Abbiamo sempre pensato a Villafranca di Verona come un luogo di passaggio per chi va a prendere l’aereo o per chi vuole una base comoda per visitare la città di Verona e i suoi dintorni. Ed è infatti con il secondo intento che siamo capitati a Villafranca: ci serviva un punto d’appoggio che fosse comodo sia per Verona che per Mantova (due città di cui torneremo a parlare qui sul nostro spazio del sito dedicato ai viaggi). In realtà, abbiamo poi dedicato una visita piuttosto approfondita a questa tranquilla cittadina veneta: ci sono validi motivi per farlo, a cominciare da uno dei migliori (e più economici) spritz che abbiamo provato in vita nostra, in un pub del centro storico :-)
Il Castello Scaligero di Villafranca di Verona... già, non era una giornata molto soleggiata... |
Ma prima dello spritz, è d’obbligo una visita al motivo principale per visitare Villafranca di Verona: il Castello Scaligero, simbolo della città. Impossibile non notarlo se capitate da queste parti: la cittadina gli è stata costruita intorno, quindi anche se sbagliate strada, ovunque dobbiate andare, ve lo troverete davanti, dietro o di fianco. È stato così anche per noi, che lo abbiamo circumnavigato due o tre volte in auto, di notte, perché non ricordavamo dove fosse la strada del nostro hotel... e ovviamente eravamo senza navigatore :-)
La storia ci racconta che la costruzione del Castello Scaligero di Villafranca terminò nel 1202, quando fu terminata la cinta muraria. Il tutto pochi anni dopo la fondazione della città, che avvenne il 9 marzo del 1185, quando il Consiglio dei Rettori di Verona, il più alto organo amministrativo della città (la dinastia scaligera avrebbe preso il potere nel Duecento inoltrato, per l’esattezza nel 1262), decise di dar vita a un insediamento al confine con i territori dominati da Mantova: ai veronesi che si fossero trasferiti nella nuova città, fu promessa l’esenzione dalle tasse (ecco quindi il perché del nome Villafranca, benché in origine l’insediamento si chiamasse Borgo Libero: cambia il nome, ma non cambia il significato). I lavori di costruzione del Castello iniziarono subito dopo la fondazione perché la città era stata fondata anche con chiari intenti strategici: doveva essere l’ultimo avamposto veronese in una zona strategica per le comunicazioni tra la pianura padana e le montagne.
La torre principale (che fu però rimaneggiata in epoche successive) fu innalzata nel 1243 da Enrico da Egna, podestà di Verona (ovvero la massima carica cittadina prima del dominio scaligero). L’ultima fase costruttiva risale agli anni tra il 1345 e il 1359, quando Mastino II della Scala e Cangrande II rafforzarono e consolidarono le strutture del castello per inserirlo nel cosiddetto Serraglio veronese, una imponente muraglia lunga circa tredici chilometri, che partiva da Borghetto, vicino a Valeggio sul Mincio, passava per Villafranca e si concludeva nei pressi di Nogarole Rocca: serviva per difendere il confine meridionale del territorio veronese. Del Serraglio oggi non rimangono che alcuni ruderi sparsi qua e là nella campagna, oltre alle fortificazioni principali (che sono, appunto, quelle di Valeggio, Villafranca e Nogarole, assieme allo splendido borgo fortificato di Borghetto a cui torneremo a dedicare un articolo del nostro sito!).
Il castello di Villafranca iniziò a perdere la sua importanza verso la fine del Quattrocento, quando i veneziani, che avevano conquistato Verona nel 1405, diedero il via a un’importante opera di consolidamento delle strutture difensive e delle fortificazioni di Verona. La cittadina tornò ad avere un ruolo di primo piano nel Risorgimento, perché qui (anche se non nel Castello, ma in un palazzo di Villafranca), fu firmato l’armistizio di Villafranca tra l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe I e quello francese Napoleone III, che sancì la fine della Seconda Guerra d’Indipendenza. L’incontro tra i due sovrani si svolse a seguito delle battaglie di San Martino e Solferino: Napoleone III temeva che la guerra contro l’Austria, al fianco del Regno di Sardegna, se fosse durata, avrebbe scatenato l’intervento della Prussia e, da vincitore, decise di proporre a Francesco Giuseppe la fine delle ostilità. La principale conseguenza dell’armistizio, consistette nella cessione della Lombardia alla Francia (che poi la girò al Regno di Sardegna: furono le premesse per la nascita del Regno d’Italia), ma il Veneto sarebbe rimasto sotto il dominio austriaco, assieme alle città di Mantova e Peschiera, che avevano per l’Austria un importantissimo ruolo strategico in quanto erano due delle quattro fortezze del sistema del Quadrilatero.
Il recinto del castello |
Passeggiare per il Castello Scaligero di Villafranca è quindi un po’ come passeggiare nella storia, dalla turbolenta Italia dei Comuni del Duecento per arrivare all’Unità d’Italia attraverso le vicende di una delle signorie più ricche del Trecento e passando per la millenaria storia della Serenissima Repubblica di Venezia. Oggi il castello si presenta con il suo grandissimo recinto murario, merlato e a forma di quadrato, intervallato ogni tanto da alcune torri, dette torresine: ce n’è una per ogni angolo e una al centro di ogni lato, tranne che sul lato che dà su Corso Vittorio Emanuele, dove si trova la rocchetta con l’ingresso e la torre principale sulla quale, a fine Ottocento, è stato installato un orologio. Alcune delle torresine sono scudate, ovvero sono aperte su un lato, quello interno. Alcuni frammenti che troviamo all’interno del Castello (tra cui la base della torre principale) sono di epoca romana: nel Medioevo era infatti diffusissimo il riuso di parti di edifici antichi per la costruzione di edifici nuovi, e pare che per il Castello di Villafranca fossero stati impiegati elementi asportati da un antico edificio realizzato all’epoca dell’imperatore romano Tiberio.
La torre del Castello Scaligero di Villafranca |
La rocchetta che si trova sul lato nord è preceduta da un poderoso arco di accesso, che scavalca il fossato (possiamo immaginarci che in antico ci fosse un ponte levatoio!) e che è sovrastato da una edicola dove adesso si trova un crocifisso, ma prima registrava la presenza di un dipinto, che raffigurava sempre un crocifisso, di un artista settecentesco locale, Jacopo Tumicelli (oggi l’opera si trova nella chiesa dei frati cappuccini di Villafranca). Il corpo principale del castello ospita anche una chiesetta, dedicata a Cristo Re, all’interno della quale si trovano tre tele di Giovanni Battista Lanceni, artista veronese che operò a cavallo tra il Seicento e il Settecento. Accanto alla torre principale ne sorgono altre due: una di queste, quella a sinistra, è detta torre delle prigioni, perché in epoche passate il Castello Scaligero fu adibito anche a carcere. Quello che colpisce osservando il corpo principale è che la merlatura differisce da quella del recinto: la rocchetta infatti ha merli ghibellini, mentre il recinto con le sue torresine, hanno merli guelfi!
Oggi il Castello è sede di eventi, come concerti (vi si tiene ogni anno un festival di musica rock di richiamo internazionale: tra pochi giorni ci suoneranno, per esempio, i Soundgarden e gli Arctic Monkeys), raduni e manifestazioni di vario tipo. Ma anche quando non è utilizzato per questi scopi, è piacevole trovarsi dentro al suo recinto, con il suo terreno interamente ricoperto d’erba: è un modo per rilassarsi, per ammirare un castello medievale ben conservato e praticamente intatto, malgrado i rifacimenti successivi, e per sentirsi parte di un luogo dove si sono svolti eventi che hanno cambiato il corso della storia.
Gli autori di questo articolo: Federico Giannini e Ilaria Baratta
Gli articoli firmati Finestre sull'Arte sono scritti a quattro mani da Federico Giannini e Ilaria Baratta. Insieme abbiamo fondato Finestre sull'Arte nel 2009. Clicca qui per scoprire chi siamo