È terminata domenica la prima “Settimana dei Musei”, la sette giorni d’ingressi totalmente gratuiti in tutti i musei statali fortemente voluta dal ministro Alberto Bonisoli. Una delle più ricorrenti domande della vigilia era quale impatto avrebbe avuto la settimana gratuita nei grandi musei, quelli solitamente più affollati e presi di mira dai turisti. Il ministro ha espresso su Twitter la propria soddisfazione: “sono molto soddisfatto”, ha dichiarato, “dei primi dati che ci arrivano sulle affluenze nella settimana dei musei: è stata un successo. Le presenze nei luoghi della cultura statali sono sensibilmente aumentate, segno che siamo riusciti a stimolare la fame di cultura”. Ma, al netto dei dati sull’affluenza, com’è andata effettivamente la settimana? Sono stati di più i vantaggi o i disagi? Questo è quanto ci siamo chiesti e abbiamo chiesto ai musei.
In generale, la soddisfazione del ministro riecheggia nelle parole dei direttori dei musei: abbiamo raggiunto direttori e portavoce dei principali musei italiani e prevale l’idea che la settimana gratuita sia stato un evento positivo. Per quanto riguarda la Galleria degli Uffizi, la settimana ha costituito un modo per sperimentare il nuovo sistema tagliacode fondato sui tagliandi a orari cadenzati, col risultato che gli oltre 7.000 visitatori giornalieri che hanno affollato le sale del museo fiorentino durante la settimana (per un totale di 40.314 ingressi) hanno atteso mediamente solo sette minuti per entrare (di conseguenza non si sono registrate criticità, o almeno non più di quelle che si verificano nei giorni di normale affluenza). Sempre a Firenze, ma sul fronte della Galleria dell’Accademia, la Settimana dei Musei ha accolto il parere positivo della direttrice Cecilie Hollberg: “da noi”, ci ha detto, “è andata molto bene. Siamo abituati a tanti visitatori e a numeri molto alti. Per sostenere anche questo progetto ministeriale abbiamo anche distribuito dei fumetti a bambini e ragazzi sotto i 14 anni e siamo riusciti a distribuirne 800 da venerdì a domenica, lo consideriamo un buon risultato. Ci ha fatto piacere supportare la richiesta da parte del Ministero: è stato un bel successo e una cosa molto positiva per i visitatori. Noi faremo comunque un’altra settimana completa a novembre: è stata questa la mia scelta per le giornate da offrire al pubblico” (com’è noto infatti il piano Bonisoli concede otto giornate di gratuità ai direttori, che possono distribuirle durante l’anno nel periodo che preferiscono).
La coda per entrare alla Galleria dell’Accademia di Firenze durante la Settimana dei Musei, giovedì 7 marzo nel primo pomeriggio. Ph. Credit Finestre sull’Arte |
Soddisfazione anche a Genova, al museo di Palazzo Reale, nelle sue sedi della residenza di via Balbi e della Galleria Nazionale di Palazzo Spinola. “L’esperienza”, ha affermato Elisabetta Piccioni, direttore dell’istituto genovese, “è stata indubbiamente positiva. Abbiamo accolto 5852 persone a Palazzo Reale, tra il museo (3454) e la mostra di Maragliano (2398) accessibile per tutti a prezzo ridotto e 1385 visitatori alla Galleria Nazionale di Palazzo Spinola. Non abbiamo registrato particolari criticità, grazie a un flusso costante e ben cadenzato. Da parte nostra ci auguriamo che l’esperienza possa essere ripetuta”. A Milano, la Pinacoteca di Brera ha registrato 15.131 visitatori, con una media di 2.522 al giorno. “La gestione dei flussi ha ovviamente comportato un maggior impegno e particolare attenzione”, ci ha detto Catia Tommasin, del dipartimento comunicazione, che ha ricordato come la settimana gratuita sia stata anche occasione per incontri: "durante la settimana dei musei la Pinacoteca ha organizzato una conferenza di approfondimento scientifico sul problematico restauro di una grande pala d’altare esposta nel museo in sala XV; all’incontro sono intervenuti importanti professionisti del settore che in sinergia hanno affrontato una difficile sfida conservativa. L’incontro su Gaudenzio Ferrari. Il Martirio di Santa Caterina e il suo restauro si è svolto nella mattinata del 5 marzo in Sala della Passione".
Scendendo a Roma, al Parco Archeologico del Colosseo si è registrato un boom di visitatori: con oltre 182.000 presenze, il Colosseo è stato di gran lunga il sito più visitato della settimana dei musei (si tratta di un dato doppio rispetto allo stesso periodo del 2018, quando i visitatori sono stati 82.374). “La settimana dei musei”, fanno sapere dal dipartimento comunicazione, “è stata inoltre un’occasione per il Parco che ha arricchito ulteriormente la visita con un’ampia rassegna di eventi in collaborazione con Electa e Coopculture, che hanno registrato il tutto esaurito e hanno favorito un maggior coinvolgimento da parte del pubblico italiano e straniero”. Parole di apprezzamento anche dalla Galleria Borghese: “da martedì 5 a domenica 10”, ci ha detto un portavoce del museo, “abbiamo registrato sold out di ingressi, sia di biglietti ordinari con prenotazione, che di biglietti last minute, ovvero senza prenotazione”. Successo anche per l’iniziativa promossa nell’ambito della Settimana dei Musei, Capolavori dai depositi: la Galleria Borghese racconta, ovvero la riapertura dei depositi con visita guidata a cura del personale della Galleria, che “ha avuto anch’essa un grande riscontro di pubblico, registrando, specialmente nelle giornate di sabato e domenica, l’esaurimento dei posti disponibili”. Sui risultati dell’esperienza, “la settimana dei musei gratuita ha avuto certamente il pregio di intercettare e soddisfare la domanda latente di cultura e quindi portare il pubblico a visitare musei e luoghi della cultura che altrimenti, in assenza di tale iniziativa, non visiterebbe in modo così concentrato nel mese di marzo. È come dire che tale iniziativa ha ‘anticipato’ la stagione di maggiore affluenza. È evidente che ciò, in termini generali, può creare alcuni disagi, tuttavia, nel nostro caso, il personale di vigilanza è abbastanza avvezzo a questo genere di situazioni, essendo la Galleria Borghese un museo tra i più visitati, e quindi in grado di far fronte a situazioni di grande affluenza”.
Alla Reggia di Caserta sono stati invece 16.509 i visitatori (di cui 6.390 solo nella giornata di domenica 10 marzo). L’afflusso di pubblico, fanno sapere dal museo, è stato regolare, e si è registrato un picco solo domenica, giornata in cui comunque l’afflusso al museo è stato minore rispetto a quello della domenica precedente (il 3 marzo infatti l’ingresso era comunque gratuito). Non vengono segnalati disagi o criticità: lo staff della Reggia ribadisce infine come sia opportuno che “gli ingressi gratuiti nei grandi musei, come la Reggia di Caserta, siano programmati esclusivamente nei periodi di bassa stagione (da novembre a febbraio) perché negli altri mesi dell’anno l’afflusso è già significativo e incrementarlo con gli ingressi gratuiti determinerebbe difficoltà organizzative e di gestione”. Grande successo anche al Museo Nazionale di Capodimonte: “dal 5 al 10 marzo 2019”, afferma Luisa Maradei, responsabile della comunicazione del museo, “abbiamo registrato 9.694 visitatori, triplicando quelli dello stesso periodo del 2018. Molto apprezzate le visite didattiche alla collezione Mario De Ciccio con 291 persone che hanno partecipato ai focus gratuiti e 146 alunni delle scuole primarie e secondarie agli 11 laboratori didattici. Tra le tante attività collaterali che abbiamo programmato ci sono i corsi di yoga che proseguiranno ogni martedì pomeriggio nella sala degli Arazzi e gli eventi nel Bosco: domenica 10 marzo abbiamo chiuso la settimana con la Randonné ciclistica e le passeggiate in cuffia”.
Parere positivo, infine, anche da parte di Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco Archeologico di Paestum. “Abbiamo raddoppiato i numeri e grazie al biglietto dinamico da poco introdotto non abbiamo subito decrementi di incassi. Abbiamo quindi regalato cultura senza perdere niente: credo che sia una cosa molto positiva. Sicuramente, per sviluppare pienamente le potenzialità dell’iniziativa, la settimana dei musei dovrà diventare un appuntamento fisso nei musei italiani. Questo è stato il primo anno, e nel nostro settore di solito ci vogliono tre o quattro anni affinché un’iniziativa o un’offerta culturale sviluppi le sue piene potenzialità”.
Gli autori di questo articolo: Federico Giannini e Ilaria Baratta
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