È terminato il restauro della Vecchia, capolavoro del Giorgione (Castelfranco Veneto, 1478 - Venezia, 1510). L’opera, conservata alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, rimane per qualche giorno ammirabile dal pubblico veneziano, per poi partire alla volta degli Stati Uniti: sarà in Ohio, al Cincinnati Art Museum, dal 15 febbraio al 5 maggio, e poi in Connecticut, al Wadsworth Atheneum di Hartford, dal 15 maggio al 4 agosto. Il restauro dell’opera è stato condotto da Giulio Bono con la collaborazione di Silvia Bonifacio, sotto la direzione di Giulio Manieri Elia e Maria Chiara Maida e, per le indagini scientifiche, di Ornella Salvadori. Le operazioni sono state finanziate dalla Foundation for Italian Art & Culture, nel quadro di un accordo sottoscritto con il museo, volto ad accrescere la visibilità delle Gallerie dell’Accademia nel mondo. Quella che segue è la nota tecnica ufficiale del restauro, che presentiamo in versione integrale data la complessità del restauro e l’importanza del capolavoro.
La Vecchia di Giorgione restaurata
La Vecchia di Giorgione, originariamente appartenente alla collezione di Gabriele Vendramin e approdata alla fine del Settecento (dopo vari passaggi collezionistici) nelle raccolte di Girolamo Manfrin, entra nel 1856 nel patrimonio delle Gallerie dell’Accademia per acquisto da parte del Governo austriaco. Non possediamo Informazioni conservative o notizie di antichi restauri prima dell’intervento di Mauro Pellicioli del 1948, tuttavia alcune informazioni possiamo trarle dalla documentazione fotografica storica.
Le più antiche informazioni conservative
La prima di queste immagini è uno scatto realizzato da Carlo Naya alla fine Ottocento. Il capolavoro giorgionesco appare ampiamente ridipinto, in particolar modo: sulla fronte, sul naso, sulla guancia (a destra di chi guarda) e all’altezza dell’attacco del collo dell’effigiata nonché sulla balaustra in primo piano. Si tratta, del resto, di aree che oggi conosciamo come le più consunte per probabile effetto di vecchi interventi di pulitura, coperte, per il loro stato conservativo, con le integrazioni pittoriche che vediamo in fotografia. È già chiaramente visibile il graffio che, leggermente in diagonale, procede dall’orecchio a destra fino a raggiungere lo sfondo nero del dipinto sulla sinistra. In migliori condizioni conservative appaiono invece la veste, lo scialle e il copricapo. Non cambia, nella sostanza, l’aspetto conservativo che si evince dallo scatto successivo dell’agenzia Anderson dei primi anni del Novecento. La nitidezza dell’immagine agevola, tuttavia, l’analisi conservativa rendendo meglio definibili le aree con sovramissioni e le grossolane ripassature che accentuano gli effetti di senescenza dell’effigiata soprattutto nelle aree scure della guancia e del collo.
Giorgione, La Vecchia, prima del restauro (dipinto su tela, cm 68,4 x 59,5; Venezia, Gallerie dell’Accademia). Archivio fotografico GAve - su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Museo Nazionale Gallerie dell’Accademia di Venezia. Ph. Matteo De Fina |
Restauri antecedenti quelli di Mauro Pellicioli (1948) e di Ottorino Nonfarmale (1984)
Nel marzo del 1948, l’opera viene fatta oggetto di un intervento di restauro da parte di Pellicioli, il più celebre restauratore italiano del XX secolo; l’intento dichiarato è quello di restituire al dipinto un aspetto più coerente con l’autografia giorgionesca, asportando le citate ripassature: “eliminare vecchi restauri e ridipinture”, come chiariscono i documenti dell’epoca che ancora ricordano “l’attenta pulitura è iniziata dalla balaustra, che appariva interamente ridipinta: Infatti, sotto lo strato verde scuro sovrapposto, è apparso il colore originale più chiaro, che è stato rimesso interamente in luce. In altre parti del dipinto l’intervento è costituito essenzialmente nell’eliminare i vecchi restauri che coprivano zone danneggiate, in particolare nella fronte della vecchia”. Pellicioli interviene rimuovendo le ridipinture e mettendo in vista una crettatura fortemente accentuata, aperta e discontinua, collocata soprattutto nelle aree caratterizzate dalle abrasioni createsi, come si diceva, per effetto di antiche puliture eseguite con solventi aggressivi. Il restauratore inizia quindi con l’assottigliamento delle vernici antiche ma, come era prassi, solo localmente. Procede, ancora come da abitudine, con la pulitura a fondo delle campiture di colore chiaro e meno di quelle scure. Limita la reintegrazione pittorica al solo cosiddetto “abbassamento tonale” delle aree danneggiate o disturbanti e prosegue applicando una vernice pigmentata, di colore bruno dorato, per attenuare gli effetti sgradevoli delle aree danneggiate. L’intervento successivo di restauro, eseguito nel 1984 da Ottorino Nonfarmale, motivato dalla necessità di consolidare la pellicola pittorica, è preceduto da una completa campagna diagnostica (UV, IR, RX). Si tratta, a tutti gli effetti, di un intervento a carattere prettamente conservativo, determinato dalla convinzione che l’opera avesse subito un radicale intervento di trasporto di colore dalla tela originale ad una nuova. Tale operazione avrebbe reso il colore particolarmente vulnerabile e avrebbe generato gli effetti di impoverimento della superficie pittorica e il lungo taglio che attraversa la fronte de La Vecchia provocato, stando a Nonfarmale, da «un incauto strappo del retro della tela originale». Il restauratore abbandona quindi l’idea di sfoderare il dipinto e procede applicando sul retro un’ulteriore tela di rifodero; passa poi alla pulitura della superficie pittorica senza asportare i ritocchi precedenti, specialmente la vernice a contatto con il colore originale. Su essa procede con l’intervento pittorico concludendo con la verniciatura e il rinnovo del telaio.
Lo stato conservativo dell’opera prima del restauro attuale
Il dipinto non presentava problemi di stabilità degli strati pittorici o dipendenti dalla tenuta dei supporti tessili o dal loro tensionamento. I problemi rilevanti riguardavano la compromissione dell’immagine, la comprensione e l’apprezzamento estetico di questo straordinario capolavoro. Sordo e opalescente risultava lo strato di vernice superficiale, coperto da un accumulo di sporco adeso superficiale. Al di sotto, si notavano stesure di vernici più antiche, alterate, ingiallite e discontinue, poiché in passato rimosse solo localmente. Ossidati, alterati e disturbanti i ritocchi eseguiti negl’interventi di restauro del passato. La pellicola pittorica originale appariva sofferta, per effetto delle antiche puliture aggressive, discontinua, per effetto della presenza di ritocchi antichi e per la locale emersione dell’imprimitura o della preparazione. Fortemente abrasi il fondo nero e il parapetto, oggetto nel 1948 della rimozione della ridipintura, così come il copricapo e lo scialle, che risultavano anche ingialliti per effetto della presenza della patinatura pigmentata applicata da Pellicioli. La crettatura appariva marcata, aperta e discontinua. Diffuse le abrasioni nel volto e nel decolleté. Vistose le linee di ritocco, che enfatizzavano gli effetti di senescenza, molto evidenti attorno all’occhio di sinistra. Fortemente disturbante il lungo taglio sulla fronte dell’effigiata. Migliori le condizioni della veste rosa, seppur totalmente fuori tono perché condizionata dall’alterazione della vernice pigmentata, e della mano, ad eccezione di una profonda abrasione localizzata al centro del dorso.
Giorgione, La Vecchia, indagine radiografica RX. Archivio fotografico GAve - su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Museo Nazionale Gallerie dell’Accademia di Venezia. RX: Davide Bussolari |
Giorgione, La Vecchia, indagine riflettografia a raggi infrarossi IR. Archivio fotografico GAve - su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Museo Nazionale Gallerie dell’Accademia di Venezia. IR: Ornella Salvadori |
Giorgione, La Vecchia, elaborazione dell’immagine riflettografica IR - mappatura delle lacune e delle abrasioni della superficie pittorica. Rosso coprente: lacune; Rosso trasparente: abrasioni. Archivio fotografico GAve - su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Museo Nazionale Gallerie dell’Accademia di Venezia. Elaborazione Immagine IR: Cristiana Sburlino |
Il restauro attuale
Da quanto detto si evince come l’intento dell’attuale restauro sia stato dettato da motivazioni prevalentemente estetiche e volte al superamento dei condizionamenti conservativi per la restituzione a questo capolavoro delle straordinarie qualità artistiche. Si è proceduto, pertanto, con operazioni di pulitura e di reintegrazione pittorica. Unico intervento sul supporto è stato il miglioramento del sistema di tensionamento con l’introduzione di molle a spinta continua negli angoli del telaio ligneo. Conclusa la pulitura superficiale di asportazione dello sporco adeso si è proceduto, dopo aver eseguito i consueti test di solubilità, alla rimozione controllata della vernice alterata. La superficie pittorica era interessata da strati soprammessi di vernici caratterizzate da differenti composizioni e resistenza alla solubilizzazione. Alla luce della fragilità della pellicola pittorica originale, che rendeva necessario ridurre l’azione meccanica, si è optato per una procedura di asportazione selettiva ma in un unico passaggio e, per ridurre la permeazione del solvente, si è utilizzata una miscela addensata, riducendo la concentrazione dei solventi mediante preliminari micro-test comparativi in molteplici formulazioni.
Giorgione, La Vecchia, dopo il restauro (dipinto su tela, cm 68,4 x 59,5; Venezia, Gallerie dell’Accademia). Archivio fotografico GAve - su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Museo Nazionale Gallerie dell’Accademia di Venezia. Ph. Matteo De Fina |
Ultimata la pulitura è stata eseguita una verniciatura intermedia a pennello e quindi la stuccatura delle poche lacune. Il ritocco è proceduto con l’obiettivo di restituire leggibilità al dipinto mantenendo la percezione delle sue condizioni conservative. Le abrasioni degli incarnati e quelle bianche dello scialle e copricapo sono state “abbassate di tono”. Dove la tela di supporto emergeva è stata mantenuta a vista e intonata al colore circostante. Ridotto localmente, in modo selettivo, l’impatto della crettatura per favorire l’emergere dello strato pittorico originale. Trattate in questo modo in particolare la fronte, la guancia sinistra attorno all’occhio, alcune aree dello scialle e del copricapo de La Vecchia. Minutamente ridotto l’effetto disturbante del taglio diagonale nella fronte. Le abrasioni diffuse del fondo nero sono state abbassate in modo da essere assorbite dalla tonalità della campitura originale, mentre si sono lasciate maggiormente visibili le pennellate nere dell’abbozzo. Infine il parapetto, molto abraso dalla pulitura meccanica eseguita da Pellicioli è stato ricucito con micro-velature trasparenti.
Il restauro attuale ha reintegrato i caratteri originali di questo capolavoro che i danni e gli interventi del passato (le ridipinture attorno agli occhi e l’impostazione della forma del naso) avevano alterati. La presentazione estetica, pur mantenendo all’opera un carattere sofferto, localmente impoverito nelle raffinate finiture originali (soprattutto nel volto), ha permesso di farle riacquistare il forte impatto naturalistico e luministico che Giorgione aveva voluto conferire. Sono stati restituiti l’equilibrio cromatico, la corretta percezione spaziale nonché la ricercatezza di alcune stesure pittoriche come la veste rosa.
La recuperata lettura e l’apprezzamento degli effetti pittorici celati è ora al giudizio del pubblico e al dibattito critico degli studiosi.
Giorgione, La Vecchia, prima e dopo il restauro. Archivio fotografico GAve - su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Museo Nazionale Gallerie dell’Accademia di Venezia. Ph. Matteo De Fina |