Vige il detto “tutte le strade portano a Roma”, e proprio lì vi voglio portare in questo nuovo appuntamento con “Pronti Partenza…Via”, ma non nella Capitale, bensì nella cosiddetta Roma delle Alpi: Aosta. Come mai questo appellativo? Guardate un po’ questa puntata e lo scoprirete!
Il capoluogo della più piccola regione italiana sorge proprio al centro del suo territorio, su di un altopiano, circondato dalle bianchissime e altissime vette alpine. Questa posizione dovette essere veramente incantevole quando vi giunsero i Romani, i quali non ci pensarono due volte a battersi con il popolo indigeno dei Galli Salassi, vincerli e fondare qui Augusta Pretoria, un importantissimo avamposto strategico.
La vallata di Aosta |
Veduta della città dalla Torre dei Balivi |
Per celebrare la fondazione della città vennero eretti importantissimi monumenti dedicati all’imperatore Augusto: un arco di trionfo che segnava l’ingresso da Roma posto subito dopo aver attraversato il ponte sul torrente Butier, un teatro, un anfiteatro, le terme, il foro e un quadrilatero perimetro murario di 727 per 574 metri, accessibile da quattro porte poste lungo i tracciati del cardo e decumano su cui era tracciata l’urbanistica della città.
Cosa rimane oggi di tutto ciò? Sorprendentemente moltissimo: l’arco di Augusto, seppur con le modifiche del tempo, si erge trionfale; il ponte romano è ancora solido e percorribile (senza che vi passi più sotto alcun torrente); il teatro romano è in gran parte visibile, con l’alta parete traforata che si erge elegantemente tra le rovine della cavea. Rimane poco o quasi nulla dell’anfiteatro, inglobato nelle murature medievali di un convento ma rimane invece la Porta Pretoria, con la sua doppia cortina muraria e i tre sui fornici, carrabile al centro e pedonali ai lati.
Fabrizio davanti all’Arco di Augusto |
Il teatro romano |
Porta Pretoria |
Al di fuori delle mura sorsero diverse ville patrizie ed è ancora possibile visitarne una, i cui pavimenti in mosaico e i tracciati murari, disposti attorno all’impluvium centrale, sono assai ben conservati: si tratta della Villa di Regione Consolata, a pochi passi dal centro storico della città.
In epoca medievale la città venne fortificata, il perimetro murario subì trasformazioni e le torri vennero innalzate e trasformate in residenze feudali. Fatta eccezione della già citata Porta Pretoria, gli altri tre ingressi alla città non sono più visibili. Per poter osservare il loro sedime occorre infatti esplorare i sotterranei di alcuni edifici che sono sorti nel tempo su di esse.
Se poi volessimo proseguire il viaggio sotterraneo troveremmo tante gratificazioni osservando il ben conservato criptoportico forense, ciò che rimane del foro, su cui oggi sorge la cattedrale e dove in passato si elevava un tempio romano.
Ad ovest delle mura della città nacque a partire dal X secolo il complesso medievale di Sant’Orso dedicato al Vescovo fondatore nonché patrono cittadino. Molto interessante è il chiostro annesso alla Collegiata dalla insolita facciata quattrocentesca.
Esplorando il sottotetto della chiesa, così come quello della Cattedrale, è possibile osservare ciò che rimane di un ciclo pittorico che adornava in precedenza le pareti dei due edifici religiosi, due tra le più vaste testimonianze di pittura alto medievale che fanno di Aosta uno dei principali centri di arte ottoniana in Europa.
Intorno a questi luoghi di culto situati fuori dalle mura cittadine sorse un borgo che nel tempo si distinse dalla Cité. È qui che, secondo la tradizione, dall’XI secolo si ritrovano i valligiani per la celebre “fiera di Sant’Orso” il 30 e 31 gennaio. Questa festa millenaria ancora oggi ha il suo apice nella Vaillà, la nottata tra il 31 gennaio e il 1 febbraio, ricorrenza di Sant’Orso. La città ospita centinaia di artisti ed artigiani valdostani che espongono le loro opere nelle vie del centro della città. Nonostante il freddo pungente è piacevole partecipare a questa bella ricorrenza: passeggiare per le strade illuminate in cui ascoltare musica e partecipare al folclore aostano per poi cercare caldo rifugio in una taverna dove concludere con un bel pasto caldo a base di prodotti tipici valdostani, tra cui una zuppa valpellinentze, ritemprati da un goccetto alcolico di genepy.
Non fatevi sfuggire l’occasione di visitare la nostra bella Italia in occasione di queste ricorrenze popolari, sono momenti in cui la cittadinanza dà il meglio di se per accogliere i visitatori e assaporerete l’arte di viaggiare sotto l’aspetto migliore, quello della festa.
Collegiata di sant’Orso |
L'autore di questo articolo: Fabrizio Vaghi
Fabrizio, ingegnere di professione, viaggiatore per passione. Classe 1983, appassionato di videomaking, regista e attore teatrale, blogger per caso, con l'hobby del fai da te, divulgatore di cultura tramite le sue creazioni "Vaghi per il mondo" (sito web di viaggi e associazione culturale) e "Pronti Partenza...Via" (rubrica turistica dedicata all'Italia, all'arte, alla storia e agli approfondimenti), on-line su youtube.