Il Palazzo Zuccari di Firenze è il soggetto della prima puntata de "La nota" di questa stagione. Attraverso il racconto di un'esperienza personale, Ambra ci porta alla scoperta di una delle più importanti realizzazioni di Federico Zuccari.
Nel bel mezzo di una primavera lungamente attesa, Firenze si stava risvegliando da
un gelido torpore invernale dove le umide giornate di pioggia ed il cielo ben presto sc
uro cedevano il passo ai ritmici cinguettii dei passerotti che sembravano danzare fra
un edificio storico e l'altro.
Ricordo che quel giorno, così sereno e cristallino, decisi di dedicarlo a me stessa per
assaporare, senza la consueta freneticità quotidiana, quelle meraviglie artistiche che
ogni giorno sfioravo con lo sguardo, ma che il tempo sfuggevole non mi permetteva
mai di assaporare.
Il tempo, una dimensione interiore così variegata, preziosa e malvagia, invisibile ma
profondamente percepibile. Colui che separa ed unisce, colui che tutti vorremmo
fermare, ma a cui nessuno può sottrarsi.
Ed eccolo qui il tempo, raffigurato sul soffitto della sala terrena rivolta verso il
giardino, dove troneggia sullo zodiaco affiancato da meravigliose personificazioni
delle quattro stagioni raffigurate come signore del divenire e del trascorrere dei
giorni.
Il passato, il presente ed il futuro in una ritmica alternanza di purificazione e
rinascita, nella sublime sintesi figurativa di Crono che tutto può dominare e mutare.
I miei occhi furono catturati da solenni composizioni caratterizzate da un disegno
puro, risultato di un'idea neoplatonica di bellezza ideale, una bellezza quasi divina
che catturò la mia mente in un vortice di interrogativi ai quali necessitavo fornire una
risposta.
Dove mi trovavo? E sopratutto, chi era l'artista di un'opera d'arte così eccelsa?
In fondo avevo appena varcato la soglia dell'edificio, chissà quali altre meraviglie
potevano attendermi...
E mentre i miei pensieri si susseguivano come una mandria impazzita nelle
sterminate valli dell'immaginario, ecco che al di sotto della personificazione
dell'inverno scorsi, nel bel mezzo di una scena domestica, la raffigurazione di un
volto conosciuto.
Cercai di far luce sulle mie conoscenze storiche, in fondo mi trovavo tra via Giuseppe
Giusti e via Gino Capponi... Iniziai a riflettere e ricordai che da quelle parti si
trovava un palazzo che durante il 1500 divenne dimora del grande pittore e teorico
d'arte: Federico Zuccari.
Eccolo, è lui, è Federico Zuccari raffigurato qui al mio cospetto, come protagonista
della scena e autore degli affreschi... !
Fui colta da una coinvolgente bramosia che riuscii a malapena a contenere. Mi trovavo nel cuore del cosiddetto quartiere degli artisti, dove in tempi remoti abitarono illustri esponenti della storia dell'arte italiana che risiederono a Firenze per adempiere alle loro commissioni artistiche e quella in cui mi trovavo era proprio casa Zuccari.
Egli acquistò lo stabile dagli eredi di Andrea del Sarto e qui, all'interno del suo
palazzo, l'artista volle raffigurarsi come signore appartenente all'alta borghesia, artista
di successo ed abile maestro.
Lo vediamo seduto a tavola con la sua consorte, servito da alcuni domestici. Sulla
soglia della stanza siedono i suoi allievi che si esercitano nel disegno, quel disegno
che tanto teorizzò nel suo celebre trattato “L’idea de’ pittori, scultori e architetti”
dove egli evidenzia l’importanza di esso come “forma, idea, ordine, regola, termine,
oggetto dell’intelletto”.
L'impervio sentiero per giungere alla virtù, la “moralità”dell’attività artistica, la
dignità dell’insegnamento, il prestigio del ruolo sociale dell’artista, illustrati nel ciclo
degli affreschi in Palazzo Zuccari a Firenze, risultano essere i cardini fondamentali e
riassuntivi del suo percorso artistico ed interiore.
Ambra Grieco