Il modo migliore per passare la vita? Viaggiare e fotografare. Steve McCurry a Castelnuovo Magra


Steve McCurry ha tenuto una lectio magistralis a Castelnuovo Magra e ci ha raccontato molto della sua arte e della sua fotografia. Ecco alcuni punti salienti del suo intervento.

Non avevamo mai visto così tanta gente assieme a Castelnuovo Magra. E anche l’amministrazione comunale ha provato, ieri sera, la stessa sensazione. Dunque, complici la piacevole atmosfera estiva, l’affascinante bellezza di questo borgo ligure a pochi chilometri dal confine con la Toscana, i suoi secoli di storia (qui si fermò anche un certo Dante Alighieri), il suggestivo panorama sulla piana lunense, e la passione per la fotografia delle centinaia di persone che, quasi festanti, hanno riempito i vicoli del paese, la lectio magistralis tenuta ieri da Steve McCurry sotto le torri del Castello dei vescovi di Luni, è stata un successo eccezionale. Una splendida serata, sotto un cielo limpido e stellato, a base di fotografia, arte, storia, passione. Sono serate che non capitano spesso... e dunque noi eravamo là, attenti dal primo fino all’ultimo secondo, per carpire l’essenza dell’arte di Steve McCurry, uno dei maggiori fotografi del panorama mondiale, acclamato alla fine dal pubblico quasi come una rockstar. Ricostruire un’ora e mezza di interventi, che hanno visto anche una forte partecipazione di un pubblico molto interessato, non è semplice, ma vogliamo condividere con voi i punti salienti dell’intervento che Steve McCurry ha tenuto a Castelnuovo Magra in piazza Querciola. Ne risultano alcune interessanti “pillole” che ci permettono di indagare su alcuni aspetti della sua arte. Buona lettura!

Il Castello dei Vescovi di Luni a Castelnuovo Magra
Lo splendido scenario della lectio magistralis di Steve McCurry: il Castello dei Vescovi di Luni a Castelnuovo Magra

Il rapporto con Elliott Erwitt
Elliott Erwitt iniziò a fotografare settant’anni fa: per me è stato sempre un importante punto di riferimento, l’ho sempre considerato una sorta di guida, di maestro, e oggi ho la fortuna di considerarmi un suo collega nonché un suo buon amico (nda: durante la serata, Steve McCurry ha chiamato “in diretta” Elliott Erwitt e ha fatto in modo che noi del pubblico gli rivolgessimo un nostro caloroso saluto). Quello che ci differenzia sta nel fatto che lui, avendo iniziato a fotografare quando le immagini a colori non esistevano, è sempre stato legato alla fotografia in bianco e nero, quella con cui ha iniziato a lavorare... io invece ho iniziato subito con le immagini a colori. Non credo che le foto in bianco e nero siano migliori di quelle a colori o viceversa, semplicemente sono due modi diversi di lavorare. Tuttavia, io preferisco la foto a colori perché il mondo che ci circonda è a colori, quindi, in base alla mia visione, una foto a colori permette di rappresentare il mondo forse in maniera più accurata. Una cosa di Elliott che è stata per me motivo d’ispirazione è la sua fotografia di animali: lui ha pubblicato molti libri sui cani, per esempio. Ecco, io sono affascinato dai cani e dagli animali in generale, anche se in questo ambito ho realizzato meno fotografie rispetto a Elliott ma, ripeto, le sue fotografie di cani mi hanno dato molta ispirazione.

Steve McCurry durante una delle fasi del suo intervento a Castelnuovo Magra
Steve McCurry durante una delle fasi del suo intervento a Castelnuovo Magra

La chiave della fotografia: l’osservazione
La fotografia nasce da osservazioni del mondo che ci circonda, da ciò che vediamo, da come le persone si relazionano le une con le altre... insomma, l’osservazione è la chiave di tutto. Si tratta di esplorare quello che abbiamo attorno, si tratta di perdersi nel momento. Ecco, io credo che ci sia qualcosa di magico che nasce quando ci si ferma e si osserva. È lì che nascono le foto migliori. Se trovi qualcosa di bello, di meritevole, non lasciarlo scivolare via: fermati e fissalo. I momenti più appassionanti spesso nascono da incontri fortuiti. Certo, per una buona fotografia è ovvio che è importante trovare dei buoni colori, un’armonia, il ritmo giusto: ma è anche vero che tutto ciò può nascere anche nel breve spazio di un attimo, e il nostro “compito” è quello di coglierlo al meglio.

Le relazioni con i soggetti dei ritratti
La maggior parte delle persone che ho ritratto nelle mie fotografie, l’ho conosciuta durante incontri che sono durati molto poco, quindi non ho avuto tempo di approfondire una sorta di relazione con loro che non fosse quella empatica legata all’immagine che stavo scattando. È qui che entra in gioco una relazione che è fatta di... chimica momentanea, di connessioni che nascono all’istante, ma si tratta comunque, nella grande maggioranza dei casi, di relazioni che hanno una durata molto breve. A volte si possono scattare ottime immagini anche con un incontro di brevissima durata. Sta al fotografo la capacità di cogliere la profondità e l’intensità di queste relazioni molto brevi.

La storia dietro a una fotografia
Una fotografia bella, interessante, una fotografia di successo, è quella che dietro ha una storia. Quando faccio fotografie, cerco sempre di raccontare storie. È per questo che mi sono trovato molto spesso in India, e l’India è uno dei principali luoghi in cui ho viaggiato e fotografato: lì ci sono situazioni interessanti, persone, si coltivano relazioni che portano al racconto di storie belle. Comunque, una delle lezioni più importanti che ho imparato è che le foto migliori nascono quando stai viaggiando. Almeno, nel mio caso le foto migliori sono nate mentre ero sulla via verso una destinazione. E poi, una delle cose più importanti che ho imparato lavorando con grandi riviste, è arrivare al succo della storia che stai raccontando. Come detto, ogni fotografia racconta una storia e compito del fotografo è quello di rappresentare il momento principale della storia che sta raccontando. Dietro a una fotografia c’è sempre un racconto, anche se devo dire che spesso ciò che immagina un osservatore non corrisponde a quello che c’è dietro alla fotografia. Anzi, spesso l’immaginazione di chi osserva è in grado di creare storie molto più interessanti rispetto a quella reale della fotografia. Sì, a volte la realtà è un pochino noiosa. E quindi è sempre bello poter immaginare quello che si cela dietro una fotografia... e spesso è bello anche fermarsi lì, senza indagare oltre.

Il palco e il pubblico
Il palco e il pubblico

Una vita in viaggio
Quando lavoravo per un piccolo giornale della Pennsylvania non avrei mai pensato di lavorare un giorno per la National Geographic e di avere quindi la possibilità di viaggiare e lavorare in giro per il mondo: ecco, la vita in viaggio è davvero molto appagante e dunque oltre a essere felice di come sia andata la mia vita, avrò da essere sempre riconoscente. Perché non posso pensare a un modo migliore di passare la vita se non viaggiando e fotografando. Decisi di iniziare a viaggiare a 19 anni, quando ero ancora uno studente: da allora non mi sono mai fermato, e non ho rimpianti. A volte mi piace associare alla mia vita l’immagine di un criceto dentro a una ruota, che gira di continuo e non si ferma mai.

L’importanza del team
Non si può sottovalutare il fatto di lavorare in un buon team, che non deve includere soltanto gli assistenti che ti aiutano durante il lavoro fotografico, ma anche quelle persone che ti aiutano nelle questioni pratiche. Questo diventa cruciale soprattutto quando lavori in zone di guerra, o comunque difficili: sono stato, per esempio, in Afghanistan o in Iraq durante la guerra del golfo. E lì è necessario muoversi in modo accorto: le persone che lavorano con te hanno la tua vita nelle loro mani.

La celeberrima Ragazza afgana
La celeberrima Ragazza afgana. Credits
Non è cosa da poco, perché a volte certe scelte rappresentano questione di vita o di morte ed è necessario che tu abbia con te persone che sappiano, per esempio, relazionarsi con la gente del posto, in modo da evitare problemi. Durante uno dei miei viaggi in India ho lavorato con un autista che aveva una grande capacità di relazionarsi e di risolvere problemi: era così bravo che poi abbiamo lavorato assieme anche nello Yemen.

Il mezzo con cui scattare le immagini
Non è importante il mezzo con cui scattiamo una fotografia. Spesso alcune delle migliori foto che si fanno, sono scattate col cellulare. Io stesso ho amici fotografi professionisti che fanno lavori molto seri utilizzando solo il telefono cellulare. Insomma, non credo che la macchina che hai tra le mani sia la cosa più importante quando scatti una fotografia.

La fotografia come documento
Quello che il fotografo vuole è che la foto rifletta ciò che hai visto. Soprattutto quando si tratta di fare foto giornalistiche: in questo caso creare delle foto artefatte o, ancor peggio, dei falsi, diventa anche una prassi molto scorretta. Non si deve fare. La foto deve documentare la realtà. Ecco, questo è un aspetto della fotografia che io amo molto, perché scattando immagini mi sento una sorta di testimone della storia. Io voglio essere parte della storia e la fotografia è documento di ciò che è stato. Per questo adesso sto lavorando molto su Cuba... intanto perché, pur essendo vicina a noi americani, non ne abbiamo una percezione profonda... e poi proprio per il fatto che questa nazione sta conoscendo degli importanti cambiamenti che, secondo me, trasformeranno l’isola nel prossimo futuro. E io voglio documentare queste trasformazioni.

La ragazza afgana
Sì, la Ragazza afgana è una delle mie fotografie che hanno riscontrato più successo. Com’è stato incontrare nuovamente Sharbat Gula, la ragazza della fotografia, vent’anni dopo? Beh... è stata un’esperienza fortemente emozionante. Tutti e due eravamo cambiati parecchio, l’avevo conosciuta e fotografata che aveva dodici anni e l’ho incontrata che ne aveva trenta... è chiaro che mi aspettavo di trovarla cambiata, ovviamente, ma l’emozione è stata davvero forte. E comunque ci ha fatto davvero molto piacere incontrarci di nuovo. E sapete perché? Perché se ci siamo incontrati di nuovo a distanza di quasi vent’anni, significa che entrambi eravamo ancora vivi.

Le fotografie esposte
Quando termini un lavoro, ci saranno delle foto a cui rimarrai legato, delle foto che insomma ti rimangono in testa. Ecco: le foto che espongo sono proprio quelle che mi rimangono in testa.

Steve McCurry, Daniele Montebello, Biba Giacchetti
Steve McCurry, il sindaco di Castelnuovo Magra Daniele Montebello, e la curatrice della mostra Icons di Elliott Erwitt in corso al Castello dei Vescovi, Biba Giacchetti

Ilaria e Federico con Steve McCurry
Ilaria e Federico di Finestre sull’Arte con Steve McCurry


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Gli autori di questo articolo: Federico Giannini e Ilaria Baratta

Gli articoli firmati Finestre sull'Arte sono scritti a quattro mani da Federico Giannini e Ilaria Baratta. Insieme abbiamo fondato Finestre sull'Arte nel 2009. Clicca qui per scoprire chi siamo





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