vita nella casa di tolleranza. Prevale, insomma, la spontaneità. Non stupirà dunque se il secondo foglio (Femme au plateau - Petit déjeuner, “Donna con vassoio - Colazione”) ci offre una scena in cui la maîtresse della casa di rue des Moulins (dove il pittore si stabilì dopo aver lasciato la maison di rue d’Amboise), Juliette Baron, porta via il vassoio della colazione dal letto della figlia Pauline (nota nell’ambiente con il suo diminutivo, mademoiselle Popo), che l’ha appena consumata prima di iniziare una nuova giornata di lavoro nel bordello gestito dalla madre.

Henri de Toulouse-Lautrec, con la sua serie Elles, ha voluto condurre l’osservatore in un viaggio insolito, lontano dalle luci della ribalta, lontano dalla sensualità delle opere di molti suoi colleghi, ben distante dai locali alla moda, dalle cene eleganti, dalle feste spensierate che pure compaiono in molte opere d’arte contemporanee e che, pensando alla Parigi di fine Ottocento, sono ormai parte dell’immaginario collettivo. Toulouse-Lautrec ha voluto mostrarci la faccia più triste di questo mondo: una faccia che ci ricorda come dietro ai sorrisi e all’allegria si celavano molto spesso le storie di donne fragili, costrette a vendersi per vivere, usate solo come oggetti, mai degnate di uno sguardo amichevole o di una parola dolce. Di fronte alle litografie di Toulouse-Lautrec diventa dunque difficile non provare un po’ di compassione per “quelle povere creature” che avevano trovato nell’artista uno dei loro rari amici, e uno degli ancor più rari uomini capaci di provare verso di loro un sentimento sincero.

Henri de Toulouse-Lautrec, Femme couchée - Réveil
Henri de Toulouse-Lautrec, Femme couchée - Réveil, “Donna sdraiata - risveglio” (1896; litografia a inchiostro a colori su carta, 40,5 x 52,5 cm; collezione privata)

Henri de Toulouse-Lautrec, Femme à la glace
Henri de Toulouse-Lautrec, Femme à la glace, “Donna allo specchio” (1896; litografia a inchiostro a colori su carta, 52,5 x 40,5 cm; collezione privata)

Henri de Toulouse-Lautrec, Femme qui se peigne - La coiffure
Henri de Toulouse-Lautrec, Femme qui se peigne - La coiffure, “Donna che si pettina - La pettinatura” (1896; litografia a inchiostro a colori su carta, 52,5 x 40,5 cm; collezione privata)

Henri de Toulouse-Lautrec, Femme au plateau - Petit déjeuner
Henri de Toulouse-Lautrec, Femme au plateau - Petit déjeuner, “Donna con vassoio - Colazione” (1896; litografia a inchiostro a colori su carta, 40,5 x 52,5 cm; collezione privata)

Bibliografia di riferimento

  • Sarah Suzuki (a cura di), The Paris of Toulouse-Lautrec: Prints and Posters, catalogo della mostra (New York, MoMA, 26 luglio 2014 - 22 marzo 2015), The Museum of Modern Art of New York, 2014
  • Jane Kinsman, Michael Pantazzi (a cura di), Degas: The Uncontested Master, catalogo della mostra (Canberra, National Gallery of Australia, 12 dicembre 2008 - 22 marzo 2009), National Gallery of Australia Publ., 2008
  • Florence Rionnet (a cura di), Les nuits de Toulouse-Lautrec: de la scène aux boudoirs, catalogo della mostra (Dinan, Musée de la Ville, 7 luglio - 20 settembre 2007), Somogy, 2007
  • Rossana Bossaglia, Tulliola Sparagni, Danièle Devynck (a cura di), Le donne di Toulouse-Lautrec, catalogo della mostra (Milano, Fondazione Mazzotta, 14 ottobre 2001 - 27 gennaio 2002), Mazzotta, 2001
  • Pierre Mac Orlan, Toulouse-Lautrec: peintre de la lumière froide, Editions Complexe, 1992
  • Suzanne Grano, Caroline Turner, Michel Sourgnes, Toulouse-Lautrec: Prints and Posters from the Bibliothèque Nationale, Wittenborn Art Books, 1991
  • Charles Bernheimer, Degas’s Brothels: Voyeurism and Ideology in Representations, no. 20, 1987, pagg. 158-186
  • Riva Castleman, Wolfgang Wittrock (a cura di), Henri de Toulouse-Lautrec: images of the 1890’s, The Museum of Modern Art of New York, 1985


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Federico Giannini

L'autore di questo articolo: Federico Giannini

Nato a Massa nel 1986, si è laureato nel 2010 in Informatica Umanistica all’Università di Pisa. Nel 2009 ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione su web, con particolare riferimento alla comunicazione per i beni culturali. È giornalista iscritto all’Ordine dal 2017, specializzato in arte e storia dell’arte. Nel 2017 ha fondato con Ilaria Baratta la rivista Finestre sull’Arte, iscritta al registro della stampa del Tribunale di Massa dal giugno 2017. Dalla fondazione è direttore responsabile della rivista. Collabora e ha collaborato con diverse riviste, tra cui Art e Dossier e Left, e per la televisione è stato autore del documentario Le mani dell’arte (Rai 5) ed è stato tra i presentatori del programma Dorian – L’arte non invecchia (Rai 5). Ha esperienza come docente per la formazione professionale continua dell’Ordine e ha partecipato come relatore e moderatore su temi di arte e cultura a numerosi convegni (tra gli altri: Lu.Bec. Lucca Beni Culturali, Ro.Me Exhibition, Con-Vivere Festival, TTG Travel Experience).






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