La Torre del Castello dei Vescovi di Luni di Castelnuovo Magra, un luogo ricco di storia di nuovo fruibile


Alla scoperta della Torre del Castello dei Vescovi di Luni: una testimonianza del Medioevo restituita a piena vita e diventata sede di mostre.

Nelle terre di Luni, tra dolci colline colme di ulivi e vigneti, si eleva il piccolo borgo medievale di Castelnuovo Magra, dominato dall’alta Torre del Castello dei Vescovi di Luni. Ricordate? Ne avevamo accennato pochi giorni fa quando vi abbiamo parlato di Icons, la mostra fotografica di Elliot Erwitt, allestita proprio all’interno della Torre, e che rimarrà aperta fino all’11 ottobre. Ed è giusto dell’antica Torre che vogliamo parlarvi oggi!

Castelnuovo Magra
Un bel panorama di Castelnuovo Magra con il mar Ligure sullo sfondo. Foto tratta dalla Pagina Facebook ufficiale della Torre dei Vescovi di Luni

La costruzione, insieme ad alcuni lacerti dei muri perimetrali e a un’altra torre circolare più bassa, è ciò che rimane del castello, risalente alla seconda metà del Duecento e costruito per volontà di Enrico da Fucecchio, vescovo di Luni che esercitò il suo dominio all’epoca sulla zona. Il castello sorge sul punto più alto del borgo, dove oggi si trova la piazza principale del paese, in Piazza Querciola, ed è noto per essere stato teatro della “Pace di Dante” (o “Pace di Castelnuovo”) avvenuta il 6 ottobre 1306 tra Franceschino da Mulazzo, marchese Malaspina, e Antonio Nuvolone da Camilla, vescovo di Luni: durante questo evento storico Dante Alighieri, nelle vesti di procuratore del marchese Malaspina, fece firmare il trattato di pace alle rispettive parti per porre fine a una guerra di sette anni tra i marchesi e i vescovi, che governavano due territori tra loro confinanti, con zone spesso oggetto di dispute tra le parti. Una targa apposta su uno dei muri della Torre ricorda l’evento, che viene peraltro rievocato ogni anno, in estate. La torre, definita anche “Turris Magna”, ovvero “Torre grande”, era la principale del castello. Quest’ultimo cadde in degrado dopo la fine delle guerre: esauritesi le sue funzioni difensive, con il passare dei secoli gli abitanti iniziarono a demolirlo onde ricavare pietre per costruire le abitazioni e le chiese del borgo. Questa “abitudine”, per noi impensabile, ma che anticamente era del tutto normale, andò avanti fino all’Ottocento e ridusse il castello a nient’altro che un rudere.

Il castello in notturna
Il castello in notturna

La Turris Magna
La Turris Magna. Foto tratta dalla pagina Facebook ufficiale della Torre del Castello dei Vescovi di Luni
Ma dopo un secolo di abbandono e di chiusura, da quest’anno il castello è stato restituito ai cittadini di Castelnuovo e al mondo intero: in particolare proprio la Torre, grazie a un attento progetto di recupero, restauro e consolidamento e ai conseguenti lavori di ristrutturazione durati un anno, oggi è nuovamente visitabile ed è diventata sede di mostre. Non si può dire quindi che l’ambientazione degli eventi che vi si tengono e vi si terranno in futuro non sia importante, oltre che suggestiva, grazie al gioco di luci e ombre del castello che rendono l’atmosfera incantevole. La Torre, con i suoi ottanta metri d’altezza, si presenta maestosa ai nostri occhi: l’imponente struttura quadrangolare, con il suo coronamento a merli sostenuto da beccatelli (le mensole di supporto), è riconoscibile anche dal piano. All’interno, ci accorgiamo immediatamente della cura e dell’unicità con cui sono stati eseguiti i lavori di rifacimento.

Le mostre che vi si tengono si sviluppano lungo l’intera torre: sono sei piani ai quali si accede attraverso scale realizzate in legno di castagno. Non appena ci si affaccia all’ingresso della torre, si percepisce quanto questa scala dai gradini stretti sia ripida, e la pendenza aumenta di piano in piano, tanto che prima di cominciare la visita ci sono cartelli che impartiscono consigli su come comportarsi durante la salita e avvisano che è necessario trovarsi in un buono stato di salute per affrontare le scale. Ci siamo subito domandati il perché di una scala costruita in questo modo. È presto detto: l’architetto Nicola Galli e l’ingegnere Carlo Chioni, nel redigere il progetto di recupero, si sono ispirati all’originario progetto ottocentesco, ideato dall’architetto Alfredo d’Andrade (lo stesso del Borgo Medievale di Torino, di cui vi avevamo parlato tempo fa), perché ritenuto il più adatto e consono all’ambiente in cui ci si trova. Il legno di castagno è presente anche nei pavimenti di ogni piano e nei cavalletti su cui sono poste le fotografie della mostra “Icons”: è stata addirittura creata una continuità facendo perfettamente combaciare le assi del pavimento e gli stessi cavalletti!

Arrivati sulla sommità, è possibile godere di un bellissimo panorama su tutta la piana di Luni. E di sera tutto è ancora più suggestivo, perché dall’alto della torre si vedono migliaia di piccole lucine che illuminano il paesaggio circostante. Uno spettacolo da lasciare senza fiato!

Panorama sulla piana di Luni da piazza Querciola
Panorama sulla piana di Luni da piazza Querciola


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Gli autori di questo articolo: Federico Giannini e Ilaria Baratta

Gli articoli firmati Finestre sull'Arte sono scritti a quattro mani da Federico Giannini e Ilaria Baratta. Insieme abbiamo fondato Finestre sull'Arte nel 2009. Clicca qui per scoprire chi siamo





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